Tutelare il diritto alla salute

1 Dicembre 2012
Antonello Murgia
L’iniziativa intitolata “Il Mese dei Diritti Umani” è nata 2 mesi fa con pochi mezzi ma ha riscosso un grande consenso fra le associazioni che si battono per i diritti e che si sono impegnate, in tempi abbastanza ristretti, ad organizzare eventi di qualità. Ciò perché la preoccupazione dalla quale eravamo partiti è una preoccupazione comune, condivisa: i diritti fondamentali universali hanno subito in questi anni un calo notevole della loro esigibilità. Il Governo Monti ha sicuramente caratteristiche diverse rispetto al governo precedente, ma non risulta meno preoccupante l’atteggiamento nei confronti dei diritti stessi; anzi, il maggiore tasso “tecnico” della compagine governativa la rende capace di atti che possono incidere più negativamente se la cultura non è quella giusta, se il rispetto dei diritti fondamentali e la centralità dell’essere umano non sono prioritari rispetto alle esigenze di bilancio e a interessi di parte.
In questi mesi lo stupore di diversi ministri e in particolare di Monti e di Fornero di fronte alle critiche per i tanti provvedimenti socialmente ingiusti (la normativa sul lavoro, le tasse universitarie aumentate più per i poveri che per i ricchi, la manovra economica e finanziaria a carico soprattutto dei più deboli con il rifiuto categorico della patrimoniale, etc. etc.) mi ha fatto tornare alla mente “La banalità del male” di Hannah Arendt. Non vorrei ci fossero equivoci, non intendo fare nessun paragone, neanche alla lontana, fra la Germania nazista e l’Italia attuale. E non credo neppure che questo fenomeno sia esclusivo di questi due periodi storici. E’ sul problema dell’inganno dei tecnici e della popolazione che vorrei riflettere. Scrive la Arendt nel libro che racconta il processo contro Eichmann celebrato in Israele nel 1961: “… ad Eichmann bastava ricordare il passato per sentirsi sicuro di non stare mentendo e di non ingannare se stesso, e questo perché lui e il mondo in cui aveva vissuto erano stati, un tempo, in perfetta armonia. E quella società tedesca di 80 milioni di persone si era protetta dalla realtà e dai fatti esattamente con gli stessi mezzi e con gli stessi trucchi, con le stesse menzogne e con la stessa stupidità che ora si erano radicate nella mentalità di Eichmann…”.
Ciò che intendo dire è che un anno fa è caduto il governo della P2, della P3 e della P4, ma le politiche anche del Governo attuale appaiono fondate su un inganno, sul disconoscimento della maggior parte dei principi contenuti nella nostra Costituzione e sulla derubricazione dei diritti fondamentali. Diritti ora dipendenti da risorse economiche falcidiate per scelte che hanno invertito le priorità. Questo cambio d’indirizzo è avvenuto con il consenso del 2° e del 3° sindacato italiano, di una parte rilevante delle forze politiche e di una parte importante della società. Così, mentre in epoca di costante crescita economica la spesa distorta andava ad aumentare il debito pubblico, ma non limitava l’esigibilità dei diritti fondamentali che anzi andava anch’essa crescendo (pensiamo alla crescita di diritto allo studio e alla salute negli anni ’70 e ’80), in fase recessiva, per mantenere quelle priorità di spesa, diventa necessario realizzare il grande inganno. Diventa necessario agitare le criticità in modo da comprimere i diritti nel momento in cui si dichiarano interventi per tutelarli maggiormente. L’approccio al diritto alla salute mi sembra emblematico del modus operandi del Governo, ma il discorso vale in modo analogo per il diritto al lavoro, con la flessibilità e la precarietà spacciate come mezzo per garantire maggiore occupazione, e per gli altri diritti.
