A Cagliari i giovani creativi si cacciano

16 Giugno 2017

Foto di Dav

Martina Dessalvi, Rebecca C. Loi

Articolo di Martina Dessalvi e Rebecca Loi nel dossier LAC sul diritto allo studio negato nel Liceo Artistico e Musicale “Foiso Fois”. Una serie di articoli interamente realizzati dagli studenti e le studentesse della scuola in accordo con la redazione de il manifesto sardo che sostiene la loro mobilitazione. (Red)

Cagliari ci lega con delle catene invisibili agli occhi altrui.
Catene ai polsi per non farci raggiungere la libertà, per non farci tenere in mano quella semplice matita che potrebbe far cambiare il corso della storia.
La mente non si può bloccare, e ora con la nostra voce vogliamo raccontare, raccontare come ci sentiamo.
Invisibili?
Forse no.
L’arte unisce culture diverse, personalità differenti, i nomi più disparati, ma a Cagliari ci separa.
Non ne capiremo mai il motivo, il perché di questo ripudio, come se fossimo dei serpenti velenosi, noi vogliamo solo sentirci parte di un’unità; in fondo siamo tutti diversi perché siamo unici, ma la nostra unicità sa anche renderci uguali perché prima di essere uomo, donna, adulto, bambino siamo esseri umani.
Creare è un reato?
A quanto pare si; prima di esser stati privati del diritto allo studio siamo stati privati della possibilità di esprimerci attraverso la nostra arte.
Quell’arte che ha fatto la storia italiana, e che noi come futuri artisti vorremo continuare, condividere con Cagliari e il resto del mondo.
Ciò non è possibile, perché, qualcuno che i cittadini ritengono importante ha detto “no” al nostro liceo, quella persona che sembra pagata solo per star seduta su una poltrona d’oro.
Ma non tutto ciò che è oro luccica, prima o poi quel bagliore sparirà.
La luce dell’oro non potrà mai essere paragonata a quella dell’anima dell’uomo coraggioso.
Quel coraggio che a noi artisti non manca di certo, noi in primis sappiamo cosa vuol dire lottare per i propri diritti.
Siamo nel XXI secolo e in teoria dovremmo essere isola in un paese cosi detto “evoluto”, ma qui non c’è proprio niente.
Il vuoto è quello che ci circonda, la stessa sensazione può essere paragonata a quelle parole che abbiamo urlato e che le persone volutamente non hanno ascoltato.
Non si sfugge dai problemi, tutti in nodi tornano al pettine, noi torneremo pieni di cicatrici ma di sicuro più forti di prima; con la consapevolezza che i sacrifici servono a qualcosa.
Lasciare la nostra terra sarà difficile, dovremmo allontanarci dai nostri cari, per poter continuare a studiare e avere un futuro, visto che a Cagliari non è presente un’Accademia di Belle Arti.
A noi sembra così assurda questa realtà, non deve diventare il nostro pane quotidiano. Non siamo nelle favole dove i sogni diventano realtà, qui i sogni si rincorrono e si ottengono con assiduità.
Siamo stanchi di dover dipendere dalle nostre famiglie, loro hanno fatto tanto per noi e non possiamo chiedergli di spendere più del dovuto per poterci far studiare all’estero. Molti di noi per amore rinunceranno a proseguire gli studi accademici, nella migliore delle ipotesi cambieranno ramo di studi, e rinunceranno ai loro sogni.
Pensiamo semplicemente al fatto che solo tra il 14 % ed il 18% degli studenti conclude studi universitari in Sardegna, figuriamoci quando non sono presenti neanche le strutture scolastiche essenziali.
Parliamo tanto della fuga di cervelli, voi adulti vi siete mai chiesti il perché ?
In Italia non c’è lavoro, in Sardegna non c’è lavoro, almeno fuori da queste terre, qualcuno sa apprezzare i talenti italiani.
I più forti torneranno in patria, per sollevare quella nazione che sta ormai regredendo, per colpa di chi?
L’ignoranza, quella che si dovrebbe perdere frequentando assiduamente la scuola, ma se la scuola è la prima a lasciarci acerbi, senza mai maturare, come potremmo andare avanti ?
Cagliari candidata a capitale della cultura? Quale cultura?
La cultura la fanno gli artisti, l’arte non deve essere un’opinione, non si può crescere senza libertà di espressione.
Impariamo a valorizzare con l’arte questa città, per non restare un semplice cumulo di macerie, che ricorderà i tempi ormai troppo distanti dall’attualità.
Ci negano lo studio oggi e ce lo negheranno un domani.
Il sistema italiano chiude le porte in faccia agli studenti, o meglio, le chiude chi pensa che il nostro ramo di studi non serva a questa nazione.
Ma presto o tardi noi quella porta la abbatteremo.
Quindi facciamo un appello e vi chiediamo “cittadino non ci guardare, scendi in piazza a manifestare” a manifestare per i vostri figli, a infondere coraggio a chi vorrebbe solo studiare. l’orologio continua ad andare avanti, le ore passano, gli anni e i giorni, facciamo in modo che la nostra causa non diventi secolare.
Ma ricordiamoci che “l’arte rende visibile l’invisibile” , noi non siamo più disposti a subire passivamente l’ignoranza altrui.
Continueremo a lottare per i nostri diritti, se non per noi almeno per le generazioni future.
Per noi il futuro ora è incerto ma vorremmo almeno che per voi fosse possibile averlo unicamente a colori senza nessuna traccia di nero, il nero di quell’uomo che si è dimenticato di esser stato bambino, di aver sognato e sperato.

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