Facce di bronzo

17 Febbraio 2009

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Marcello Madau

I Bronzi di Riace al G8! L’ex organizzatore di panini con hamburger e formaggio fuso, il ferrarese Mario Resca, ora supermanager dei gloriosi musei italiani, ha avuto la sua prima grande idea. Non conosciamo il parere di Sgarbi, suo consulente e concittadino, ma il Ministro Bondi l’ha subito appoggiata. Ora anche Pino Arlacchi si schiera a favore.
L’idea apparentemente potrebbe funzionare: i grandi del mondo, le statue più importanti delle collezioni museali italiane, la suspence televisiva del trasporto dei guerrieri di bronzo della metà del V secolo a.C. con redditizie inserzioni pubblicitarie di compagnie di trasporto e detersivi, lustro mediatico all’evento. La loro allocazione sulla luccicante supernave del G8 del consocio CAI Gian Luigi Aponte, con qualche barzelletta oscena del patetico Berlusconi, che vediamo già ammiccare, eccitato al solo pensiero di raccontarla.
Non vi è dubbio che la scelta di portare i Bronzi di Riace sia tipica di una visione antiquaria e spettacolare dell’archeologia: conta l’effetto, la bellezza, il pregio, la rarità. E qua l’effettaccio, grazie all’infinita bellezza dei due eroi in bronzo, sarebbe assicurato. Anche se probabilmente Sarkozy non penserebbe mai di portare la Gioconda di Leonardo in qualche convegno mondiale ospitato in Francia. Al massimo potrebbe organizzare il G8 al Louvre, e certamente esporre all’ammirazione dei grandi, senza barzellette, un’opera francese…
Colpisce, per l’appunto, un altro fatto, che dimostra come il sardismo del Partito delle Libertà non sia troppo radicato: la sede è in Sardegna, ma non si è pensato certo alla possibile esposizione di qualche ‘tesoro’ della nostra storia, bensì a quelli – peraltro solo museograficamente italiani – di un territorio illustre ma lontano come quello della Grecia. Riserve provinciali di fronte all’universalità dell’arte? Capovolgiamo il quesito: se il G8 si fosse svolto a Patrasso, o ad Atene, avrebbero portato qualcosa dalla Sardegna o dall’Etruria? La bellezza difficilmente sarebbe la stessa, si potrebbe ancora replicare: ed è vero, le statue trovate nel mare calabrese di Riace, opera di Ageladas, maestro di Fidia, e di Alcamene, sono di una bellezza sconvolgente; ma se è questo il criterio prevalente, allora siamo all’antiquaria, all’arredo tronfio e spocchioso, alla mania di grandezza. Se ci fosse stato il rispetto e la considerazione del territorio ospite, si sarebbe anche potuto pensare di proporre manufatti sardi di sicuro rilievo e valore comunicativo, come ad esempio le statue nuragiche di Monti Prama.
Forse – e senza considerare che anche in questo caso si porrebbero seri problemi di rischio e conservazione sia legati al restauro in corso sia al trasporto – ci vuole troppa cultura per essere orgogliosi di un messaggio ‘barbarico e anticlassico’, sentirlo parte della comunità nazionale. Anche queste scelte e queste logiche, in fondo, dimostrano l’assurdità del G8, il suo morboso bisogno di consenso, ad ogni costo e ad ogni rischio, l’inadeguatezza culturale della nostra classe di governo, dei suoi ministri e dei suoi managers. E trovo non accettabile un pronunciamento autorevole come quello di Pino Arlacchi, che mi sembra viziato da una visione questa sì localistica: a rigore, perché usare il G8 in Sardegna per il rilancio di quel Museo della Magna Grecia (certamente importantissimo) che la classe politica non è riuscita a rinnovare in quarant’anni? E’ davvero la questione irrisolta più importante? E su quali criteri tale importanza, non solo strettamente archeologica ma di politica culturale e sociale, dovrebbe prevalere rispetto ad altre? Se comunque non siete d’accordo con questa possibile dimensione sarda (peraltro non condivido il G8 e la sua stessa esistenza) e la fissità degli occhi dei guerrieri nuragici vi sembra inquietante e troppo enigmatica, ci sarebbe un’altra soluzione, bella e rassicurante, che riporterebbe alla grecità.
Visto che stiamo parlando di statue greche di bronzo trovate in Italia, perché il ministro Bondi non chiede ad Obama di intervenire presso il Paul Getty Museum e portare a La Maddalena lo splendido ‘Atleta’ attribuito a Lisippo, scoperto nel 1964 nel mare di Fano, abusivamente e illegalmente sparito dall’Italia? Potremmo ammirarlo, rendere planetaria la sua bellezza e l’abuso della sua collocazione in America, e magari farlo ritornare nella sede legittima del suo rinvenimento.

