Formalismi costituzionali

1 Settembre 2010

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Marco Ligas

Dopo aver alternato atteggiamenti intimidatori e teatrali, attaccando tutti, l’opposizione e la sua stessa maggioranza, proponendo ora le elezioni anticipate (che lui stesso avrebbe voluto indire) e immediatamente dopo l’apertura all’Udc, Silvio Berlusconi è arrivato ad una conclusione che mostra quanto sia stato sproporzionato il gran polverone che l’ha preceduta: non si vota più, ha detto, il governo andrà avanti per la sua strada.
È comunque difficile non cogliere nell’atteggiamento del premier i segnali della preoccupazione che la sua squadra non sia più completamente in sintonia col suo disegno politico. Nel ribadire la strategia della continuità di governo ha dovuto faticare non poco per convincere il suo alleato Bossi, ma sa bene che il lasciapassare concesso dalla Lega gli costerà in termini di incarichi ministeriali e verosimilmente di candidature comunali (per esempio Milano).
Intendiamoci, c’è poco da farsi illusioni sulla consequenzialità tra le difficoltà del governo/e la sua crisi imminente: le tentazioni autoritarie emergono ripetutamente e l’ultima trovata sui formalismi costituzionali è abbastanza significativa delle reali intenzioni del presidente del Consiglio.  Ma c’è un altro aspetto della cultura berlusconiana da non sottovalutare, riguarda la dimensione flessibile degli organismi decisionali del Pdl: nelle fasi cruciali scatta il meccanismo delle cooptazioni occasionali e, contemporaneamente, quello delle esclusioni di chi viene considerato non essenziale. Non è sfuggito a nessuno infatti come nel corso di queste settimane agitate Berlusconi abbia sentito il bisogno di consulenze importanti: Previti e Dell’Utri hanno avuto modo così di svolgere il loro ruolo di consiglieri saggi e fidati, con buona pace per Rotondi che, al contrario,  si è lamentato per un’esclusione ingiustificata. Anche i pasdaran particolarmente chiassosi come Cicchitto e Gasparri, in queste circostanze, vengono relegati in un ruolo di subalternità: per esercitare il potere occorre una nobiltà superiore.
Mentre la crisi politica alimenta un attacco insidioso contro le istituzioni e la legalità, sul piano economico e sociale è scattata l’offensiva che, nelle intenzioni del padronato, vuole essere definitiva contro i diritti dei lavoratori; questo è l’altro aspetto che ha caratterizzato le ferie d’agosto. Neanche la sentenza di un giudice serve a reinserire tre operai nei loro posti di lavoro, neppure l’invito del Presidente della Repubblica riesce a modificare l’atteggiamento di Marchionne il quale, ipocritamente, si dichiara disponibile all’invito ma intanto tira dritto per la sua strada convinto com’è che la prossima tappa sarà la disdetta del contratto collettivo del lavoro. Così il diritto al lavoro e al rispetto della dignità di chi lavora diventa un altro dei formalismi costituzionali che potranno essere accantonati e cancellati. Ancora una volta è la promessa di un patto sociale che giustifica l’imposizione di nuovi rapporti di lavoro. Ma, come sempre è avvenuto da 30 anni a questa parte, il patto sociale comporta la riduzione del reddito operaio senza alcuna contropartita negli investimenti; tutto ciò mentre cresce in modo spropositato il reddito dei manager. L’ad della Fiat si sforza di far capire che la fortuna della sua azienda coincide ancora col benessere dei lavoratori e dell’intero paese; ma per quanto cerchi di essere convincente, definendo i suoi oppositori dei trogloditi che non hanno ancora capito che il mondo cambia e che in piena globalizzazione occorre accettare l’idea che non è più necessario il conflitto tra capitale e lavoro, nei suoi stabilimenti italiani è costretto a prendere atto della resistenza operaia.
Nella nostra isola le novità agostane non reggono il confronto con quelle nazionali a causa dell’inettitudine della giunta regionale. In Sardegna il presidente Cappellacci non si pone neppure il problema del superamento dei formalismi costituzionali. Dimostra di considerare la Costituzione un insieme di norme che intralciano i suoi programmi e perciò è come non esistesse. Così i lavoratori delle nostre industrie possono continuare le loro proteste e vivere di cassa integrazione: la difesa del diritto al lavoro è qualcosa di estraneo alla sua cultura. Neanche la protesta dei pastori, che da mesi occupano la Carlo Felice o gli aeroporti, riesce a scuotere i rappresentanti delle nostre istituzioni regionali. Non c’è neppure un interesse per salvaguardare i mezzi di comunicazione che ci collegano al continente. Non credo che questa inefficienza favorisca lo sviluppo di un’attività turistica equilibrata.
Insomma, al di là dei progetti legati al sistema eolico o del piano casa la giunta Cappellacci non è riuscita ad andare: ben poca cosa rispetto ai proclami presentati nel corso della campagna elettorale. Se il governo Berlusconi vive una fase di grave instabilità, la giunta Cappellacci non naviga in acque più tranquille.

2 Commenti a “Formalismi costituzionali”

  1. Angelo Liberati scrive:

    C’è poco da farsi illusioni, anzi se guardiamo avanti, altro che salita. Siamo onesti, dobbiamo ammettere che la situazione nella sinistra non è proprio invitante. Senza esagerare con paragoni che non reggono, però in questi venti anni di berlusconismo le nostre rappresentanze, a tutti i livelli, non hanno brillato per trasparenza, lungimiranza, disinteresse e immaginazione. Certo i nostri avversari sono irraggiungibili nella pratica dell’interesse privato, questa realtà ci facilita il compito nel momento delle scelte elettorali (comunque voto), ma la voracità di alcuni ambienti del centrosinistra a raggiunto livelli inimmaginabili prima di tangentopoli. Per avere qualche riscontro, ogni tanto guardiamo all’interno dei Consigli Regionali, Provinciali, Comunali, Circoscrizionali – sorvoliamo su tutti gli altri posti – e facciamo un po’ di conti su quanto si portano a casa le famiglie intese in senso largo. E’ impressionante, ci sono raggruppamenti parentali/amicali, consorterie più o meno allargate che MENSILMENTE mettono insieme la bella cifra di 80/100.000€. Come si può pensare che questa minoranza, che decide tutto, possa prendere sempre e comunque la decisione giusta per il BENE COMUNE. Sono grande abbastanza per ricordare i tempi in cui si mettevano in risalto e un po’alla berlina alcuni comportamenti poco chiari del P.C.I., ripenso all’ironia feroce del mio amico Princivalle sulla eccessiva rappresentanza dei Berlinguer. Pensate, Berlinguer, eppure non aveva del tutto torto il buon Princivalle, dal momento che in quel periodo circolavano sei o sette Berlinguer. Pensiamo oggi, guardiamo i nomi. Certo si rischia il facile moralismo. Però a tutto deve esserci un limite, altrimenti …

  2. Rosanna Rossi scrive:

    ho giaà visto le liste proposte da di pietro : avrei da dire
    Mi piacerebbe ricevere il manifesto sardo.
    Grazie
    Rosanna Rossi

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