In mezzo a tante spese discutibili ci si accorge che non ci sono soldi per garantire i livelli di assistenza e si tagliano i fondi per la non autosufficienza (già pesantissimamente falcidiati gli anni scorsi). Ne consegue lo stato di agitazione dei malati; a Monserrato, a casa di Salvatore Usala, leader dell’associazione dei malati di SLA, arrivano i ministri Fornero e Balduzzi, per un teatrino senza impegni concreti ma con qualche perla ( “Anche la vita da ministro è difficile”). Seguono manifestazione dei malati davanti a Montecitorio e impegno del governo per una retromarcia solo parziale (a chi ha esercitato l’azione di lobby qualcosa verrà data, gli altri si arrangeranno). Dopo alcune settimane di agitazione e scontro fra governo e malati, arriva l’esternazione del Presidente Monti il 26 novembre: “Le proiezioni di crescita e invecchiamento della popolazione mostrano che la sostenibilità futura dei sistemi sanitari, incluso il nostro servizio sanitario nazionale di cui andiamo fieri, potrebbe non essere garantita se non si individueranno nuove modalità di finanziamento e organizzazione dei servizi e prestazioni”. Che vuol dire, per chi non vuole essere cieco, aprire ai privati. E’ da escludere che l’economista Monti con lunghi trascorsi negli USA, non conosca i gravi limiti di quel Servizio Sanitario prevalentemente privato così come i vantaggi del nostro Servizio Sanitario prevalentemente pubblico, universale e finanziato con la fiscalità generale. Per contenere i costi, comunque destinati a crescere a causa della popolazione che invecchia con maggior consumo di risorse sanitarie, è necessario mantenere il nostro modello che rappresenta il massimo di efficacia e di efficienza individuato finora. Mentre il Presidente del Consiglio propone vie già dimostratesi nettamente peggiori: è evidente l’intento di favorire l’interesse privato. E poco gli importa se rende meno esigibile un diritto fondamentale. Lo fa con la sicurezza e la tranquillità di chi segue con coerenza i dettami della sua cultura: che non è la cultura della Repubblica nata dalla Resistenza, della Costituzione che dichiara i diritti inalienabili degli esseri umani, ma è la cultura del mondo da cui proviene, le grosse istituzioni finanziarie internazionali, il club Bilderberg, i sostenitori del liberismo senza se e senza ma e del mercato-bacchetta magica che risolve positivamente qualsiasi controversia e contraddizione.
Berlusconi sosteneva cose analoghe, ma appena esautorato dal comando comincia a sostenere cose diverse, si muove cercando di sfruttare in modo amorale qualsiasi opportunità possa favorirlo personalmente. Monti rifiuta lo stipendio da Presidente del Consiglio, una sua morale ce l’ha e la difende. Peccato sia molto lontana dai valori espressi dalla Costituzione: e senza ancoraggio alla Costituzione continueremo ad assistere a politiche a favore di pochi e che negano a molti l’esigibilità dei diritti fondamentali.

2 Commenti a “Tutelare il diritto alla salute”

  1. ornella corda scrive:

    Grande sunto, profonde riflessioni, giusta analisi.
    Manca, solamente, la chiusa di speranza. ma tutti noi, e sempre più, rischiamo di lasciar cadere le braccia e di sentirci impotenti e demotivati, davanti alla catastrofe del presente.
    Eppure, se un presente esiste, non è affatto detto che sussista.
    Bisogna agire, senza limitare il nostro coraggio all’impegno letterario o alla web – condivisione. creare flash mobs ed eventi partecipati e senza bandiere, sarebbe, quantomeno, un primo passo.
    Senza se, senza ma e senza divisioni e protagonismi.
    Investiamo nel futuro, lasciando che la memoria si tramuti in risorsa.
    Come ?
    Partendo dai Servizi Primari, innanzitutto: sanità e scuola.
    Proprio quei beni che il sistema ci vuole sottrarre.

  2. Antonello Murgia scrive:

    grazie Ornella. E sono d’accordo col tuo commento. Abbiamo bisogno di partire dai diritti fondamentali per riannodare i fili di un progetto collettivo e di una proposta politica che parta dai principi e valori presenti nella Costituzione

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