I pirati dell’energia

16 Maggio 2014
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Graziano Pintori

Alcune settimane fa i consigli comunali di Nuoro e Orani hanno approvato, con voto unanime, una delibera con la quale si respingeva un progetto per la produzione di energia eolica, presentato dalla multinazionale spagnola Gamesa. La zona individuata sta al confine dei territori dei due comuni, luogo di pregio archeologico, storico e agricolo, in cui, secondo progetto, si prevede la spesa di 25 milioni di euro, nove torri eoliche alte fino a 150 metri (destinate a triplicarsi) con potenza complessiva di 18 megawatt. Il “disturbo”, a fronte di circa 80 milioni di introiti, dovrebbe valere 200 mila euro per i due comuni. Evidentemente anche il nuorese non poteva sfuggire agli ingordi interessi dei pirati dell’energia, per i quali non ci sono limiti nell’utilizzo di certe procedure per la sottomissione e sfruttamento illimitato di qualsiasi luogo. Questi agiscono con metodi colonialisti e impositivi avvalendosi di trattati e norme internazionali, che calano sulle terre altrui trascurando, calpestando e travolgendo realtà sociali, economiche, culturali e storiche: una consuetudine nella nostra isola! La delibera comunale fra le altre cose riportava: “…impianti d’interesse pubblico e di pubblica utilità, indifferibili e urgenti, i quali per essere realizzati hanno necessità di cavidotti interrati e rete elettrica interna al parco e altri cavidotti interrati di collegamento alla rete nazionale”. Naturalmente la dicitura: “…interesse pubblico e di pubblica utilità…”, non significa benefici economici e tanto meno occupazionali sul nostro territorio, ma propositi opposti. Un dato di fatto è l’evidente maggiore produzione di energia in Sardegna rispetto ai propri consumi, che è immessa, compresa la sovrabbondanza, nel “collegamento alla rete nazionale”, ossia al cavo Sardegna-Penisola-Italia, il cosiddetto SAPEI, trasferendola oltre Tirreno per creare benefici e ricchezza, mentre, paradossalmente, la stessa energia prodotta a scapito dell’ambiente e del consumo barbaro del territorio isolano, viene “riconsegnata” con i costi più alti d’Italia. Direbbe il vecchio saggio: ”Corrudos e fustigados”. Ciò che si tenta di fare nel nuorese, come l’esperienza tutta sarda ci insegna (vedi sfruttamento delle risorse naturali e ambientali nel campo turistico, dell’occupazione militare, industrie ecc.), non avviene per puro caso ma anche per il lassismo dimostrato dalla nostra rappresentanza politica regionale e nazionale. Per esempio, se ancora oggi la Sardegna non è in grado di anteporre all’assalto dei mercanti dell’energia il Piano Energetico Ambientale Regionale Sardo (PEARS) a cosa è dovuto? Di chi le responsabilità? Se tutto accade e continuerà ad accadere in campo energetico è dovuto, evidentemente, al fatto che lo Stato ha interesse a non sentire, la Regione Sarda a non vedere, i Sindacati e i Partiti a starsene muti. Perciò ben vengano i comitati spontanei dei cittadini come quelli di Cossoine, Arborea, Perdesdefogu, Narbolia, Santadi Decimoputzu, Vallermosa, Villasor e, per ultimo, quello di Orani, i quali in modo diretto e determinato esprimono le vere aspettative della gente, perché essi sono immersi e coscienti della realtà in cui operano, perciò più di altri sentono, vedono, parlano.

Tutti questi comitati spontanei oggi sono più che mai necessari e vitali, per fermare i mai sopiti propositi di trasformare parte del territorio isolano nel cimitero delle scorie nucleari. Si tratta delle scorie prodotte dallo smantellamento delle centrali di Caorso, Trino Vercellese, Sessa Aurunca e Borgo Sabotino, pari a circa 54.800 metri cubi di rifiuti radioattivi, più 35.400 metri cubi (con un tasso di crescita di 500 mc all’anno) derivanti dalla medicina nucleare, dalla produzione industriale e dalla ricerca. Dopo dieci anni la Sardegna è nuovamente sotto le mire delle lobby nucleari, per essere destinata come sito unico nazionale per la “sepoltura della loro monnezza”. La Sardegna torna in ballo perché è zona non sismica e con bassa densità di popolazione, oltre ad ospitare poligoni militari abbastanza estesi da accogliere e custodire questa pericolosa “spazzatura”. In pratica ciò che si respinge dalla terra ferma, dopo aver tratto benefici e ricchezza, si vuole imporre rischi e pericoli all’isola sempre più povera, come si usa con qualsiasi territorio sottomesso. A oggi non si conoscono quali siano i propositi della giunta Pigliaru su questo scottante problema, ad ogni buon fine sarebbe più che opportuno che i comitati dei cittadini e organizzazioni in difesa dell’ambiente inizino a prendere in seria considerazione anche questa infausta imposizione, e iscriverla nel calendario delle lotte per la tutela della Sardegna tutta.

P.S. E’ del 13 Maggio la notizia che la Regione Sarda ha respinto la richiesta di sospensione della procedura di valutazione d’impatto ambientale pretesa dalla multinazionale Gamesa Energia Italia. Ciò significa che il parco eolico previsto nei territori di Nuoro e Orani non si farà, è la prova della forza e dell’indispensabilità del ruolo dei comitati cittadini impegnati per la difesa dell’ambiente. Quello di Orani, come altri, dimostra quanto sia utile per le amministrazioni locali essere in sintonia con i propri amministrati.

*Dipinto di Jacques Louis David, Leonida-alle-Termopili

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