Così fan tutti

1 Luglio 2013
Graziano Pintori

Così fan tutti, anche Nuoro. Alle ordinanze anti “birrettas”, a tutela del sacrosanto diritto al riposo notturno dei cittadini e per tentare di arginare l’avvinazzata orda selvaggia che si avventa sugli arredi e manufatti pubblici e/o privati, anche Nuoro si adegua. E, come al solito, direttamente o indirettamente, i giovani sono chiamati in causa, perché irrispettosi della comunità e dei luoghi in cui vivono, dato che li violano con abbondanti pisciate e vomiti, con minacciose urla e inutili risse che squarciano il buio destando il sonno di coloro che, a buon diritto, usano dedicare la notte al riposo e al silenzio. Ripeto, così fan tutti, anche Nuoro sotto le stelle si adegua a ciò che altre città hanno fatto e fanno per frenare le intemperanze giovanili, causa di schiamazzi, atti di vandalismo, alcolismo, degrado urbano ecc. L’ordinanza del sindaco Bianchi, fotocopia di tante altre ordinanze, scevra da intenti di criminalizzazione della gioventù nuorese, tuttavia non può evitare di essere in linea con la logica della repressione come unico metodo di dissuasione e prevenzione; procedura che, secondo i contesti, può essere arricchita da ronde di sapore padano, oppure dall’assai diffusa video sorveglianza. Di certo, aldilà dei risultati attesi, questi metodi creano nuove distanze tra il cittadino e l’istituzione comunale, perché sono atti che mettono in luce tutta la debolezza della politica, poiché abdica al ruolo di mediatore, di propositore, di pacificatore e organizzatore del consenso. L’ordinanza in salsa nuorese non è da condividere perché le attese giovanili sono ben altre da quelle riservate dall’atto sindacale, come pure non può essere condivisa perché, di fatto: a) alimenta i conflitti tra il centro e la periferia; b) alimenta il dissidio tra le varie categorie di cittadini (giovani e anziani); c) affida esclusivamente alle forze di polizia il compito di normalizzare la condotta dei cittadini e, in modo particolare, quella giovanile. Un provvedimento che in questa città assume una valenza più grave, giacché alcuni servizi mirati al sostegno delle difficoltà diffuse (operatività di strada, servizio bassa soglia, attività e campagne contro l’alcolismo) sono scomparsi dal panorama degli interventi sociali comunali. Inoltre, ripeto, è grave l’affidamento dell’esecutività dell’ordinanza alla polizia di stato e municipale per il ristabilimento dell’ordine secondo il codice penale o civile, perché certi aspetti della variegata questione giovanile saranno affrontati come una serie di infrazioni di cui ciascun giovane, o gruppo di giovani, risponderà solo in termini giuridici se trovato, per esempio, in possesso di una bottiglia di birra brindando “fuori posto”. Non intendo banalizzare i problemi che il sindaco pone in rilievo, però sono costretto a dissociarmi dal suo modo di operare: egli affronta la forma di agire dei giovani nottambuli nuoresi come anomalie comportamentali da “correggere” con gli esclusivi strumenti della giustizia. Un modo per noi adulti, cioè, nello specifico, di chi ha responsabilità nell’esercizio della pubblica amministrazione di rendersi complice, o conseguente a quel mondo che sovrasta, che esclude, che emargina, i soggetti improduttivi, disoccupati, inoccupati, drogati, alcolisti ecc., in cui la categoria dei giovani ci mette mani e piedi. Il sindaco, secondo me, doveva presentarsi dal Prefetto accompagnato da altre figure, come i dirigenti scolastici, i presidenti dei comitati di quartiere, i responsabili ASL delle servizio dipendenze, educatori e altri professionisti delle problematiche sociali per sottoporgli, magari,un corposo progetto educativo per rigenerare i rapporti fra i giovani e il resto della città. Sarebbe stata un’opportunità per manifestare al rappresentante del governo il disagio non solo dei giovani, ma di tutta la città sempre più povera di lavoro, di strumenti e spazi culturali, di interventi sociali indispensabili per il riscatto dell’intera comunità. L’inadeguatezza di quest’ordinanza non è tanto quello che possono fare un sindaco e un prefetto, ma è la sottile congiunzione dei limiti della politica con la sua debolezza; l’ordinanza riflette i tempi dei pateracchi, degli inciuci che permettono senza patemi d’animo l’adozione di provvedimenti coercitivi, in sostituzione di altri mirati alla crescita democratica delle comunità. Insomma, la svolta conservatrice in atto nel nostro paese trova terreno fertile grazie anche a questo tipo di ordinanze, perché rispondono alle aspettative di quella parte di cittadinanza che opera negli spazi dei propri interessi, cioè di coloro che da un lato sollecitano una città più vivibile con l’ausilio dei provvedimenti sindacali tipo quello considerato, dall’altra rifiutano il concetto di città vivibile che vorrebbe istituire le isole pedonali. Inoltre, non si può non rilevare che il modo con il quale si affrontano queste questioni sono inconsuete per chi dice di agire e pensare secondo una cultura di sinistra, tanto è che la destra annuisce con un cenno affermativo, essendo provvedimenti pienamente corrispondenti alla loro logica politica, altrimenti, con rigida puntualità, avrebbero contestato tutto e tutti con i soliti argomenti incongruenti.

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