Dal Patto per lo sviluppo della Sardegna una polpetta avvelenata per i cittadini

1 Agosto 2016
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Tossilo, di Maura Manconi

Red

Pubblichiamo il comunicato del Comitato Non Bruciamoci il Futuro di Macomer sul Patto Renzi – Pigliaru per lo sviluppo della Sardegna (Red)

Il Patto per lo sviluppo della Sardegna, firmato lo scorso 29 luglio dal Presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru e dal Premier Matteo Renzi, con grande risalto mediatico e accompagnato da manifestazioni di esultanza, ha riservato ai vincitori dei ricorsi al TAR contro la realizzazione del nuovo inceneritore di Tossilo una polpetta avvelenata.

Nella scheda di dettaglio del Patto, resa pubblica solo dopo la firma dell’accordo, riappare il fantasma del revamping dell’inceneritore di Macomer per il quale viene attribuito, fra gli interventi strategici dell’Asse di intervento sullo “Sviluppo economico e produttivo”, un finanziamento di oltre 38 milioni di euro.

L’operazione non solo è sconcertante perché interviene dopo una sentenza del TAR che ha annullato tutti gli atti autorizzativi ed endoprocedimentali  per la realizzazione del revamping di Tossilo, ma è scorretta e molto discutibile anche sul piano economico-finanziario. L’intervento si configura infatti come un doppio finanziamento in quanto il revamping era già stato completamente finanziato con fondi regionali fra l’altro considerati fuori scala dai giudici amministrativi.

La cifra messa a disposizione è risultata del 30 per cento circa superiore al valore massimo che la stessa Regione aveva stimato per gli interventi di revamping come quello di Macomer. Una scelta che, nella sua incomprensibilità, dimostra l’incapacità della politica regionale a programmare in maniera corretta i propri investimenti per uno sviluppo coerente con le esigenze dei singoli territori.

La scelta appare ancora più incomprensibile e inaccettabile poiché riguarda un settore come quello della gestione dei rifiuti solidi urbani rispetto al quale la Regione Sardegna appare colpevolmente inadempiente. Come riportato dalla sentenza del Tar Sardegna ed evidenziato in più occasioni dallo stesso Comitato Non bruciamoci il futuro e dall’associazione Zero Waste Sardegna, la Regione non ha ancora provveduto ad aggiornare il proprio Piano di gestione dei rifiuti che sarebbe dovuto essere rinnovato già dal 2014 e, per questo motivo, è stata sottoposta a procedura di infrazione da parte dell’UE.

A questo proposito occorre rimarcare che rimane ancora una volta disatteso l’ o.d.g. del Consiglio regionale del 13.05.2015 che aveva impegnato la Giunta regionale ad aggiornare il Piano regionale di gestione dei rifiuti “….prima di intervenire in materia di gestione dei rifiuti, compresi i procedimenti su Tossilo” e a promuovere uno studio sulla salubrità del territorio del Marghine e sulla salute dei suoi residenti.

Non solo questi impegni non sono stati mantenuti, ma la Giunta dimostra per l’ennesima volta di voler sostenere contro la volontà dei cittadini e oggi anche contro il parere del Tar, un intervento palesemente illegittimo e eccessivamente costoso che viola lo stesso Piano regionale di Gestione dei Rifiuti approvato dalla Giunta regionale.

Alla luce di quanto emerso sollecitiamo il Presidente della Giunta regionale Francesco Pigliaru e i Consiglieri regionali affinché questo finanziamento venga stralciato dal Patto e le relative risorse vengano destinate ad interventi e progetti alternativi all’incenerimento, per uno sviluppo sostenibile e duraturo anche nel settore della gestione dei rifiuti.

La riprogrammazione di questo settore secondo i nuovi dettami dell’Unione europea e del relativo pacchetto per l’economia circolare che prevedono il rapido e progressivo allontanamento dall’incenerimento dei rifiuti, con o senza recupero energetico, entro il 2020, e la dismissione degli inceneritori esistenti, costituisce un’opportunità per salvaguardare, insieme alla salute  e all’ambiente, anche le prospettive occupazionali nel nostro territorio. In questo contesto insistere sul vecchio modello rappresenterebbe un ulteriore rischio per la salvaguardia del posto di lavoro dei circa 40 operatori attualmente occupati nella piattaforma di trattamento dei rifiuti di Macomer.

 

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