4 Commenti a “Facce di bronzo”

  1. Laura Soro scrive:

    I più sentiti complimenti a Marcello Madau per questo articolo.

    Tengo a segnalare che l’articolo è oggetto di scambio nel social network Facebook da parte di tutti coloro che ritengono l’idea dello spostamento dei Bronzi di Riace o delle statue di Monte ‘e Prama, come un potenziale esempio della prostituzione dell’Archeologia per il piacere estetico dei potenti della terra.
    Purtroppo, nel 2009, sembra tornare in auge quella forma di archeologia del bello (o archeologia dei Lords) che mal si sposa con il progresso scientifico e di ricerca portato avanti dalla disciplina.
    Invito i lettori a visitare i diversi gruppi del social network, che in questi ultimi giorni vedono giovani sardi mobilitati in massa per cercare di scuotere le coscienze più assopite dalla cultura tirannica mediatica che affligge il nostro stato e che ha acceccato la nostra regione.

    I due gruppi su FB:
    “A chi ricorderà il 17 Febbraio 2009 come la notte più terribile dell’anno…”
    http://www.facebook.com/group.php?gid=50286059463&ref=ts
    con circa 800 iscritti
    e
    “Ugo Cappellacci NON è il mio presidente!”
    http://www.facebook.com/group.php?gid=65071472312&ref=share
    con più di 10000 iscritti.

    Questa, a nostro modo, è una forma di democrazia partecipata!

  2. annamaria janin scrive:

    Condivido pienamente l’argomentata opinione di Marcello Madau e, per quel che mi riguarda, aggiungo che mi sembra veramente un contrasto esteticamente stridente, inaccettabile, l’esibizione di sculture così distanti dall’anticlassicità della cultura sarda

  3. Stefano Deliperi scrive:

    Se il G 8 dev’essere una bella “gita” dei “grandi” della Terra, li porterei a Monte d’Accoddi, a Barumini, a Saccargia. Troverei l’occasione per inaugurare un’esposizione pubblica permanente (o temporanea) dei “giganti” di Monte Prama, prima di portare i “bronzi” di Riace. Quanto al social network “Ugo Cappellacci non è il mio presidente!” e cose simili (per alcuni “democrazia partecipata”, per altri “carnevalate”), consiglio caldamente forme più concrete ed efficaci di partecipazione: non credo che Cappellacci si senta meno Presidente della Regione per questo…

  4. Laura Soro scrive:

    http://www.ilmanifesto.it/il-manifesto/argomenti/numero/20090225/pagina/20/pezzo/243171/

    Splendido articolo di Valentina Porcheddu sul Manifesto. “Guerrieri DA PROPAGANDA – ALLA MADDALENA IL DEFILÉ POLITICO DELL’ARTE NURAGICA”. Noi archeologi contrari all’esposizione delle statue continueremo a non tacere!
    La segnalazione dei link è solamente informativa e non propagandistica! è da intendersi “democrazia partecipata” l’espressione del dissenso e i modi di questa espressione possono essere i più vari e più variopinti.Ognuno si esprime come può e vista l’assenza di guide politiche che possano indicare la via più ortodossa per manifestare in maniera efficace, lasciamo ad ogni cittadino la possibilità di agire con i mezzi propri.
    Ricordiamoci che ad altre “Carnevalate” e “Barzellette”, quelle delle piazze reali e non virtuali della rete, il nostro paese ha risposto in maniera assolutamente positiva (ne sono prova gli ultimi risultati elettorali nazionali e regionali di Abruzzo e Sardegna).
    Che Ugo Cappellacci non si senta meno presidente…è cosa lecita vista la sua vittora elettorale!
    Ma è anche lecito, che chi non lo ha votato non si senta rappresentato dal suo governo, tutto qui.
    Approvo la sua idea dell’esposizione “pubblica”, sarebbe cosa “buona e soprattutto GIUSTA. I “Beni culturali”, per via del termine “Bene” dovrebbero essere cosa pubblica, ma il tempo che viviamo mostra nel sunto “Bene cullturale” un ossimoro evidente, visto che la “Cultura” diventa sempre più elitaria.

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