Fluorsid. Un nuovo modello di sviluppo?

1 Giugno 2017
Roberto Mirasola

La vicenda Fluorsid fa emergere una serie di domande da non poco conto: Dov’era la politica finora? Come mai nonostante il sistema dei controlli si è potuti arrivar a tanto? Avendo poi chiaro l’impatto ambientale di determinate industrie non sarebbe stato opportuno iniziare a ragionare su un modello di sviluppo meno dannoso per l’ambiente?
Quanto emerge dalle indagini Fluorsid fa tornare alla mente le immagini di Gomorra con i protagonisti impegnati a smaltire rifiuti tossici in discariche abusive . Certe pratiche sembravano a noi estranee, in definitiva abbiamo sempre pensato che riguardassero i territori con alta presenza di criminalità organizzata. Oggi apprendiamo invece dell’esistenza di quattro discariche abusive, con sostanze altamente nocive per la salute delle persone, oltreché inquinanti per l’ambiente che venivano sistematicamente, consapevolmente e colpevolmente scaricate nella laguna di Santa Gilla, con evidenti ripercussioni non certo positive sul sistema lagunare. Ci chiediamo come sia potuto accadere senza che nessuno se ne accorgesse. Gli Enti preposti al controllo che facevano? La Procura è chiara: i controlli sono stati pochi e parziali. C’è da dire che nonostante i pochi controlli, dalla lettura dei documenti, si rileva che si era comunque a conoscenza di irregolarità ma evidentemente queste ultime non sono mai emerse all’esterno.
Quindi se il sistema dei controlli ha delle lacune i cittadini perdono le speranze di vedersi tutelati nel loro diritto alla salute? Noi pensiamo che vi debba essere anche una responsabilità politica degli amministratori locali che qualche domanda avrebbero dovuto farsela. Si scopre,infatti, che nel lontano 1983 alcuni allevatori, venuti a conoscenza dell’insorgenza di patologie anomale nei loro animali, intentano una causa civile contro la Fluorsid e la vincono. Anche nel 2014 la stampa da notizia di ovini e caprini morti dopo aver pascolato nelle zone limitrofe agli stabilimenti Fluorsid. Come mai allora nessun Sindaco si è preoccupato di chiedere le analisi sulla qualità dell’aria e delle acque cosi come lo si sta facendo ora a danno ambientale emerso? I Sindaci che in qualche modo vengono a conoscenza di anomalie nei loro territori non dovrebbero tutelarli?
Ad ogni modo la vicenda Fluorsid dovrebbe riportare al centro del dibattito politico la necessità di trovare delle alternative ad un sistema industriale ormai troppo impattante per l’ambiente circostante. Quanti altri casi ci potranno essere in Sardegna? Cosa succede a Portovesme, a Sarroch, a Ottana e a Portotorres? Come non ricordare, ad esempio, la vicenda passata in silenzio, dei rifiuti industriali partiti da Sarroch arrivati a Settimo san Pietro e qui bloccati nella discarica, perché a seguito di analisi condotte si rileva un pericolo radioattivo, e infine portati a Bolotana senza che ancora vi sia certezza della salubrità dei rifiuti. E’ pensabile che a tutt’oggi debba esistere il ricatto posti di lavoro/ambiente quando il mondo va verso Agenda 2030 dove l’ambiente è al centro ma non più, e non solo, come “risorsa” da tutelare, ma come capitale da valorizzare?

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