Cagliari. Oltre l’internazionalismo di maniera

1 Luglio 2007

Francesco Cocco

Cagliari ha esercitato nei secoli passati un ruolo mediterraneo in funzione militare. Si tratta di rovesciare il rapporto. Rovesciare il rapporto in qualche modo riprendendo le linee della nostra storia, e di dare alla città una nuova funzione mediterranea facendone un baluardo di pace. Da baluardo di guerra, quindi, a baluardo di pace. Cosa significa questo? Baluardo di pace inteso in una dimensione che va oltre il semplice centro d’iniziative politiche per la pace. Certo anche questo, e forse in una fase preparatoria soprattutto questo. Ma alla lunga sarebbe poca cosa. Occorre pensare alle possibili iniziative di politica economica, sociale, culturale, scientifica che si devono e si possono realizzare. Dobbiamo aver chiaro che un tale ruolo appartiene non solo alla città ma più complessivamente alla regione nella sua totalità. In tale ottica Cagliari si pone come capitale in quanto strumento di più ampie potenzialità regionali. A mo’ d’esempio indico possibili linee d’intervento. Necessariamente lo faccio in modo schematico, anche perché poi saranno oggetto di specifici interventi.
A) Viene naturale pensare ad una città con una vocazione mediterranea nell’organizzazione degli studi. Non sono mancati in passato interventi con un tale respiro. In tale ottica era la partecipazione al Collegio dei mondi uniti con una borsa di studio finalizzata all’acquisizione di un’esperienza. Ed anche le borse di studio nella prospettiva di una Casa mediterranea degli studi, segnatamente per le materie scientifiche.
B) Si pensi a quanto in prospettiva può venirci dall’ emigrazione nord-africana, ed in particolare magrebina, per la creazione di un tessuto di comuni intraprese economiche. Il metanodotto dall’Algeria può essere in tale prospettiva un’ occasione unica.
– Vi sono poi le potenzialità di una politica dei trasporti per ben finalizzate linee aeree e navali. Cagliari è il naturale approdo delle autostrade del mare che collegheranno l’Africa Occidentale a Genova, a Marsiglia, a Tolone.
– Cagliari ha ormai le tecnologie per porsi come snodo di sistemi di collegamento informatico tra Europa e Africa del Nord. Di qui anche un aumento delle possibilità per divenire sede di una banca del Mediterraneo occidentale.
Sono spunti di un progetto programmatico certamente collimante con lo schieramento delle forze della sinistra. Per approfondirlo e poi dargli gambe che consentano di marciare nella dialettica politica ed istituzionale occorre che la sinistra riprenda a pensare con quella progettualità che l’ha caratterizzata in passato. E’ un compito che riguarda i partiti nel loro complesso e che non può essere delegato ai gruppi consiliari. Ciò non significa che i gruppi non siano chiamati a compiti specifici, anche nel momento del progetto, ma i gruppi consiliari né devono essere lasciati soli né devono isolarsi. La conseguenza sarebbe il fallimento.
Penso alle battaglie combattute dalla sinistra negli anni ’70 per il decentramento. Grazie all’impegno nell’aula consiliare del Comune e soprattutto nella società cagliaritana, portato avanti con i comitati di quartiere, fu possibile porre un argine alla cementificazione di talune aree. Una grande pagina di storia civile cittadina che impedì la lottizzazione della Vigna nel quartire Fonsarda. Poi con la destra ha ripreso a soffiare il vento della centralizzazione. Ed oggi le circoscrizioni cittadine sono prive di qualsiasi reale potere d’intervento.
Alla fine degli anni 80 la sinistra ha portato avanti il disegno per la creazione dell’area metropolitana. Anche a questo progetto non è stato consentito di andare avanti dal neo centralismo delle forze di governo della destra cagliaritana. Questo ha impedito di mettere insieme tutte le potenzialità dell’area urbana, e che avrebbe salvaguardato meglio i valori delle singole municipalità, che possono concorrere, ciascuna con la propria identità, a creare un ricco e variegato soggetto non solo amministrativo ma più complessivamente storico-culturale.
Cagliari non può marciare staccata dal territorio regionale. Di qui la necessità di un rinnovato rapporto col territorio isolano. La sinistra cagliaritana deve sentirsi più legata alla nostra storia autonomistica. E’ significativo che non vi sia una sola sezione di un partito della sinistra che si richiami alla storia sarda. Dobbiamo riconoscere che certi modi di procedere sono stati in passato espressione di un “internazionalismo di maniera”.
Dobbiamo comprendere che l’impegno della sinistra per il ruolo di Cagliari in questo inizio del nuovo secolo s’identifica con la battaglia per la funzione complessiva della Sardegna. Ed è battaglia che non può essere combattuta da gruppi ristretti, e meno ancora da singoli protagonisti della vita politica ed istituzionale.
Occorre ritrovare il senso della coralità dell’impegno politico e sociale. Dobbiamo nutrire la convinzione che la salvezza non viene da singole personalità. Naturalmente anche i partiti devono cambiare profondamente, non possono restare ancorati a vecchi modelli. Solo così sarà possibile arrestare il degrado nella vita istituzinale ed aprire nuove prospettive alla nostra città, alla nostra regione ed alla sinistra sarda.

Sullo stesso argomento l’autore ha scritto:
Quando Cagliari era capitale
Un nuovo ruolo per Cagliari

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