La salute mentale della Giunta

1 Giugno 2011

Salute mentale

Erika Anedda

Dal 28 maggio al 5 giugno 2011 i locali del Monte Granatico, presso il comune di Dolianova, ospiteranno Manicomi Aperti, un evento espositivo dedicato alla ricostruzione della memoria storica degli ospedali psichiatrici, in particolare dell’ex manicomio di Dolianova e dell’ospedale psichiatrico Villa Clara di Cagliari. Quest’evento spinge alla riflessione su valori e realtà spesso contrastanti tra loro. Da una parte, il grande traguardo della discussione sull’effettiva validità dei manicomi e del riconoscimento dello status di persone per coloro che soffrono di disturbi psichiatrici. In Italia il movimento anti-istituzionale nasce soprattutto a Gorizia e Trieste, grazie all’iniziativa di Franco Basaglia. Ciò che egli teorizza ed attua tra gli anni ’60 e ’70 diventa patrimonio della psichiatria internazionale. D’altra parte, il ricordo del raggiungimento di questo meraviglioso traguardo e la certezza che esso non debba essere messo in discussione, ci pone davanti ai grandi vuoti attuali, i quali non sono ancora stati colmati da un’ efficiente risposta al “dopo chiusura”. I numerosi dibattiti accesi per affrontare il superamento dei manicomi hanno portato alla legge 180, importante in quanto ha sancito, oltre il superamento degli ospedali psichiatrici, anche un cambiamento culturale nel senso di un riconoscimento dei diritti del paziente a partire dalla qualità della vita. Tuttavia si presenta oggi come una legge ormai superata e, a 30 anni dalla sua emanazione, è sempre più forte la convinzione che essa non sia riuscita nel proprio intento, lasciando il peso e le responsabilità maggiori sulle spalle delle famiglie. Ecco infatti il grande dramma dei nuclei familiari, che denunciano a gran voce la loro incapacità di aiutare i familiari e chiedono una revisione della normativa vigente soprattutto in materia di trattamento sanitario obbligatorio; con la stessa veemenza si chiedono regolamenti che sanino i vuoti attuali e un’applicazione di quelli esistenti.
La salute mentale così come la intendiamo va dalla mamma che ha un bambino in grembo, all’anziano. La salute mentale concerne in primo luogo gli stili di vita capaci di scongiurare l’incorrere nelle malattie mentali e psichiatriche; una visione assolutamente trasversale a tutti gli stili di vita.
La nostra interrogazione tende soprattutto a valutare in che modo la Regione Sardegna intenda agire per promuovere l’abbattimento del ricorso al trattamento sanitario obbligatorio ad alle altre forme di coercizione e quali siano le strategie, i programmi, le azioni che si intendono adottare per promuovere la qualità degli interventi per la salute mentale. In particolare, disinteressata al diritto alla salute del cittadino ci appare la recente deliberazione che la Giunta regionale ha adottato, relativamente alle linee guida in materia di trattamento sanitario obbligatorio e accertamento sanitario obbligatorio per persone sofferenti mentali. Questa, infatti, non solo risulta emanata nel contesto di una colpevole assenza di governo nel settore della salute mentale, ma è un atto semplicemente vergognoso che ribadisce ancora una volta, qualora ce ne fosse bisogno, i limiti e il pressapochismo di una Giunta che non valuta, non si confronta, disattende le linee guida della Conferenza delle Regioni e ritiene pedissequamente che il problema in Sardegna si possa risolvere recependo, perfino nella forma espressiva e nella sintassi ( copiando! ) le indicazioni elaborate dalla Regione Veneto anni fa ed ormai superate.
Una Deliberazione irrazionale quindi, che purtroppo non rispetta né i principi della nostra Costituzione, né quanto dispone l’art. 33 della legge 833/78. Ci sono infatti dei diritti individuali considerati imprescindibili, e affermati dalla Costituzione repubblicana; ma il documento sembra non tenerne conto. La deliberazione della giunta regionale infatti non contestualizza gli interventi psichiatrici obbligatori nell’ambito degli interventi della psichiatria e della salute mentale, non facendo riferimento alcuno ai problemi della rete dei servizi, alla adeguatezza delle risorse disponibili, alla razionalità dell’organizzazione, ai bisogni degli utenti e alle azioni utili per affrontarli.
Tuttora siamo davanti ad un vero stato di emergenza che nessuno sembra vedere: operatori insufficienti, carenze di servizi, inagibilità di locali, scarsa verifica della qualità dell’assistenza nei dipartimenti di Salute mentale con tantissimi pazienti che necessitano di cure. Forse il diritto alla salute psichica riconosciuto dalla costituzione, viene considerato dalle istituzioni sarde un diritto di serie B? Denunciamo inoltre ogni forma di intervento sanitario che prescinda dal consenso. L’articolo 33 della legge 23 dicembre 1978, n. 833, stabilisce infatti che gli accertamenti e i trattamenti sanitari sono di norma volontari e afferma il diritto alla difesa della salute e alla libertà individuale nell’esercizio di questo diritto. Pertanto la Giunta regionale, con deliberazione 29 marzo 11, n. 16/13, ha emanato le Linee guida in materia di trattamento sanitario obbligatorio (TSO) e di accertamento sanitario obbligatorio (ASO) per persone sofferenti mentali. Si fa invece un abuso dell’utilizzo di queste pratiche indecenti che non solo negano ogni fine curativo ma umiliano e degradano la persona rendendola “cosa”, togliendole il diritto di parlare, di scegliere, di essere libera. Lo stigma più grande da abbattere è l’opinione diffusa (conscia o meno) che il malato psichiatrico non sia una persona, ma oggetto da riparare o giocattolo guasto da conservare nel ripostiglio; o ospedale psichiatrico.
Ciò detto, gli interventi di emergenza/urgenza devono essere considerati ‘eccezione.
Le istituzioni sarde devono quindi muoversi per il controllo di quale sia l’andamento temporale degli interventi di emergenza urgenza (TSO, ASO e interventi per stato di necessità) in Sardegna nel corso degli anni, agendo per l’abbattimento del ricorso al TSO ed alle altre forme di coercizione.

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