Notti padane: false identità

16 Ottobre 2010

piasentà

Valeria Piasentà

A giugno Fini ha detto «La padania non esiste, sono tutte invenzioni», ora sostiene l’inesistenza della stessa identità padana. Ha ragione: secondo l’ideologo leghista Miglio «la Padania l’ho inventata io negli anni ’60» (Il Giornale 20.3.99) La ‘padania’ si vara il 15 settembre 1996 a Venezia quando Bossi, dopo aver versato l’acqua del Po e buttato una bandiera italiana in laguna, ne dichiara la sovranità: «infine è giunta l’ora di avviare la grande impresa (come un’Impresa di Ercole, fondatore mitico di civiltà e dinastie regali ndr) di far nascere questo nuovo Paese che noi battezziamo oggi col nome di Padania». E poi all’art. 6 dello statuto della Lega (2002): «Coloro che, il 15 settembre 1996 dal palco di Venezia, hanno proclamato l’indipendenza della Padania…assumono la qualifica di Padri Fondatori della Padania (come gli Argonauti, compagni nelle Imprese di Ercole; o come i Padri della Chiesa, ecc. ndr)». Ora Bossi, l’11 ottobre da Ferrara, ribatte: «Abbiamo impiegato tanti anni per cambiare quella Padania che secondo Fini non esiste. Ah, non esiste? Toh!» e sfodera il dito medio alzato (= Fini fottiti!). La frase di Bossi svela un obiettivo programmatico, ora vorremmo sapere anche cosa la Lega ha inteso cambiare del e nel Nord dell’Italia e quali strategie ha studiato per agire il cambiamento. Ci spieghi come la Lega ha circoscritto, separato e marcato quel territorio e quella coscienza collettiva fino a credersi e ad accreditarsi come unica proprietaria ed esclusiva portavoce delle istanze di tutte le genti che lo abitano, addirittura verso il mondo quando nell’ art. 1 dello statuto rivendica per la ‘padania’ un «riconoscimento internazionale quale Repubblica Federale indipendente e sovrana». Certo con la festa periodica, che è un mezzo per autocelebrarsi e cementare intorno a un credo il sentimento dell’adepto, e come la Chiesa anche la Lega l’utilizza con tempi e modi stabiliti e declinati a livello nazionale (Pontida e Pian del Re-Venezia) e locale, dove le singole collettività possono agire il proprio orgoglio intorno a una pseudo-storia completa di presunte origini mitiche. A Novara parte in questi giorni il 3° Festival celtico, che per gli organizzatori «Rappresenta le nostre tradizioni, il nostro passato, le nostre radici». Infatti Novara nasce da un insediamento militare romano e diventa importante e ricco municipio nell’89 a.C., forse la ‘nuova ara’ si costruì su un piccolo e antico villaggio del quale abbiamo solo testimonianze storiche e non archeologiche. Plinio e Catone lo sostengono abitato dai Vertamacori o dai Liguri, Galli invasori poi cacciati da altri Galli invasori; è probabile in questa terra di frontiera dove sono passati tutti gli eserciti: certo è che ora anche Novara avrà le sue cornamuse. Il programma della festa si articola in duelli fra guerrieri celtici, laboratori archeologici per bambini e di gioielleria alchemica ecc., e lo trovate qui www.custodianticasapienza.it  La Lega poi marca il territorio come ad Adro, dove Consiglio di Istituto e dirigenza hanno stabilito di cancellare i ‘soli delle alpi’. Verrà anche cambiata la dedicazione a favore di due patrioti locali, ora la scuola senza bandiera italiana ma dai crocifissi cementati è intitolata a Gianfranco Miglio che -lo ricordiamo perché anche su questo le istituzioni avrebbero il dovere di intervenire -ha teorizzato la distruzione della Repubblica e degli Stati nazionali per tornare a un modello sociale medievale basato sulle caste e sullo scambio mercantile; mentre ricordiamo ai leghisti che se ne andò nel 1994 sbattendo la porta e dichiarando «Bossi insegue solo la sua fortuna personale». Così si è accertato quello che ho scritto 15 giorni fa: il ‘sole delle alpi’ è un logo registrato dalla Lega e compare descritto nello statuto fondativo all’art.3 «Il simbolo della LEGA NORD – PER L’INDIPENDENZA DELLA PADANIA è costituito da un cerchio con all’interno il Sole delle Alpi, rappresentato da sei petali disposti all’interno di un secondo cerchio…tale simbolo è anche contrassegno elettorale per le elezioni politiche ed europee». La CGIL di Brescia l’11 ottobre ha avanzato su queste basi una denuncia alla magistratura. Molto bene ma ora i costi dell’operazione, prima per descriverlo 700 volte e poi per cancellarlo: chi li paga? chi li ha apposti nottetempo -senza informare insegnanti e dirigenti -la Lega come legittima proprietaria del marchio registrato? l’amministrazione di Adro? o i contribuenti? E siccome la realtà supera la fantasia, Adro fa scuola: nella nuova provincia (ma non si dovevano abolire?) Barletta, Andria, Trani in Puglia, sarà lecito marcare con la pubblicità gli arredi delle scuole. Piantare i propri simboli, confezionati secondo il formalismo istituzionale, nei luoghi delle istituzioni e in luogo dei simboli istituzionali, rappresenta un punto di arrivo in quella occupazione dello Stato programmata dalla Lega fin dalla sua costituzione; e dimostra fisicamente l’orgoglio di un gruppo organizzato per essere finalmente arrivato a sostituirsi allo Stato, con le tipiche forme rituali del sovvertimento dell’autorità. Per questo il sindaco di Adro (che manda il figlio alla scuola privata) minaccia denunce e di ripristinare i simboli, per questo il viceministro Castelli dà ragione al sindaco di Adro. Ma la Lega non è solo un partito che usa simboli e riti come strumenti di subornazione; per molti individui e al di là delle capacità precipue, la tessera della Lega costituisce una sicura base per far carriera e insediarsi sulle poltrone del potere politico ed economico del Paese. Solo leggendo contemporaneamente recto e verso del fenomeno se ne comprende a pieno il carattere, nel sito dell’On. Donadi-IDV trovate un documento sulle parentopoli e sulle infiltrazioni della Lega. LEGANORD_Contraddizioni è una lettura molto istruttiva: chapeau! neppure la vecchia DC ha saputo far meglio.

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