Efisio, Bonaria e Antioco

16 Dicembre 2011

Alfonso Stglitz

In un giorno del IV sec. d.C. giunse in Sardegna, come ufficiale dell’esercito romano, un siriano di nome Efisio, nato ad Antiochia, meglio nota con il nome Antakya in Turchia, non distante dal confine. È la provincia turca nella quale ci sono, oggi, i campi dei profughi siriani che fuggono dalla dittatura, vittime di una sfortunata primavera che ha ancora i colori dell’autunno. Quel nostro lontano concittadino giunse nella più grande isola del mondo, come la definivano gli antichi, come esponente dell’Impero, un potere, in quel momento, particolarmente feroce.
Un migrante sbarcato sulla spiaggia di Cagliari da regolare, in quanto militare, esponente del potere che non ha bisogno di permessi di soggiorno; come tutti quelli che frequentano le “loro” basi militari nelle “nostre” coste. Ma Efisio è un obiettore di coscienza e per questo viene decapitato su un’altra spiaggia, quella di Nora, in una giornata d’inverno del gennaio 303, di quelle che accompagnano il freddo più acuto, come quello che provano oggi, e non per il clima, i suoi originari concittadini. Una spiaggia che ha visto nei millenni sbarcare e stabilirsi molta gente proveniente dalle lontane coste della Siria, del Libano, di Israele, della Palestina, grazie ai quali siamo un po’ tutti orientali.
Oggi Efisio è il santo difensore della Sardegna, un migrante sardo tra i sardi. Qualche secolo prima era giunto sulle nostre spiagge, su una nave mandata alla deriva dagli scafisti dell’epoca, ma spinta dai “buoni venti”, Antioco, nato in Mauritania e per questo un po’ scuro di pelle, come molti suoi conterranei che ancora oggi cercano fortuna su barche che non sempre riescono ad atterrare placidamente.
Chissà se molti sardi sanno che Antioco era uomo di colore, come si dice oggi con un eufemismo ipocrita; eppure, nonostante ciò è diventato il patrono della Sardegna. Bonaria, la nostra preferita, è una madonna migrante, Maroni direbbe clandestina; infatti sbarcò fortunosamente, dopo il naufragio e l’affondamento della sua nave, sulla spiaggia di Cagliari in una buia notte del marzo del 1370, spinta anch’essa dai “buoni venti”, quelli che aiutano tutti i migranti a prescindere dalle frontiere; Bonaria non aveva permesso di soggiorno, ma buone mani la trassero dalla riva spumeggiante e le diedero casa in un santuario che, da allora, ricorda l’evento: Nuestra Señora de los Buenos Aires, Nostra Signora dei Buoni Venti, ai quali si affidano tutti i migranti del mare da qualunque parte vengano, senza che siano necessari i documenti. E chissà se qualcuno ricorda che qualche metro più in là sbarcò, anch’essa senza chiedere permesso, Astarte la dea dei “buoni venti” che accompagnava i marinai orientali a Cagliari.
Di questi e di altri migranti, come quelli della comunità di romá khorakhané di Alghero, si è discusso l’altra sera alla Facoltà di architettura di quella città per la presentazione del libro “Terra d’approdo” di Joan Oliva, di cui su queste pagine abbiamo parlato più volte. Il dibattito è stato l’occasione per parlare di migranti ma anche di iniziative concrete come quelle legate alle proposte di legge per la cittadinanza agli “stranieri” per le quali il comitato “L’Italia sono anch’io” sta promuovendo la raccolta di firme.
I fatti di questi giorni ci rendono chiara l’attualità del problema; l’ennesimo assalto a un campo Rom, a Torino, al quale sono seguiti i piagnistei ipocriti dei caritatevoli “non razzisti”, pronti a parlare di emergenza, di fattori sociali scatenanti, di comitati per l’ordine pubblico, di sicurezza, salvo evitare di por mano alle soluzioni. La raccolta di firme avviata è uno degli strumenti democratici che come cittadini abbiamo per proporre soluzioni, a costo zero o, come è di moda dire, a saldi invariati. Un migrante, in quanto tale è una categoria, un migrante dotato di voto è un cittadino che ha diritti, doveri e gli strumenti per farli valere. Un cittadino votante non può essere ignorato da chi vuole farsi eleggere, a partire dal Sindaco che è in prima linea per promuovere soluzioni per i suoi concittadini. Bonaria e Antioco ci ricordano che oggi, con la normativa attuale, non potrebbero essere cittadini dotati di diritti civili e a Efisio, in quanto disertore, se fosse sopravvissuto, avrebbero tolto la cittadinanza per essere venuto meno alla fedeltà alla Patria, ridivenendo straniero.
La cosa curiosa è che oggi non si riesca a far passare, e non solo a causa della Lega, un principio che un dittatore sanguinario, o almeno così ci è stato dipinto, come Caracalla applicò di punto in bianco nel 212: diede la cittadinanza romana a tutti gli abitanti dell’Impero, a prescindere dalla nascita, dal sangue, dal colore della pelle e ammennicoli vari.
La cosa ancora più curiosa è che, oggi, abbiamo dato il diritto di voto ai nostri emigrati, anche quelli che stanno in Australia e non vengono da noi da decenni, per cui supponiamo abbiano poca dimestichezza dei nostri problemi. Abbiamo riconosciuto che, al di là della lontananza o della conoscenza della nostra lingua, continuano ad avere un rapporto con noi e quindi a far parte della nostra comunità; un fatto di civiltà, il loro voto sarà determinante per noi, stabilirà della nostra vita, ma non per loro. Questo stesso principio non riusciamo ad applicarlo ai migranti attuali che vivono tra noi e conoscono meglio la nostra lingua di tanti nostri emigrati.
Addirittura non lo applichiamo ai loro figli, nati tra noi, che frequentano le nostre scuole, che parlano, talvolta esclusivamente, la nostra lingua (o meglio, le nostre lingue). Meglio emigrati che immigrati. Quello che mi va di condividere è una cittadinanza che riformi ”i concetti di nazione e nazionalità sulla base del senso di appartenenza ad una comunità determinato da percorsi condivisi di studio, di lavoro e di vita”. In fin dei conti Sardo, colui che ci ha regalato il nome, era un altro migrante, veniva dalla Libia e alla guida dei suoi conterranei giunse nell’isola dove si unì agli abitanti del posto. Efisio, Bonaria, Antioco, Sardo, i nostri grandi ci hanno insegnato che si è sardi non per il sangue, il DNA, l’identità, l’etnia, ma più semplicemente, e concretamente, perché si sta in Sardegna.

PS
Il sito dove trovare tutte le informazioni sulle proposte di legge per la cittadinanza è http://www.litaliasonoanchio.it
La raccolta delle firme si conclude a fine febbraio 2012.

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