Rassegna di fine anno

31 Dicembre 2008

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Anna Maria Janin

Tempo di bilanci anche in campo artistico, dove la kermesse di fine-anno è andata avanti a ritmi serrati fino a pochi giorni fa, preludendo – more solito – alla calma piatta dei primi mesi dell’anno. Va detto che siamo ormai abituati (o meglio rassegnati) nostro malgrado all’ingorgo di mostre e manifestazioni che si ripete ogni anno nei mesi di novembre e dicembre, e che è la conseguenza deprecabile del modo di gestire i finanziamenti pubblici: si deve produrre prima dello scadere dell’anno per non perdere il diritto all’elargizione dei quattrini. Distribuiti a pioggia, senza che gli enti erogatori si prendano la responsabilità di attuare una qualche selezione: una piccola percentuale di quanto viene richiesto viene concessa indiscriminatamente a tutti, per poter poi liberamente elargire con larghezza a chi ha i cosiddetti santi in paradiso. Sulla base cioè di  parentele, clientele e mafiette. D’altronde non è una novità, visto che si è sempre proceduto in modo poco trasparente (anche se tutti sapevano, e sanno, tutto). Ma se questo tipo di comportamento in passato avveniva con una certa discrezione, un po’ in sordina, oggi a Cagliari e in Sardegna è dilagante e smaccato (così come presumibilmente nel resto d’Italia, dove si è ormai compiuto in tutti i sensi quel processo di adeguamento all’andazzo clientelare tradizionalmente caratteristico del Sud, come a suo tempo aveva pronosticato  Leonardo Sciascia). Per appesantire ulteriormente la situazione di inzeppamento  culturale, in questi ultimi anni si è aggiunto il proliferare di nuovi spazi privati con le loro iniziative e proposte più o meno interessanti. Conclusione: molte occasioni, a meno di possedere il dono dell’ubiquità, sono disertate e in definitiva sprecate, ed è un vero peccato: ovvio che non sempre è così – dipende dalla qualità dell’offerta – ma in certi casi sì, senz’altro (come per l’interessante  presentazione della “Giostra dell’apocalisse”, praticamente andata quasi deserta). E comunque la stanchezza da abbuffata è inevitabile. L’eccessivo fermento che grosso modo possiamo definire pre-natalizio ha come contraltare un’inerzia in certi casi davvero incredibile: in questo senso è esemplare la ri-proroga della mostra di Costantino Nivola, ospitata dalla provincia di Cagliari al Palazzo Regio e, dalla fine di giugno, ancora visibile là. I casi di una politica che rasenta l’assurdo si moltiplicano spostando l’attenzione sul Comune, sempre di Cagliari: dove la ristrutturazione di nuovi locali (dal sottopiano comunale di via Roma alla passeggiata coperta, e – di imminente apertura – il “palazzo di città”) continua senza sosta, nonostante l’indebitamento della città. Spazi pubblici che vanno ad aggiungersi ai numerosi altri (Exmà, Lazzaretto, San Michele, Ghetto (sia pure perennemente in restauro), Teatro civico di Castello,  che danno vita ad un patrimonio numericamente sproporzionato per una città delle dimensioni di Cagliari. Spazi che non si sa come gestire e quindi dovranno essere affidati – così afferma l’assessore competente – a privati per usi diversi. D’altronde la stessa programmazione attuale, ristretta ai tre che fanno capo al Camù, è tutt’altro che esaltante. Passando poi alle sale espositive della Cittadella dei Musei, che pertengono all’Università, sono abbandonate ad una gestione a dir poco distratta, veramente incredibile in un ambiente esteticamente e logisticamente così prestigioso. Quanto precede dà solo un’idea della cattiva amministrazione e distribuzione del denaro pubblico, senza accennare alle difficoltà che devono affrontare gli artisti che hanno buone idee e proposte interessanti ma non hanno i suddetti santi in paradiso ( uno degli esempi più eclatanti di queste difficoltà è la manifestazione praticamente autogestita a fine estate nelle carceri di Castiadas, di cui abbiamo già riferito nel numero di ottobre).

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