Gasdotto e ambiente

16 Gennaio 2010

Gasdotto

Stefano Deliperi*

C’è molta aspettativa per il gasdotto Galsi, il gasdotto Algeria – Sardegna – Toscana, previsto grazie all’importante accordo internazionale con l’Algeria del novembre 2007 per far giungere il gas naturale in Sardegna con un percorso che terminerà nell’Italia centrale.
C’è aspettativa di energia “pulita” a basso costo per le città e le industrie, tanto da poter essere finalmente competitive per la riduzione dei costi dell’energia. A Cagliari, poi, nel dicembre scorso si è svolto un convegno internazionale in grande stile, dal taglio tipicamente promozionale (così come le tante sponsorizzazioni di manifestazioni locali) e dai toni molto trionfalistici. In tanti si aspettano molto da quel gas naturale che finora in Sardegna non è arrivato, unica regione italiana.
In teoria un gran bell’affare, nella realtà concreta finora un mezzo salto nel buio.
Ma ora c’è la possibilità di vederci più chiaro e di intervenire per poter incidere su un’opera di rilevante interesse come questa. Infatti, il Ministero dell’ambiente ha chiesto (2 novembre 2009) una lunga “serie di integrazioni relative ad aspetti programmatici, progettuali ed ambientali” che hanno comportato un nuovo avvìo del procedimento di valutazione di impatto ambientale – V.I.A. Lo scorso 30 dicembre 2009, sul quotidiano L’Unione Sarda, è stato riportato il relativo “avviso al pubblico”. Entro la fine del prossimo mese di febbraio possono essere inoltrati atti di “osservazioni” al Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare.
E’ il frutto anche dei ricorsi inoltrati dalle associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico (esposto del 28 agosto 2009 ed esposto del 22 novembre 2009), grazie al prezioso e competente lavoro di Giuseppe Floris ed al sostegno di oltre 160 ornitologi, naturalisti, appassionati di avifauna, docenti e ricercatori universitari, fotografi e disegnatori naturalistici, esperti di zone umide, al Ministro dell’ambiente, all’Assessore regionale della difesa dell’ambiente ed alla Commissione europea per salvaguardare le Saline di Sant’Antioco e la prateria di posidonia del Golfo di Palmas, gravemente minacciate dal progetto.
In proposito il Ministero dell’ambiente, della tutela del territorio e del mare – Direzione generale per la protezione della natura aveva già reso noto (nota n. DPN-2009-22416 del 22 ottobre 2009) di aver chiesto all’Assessorato regionale della difesa dell’ambiente specifiche assicurazioni riguardo la salvaguardia delle zone umide interessate. Infatti, “tali opere andrebbero a ricadere in un’area particolarmente sensibile, caratterizzata dalla presenza di siti con peculiarità ambientali, biotiche e abiotiche rilevanti, unitamente alla presenza di numerose zone umide, come la palude di Rio Sassu, di notevole importanza per la nidificazione delle specie ornitiche acquatiche, alcune delle quali incluse negli Allegati della Direttiva n. 79/409/CEE. Si sottolineano altresì le possibili interferenze che tale opera potrebbe causare al limitrofo SIC ITB 0422223 (Stagno di Santa Caterina) e all’IBA n. 190 (Stagni del Golfo di Palmas)”.
Tuttavia, all’utilità della fonte energetica alternativa (riserve accertate di 8 miliardi di metri cubi), da realizzare anche in Sardegna, dove non risultano previste le necessarie reti di distribuzione verso le zone urbane ed industriali, dovrà esser connessa la minimizzazione degli impatti sull’ambiente mediante la procedura di valutazione di impatto ambientale.
E se ne sente proprio il bisogno, viste le caratteristiche del tracciato del gasdotto Galsi che interessa il territorio sardo. Infatti, la realizzazione interesserebbe una fascia di rispetto larga 40-80 metri, lunga 272 km. sulla terraferma (sui 900 km. complessivi, di cui circa 600 in mare), dove verrebbe posizionata una tubazione da 1.200 mm. di diametro ad una profondità di mt. 3 ove non in superficie. Ovviamente la vegetazione delle aree interessate sarebbe eliminata. Vengono interessati ben sette siti di importanza comunitaria – S.I.C. (“Stagno di Porto Botte”, “Stagno di Santa Caterina”, “Altopiano di Campeda”, “Piana di Semestene, Bonorva, Macomer e Bortigali”,” Piana di Ozieri, Mores, Ardara, Tula e Oschiri”, “Campo di Ozieri e Pianure Comprese tra Tula e Oschiri”, ” Isole del Nord Est tra Capo Ceraso e Stagno di San Teodoro”).
Perché non seguire per il tracciato del gasdotto e delle reti di distribuzione gli assi stradali già esistenti, muniti in gran parte già di fasce di rispetto?
In precedenza le associazioni ecologiste Amici della Terra e Gruppo d’Intervento Giuridico erano intervenute con successo, su segnalazione di residenti, per evitare l’interessamento della costa di Golfo Aranci, dove i picchetti dei tecnici facevano capire quali disastri paesaggistici possono causare tracciati poco meditati.
Quindi una seria rivisitazione del tracciato è possibile. E’ pur vero che il gasdotto Galsi è stato dichiarato progetto di interesse europeo (decisione n. 1364/2006/EC del Parlamento europeo e del Consiglio del 6 settembre 2006 – orientamenti per le reti transeuropee nel settore dell’energia, TEN-E) Questo gasdotto dev’essere un utile opportunità per la Sardegna, non un disastro ambientale ed economico-sociale. Ora la riapertura del procedimento di V.I.A. è un’importantissima occasione da non perdere per rendere davvero utile e non devastante un’opera d’interesse pubblico così rilevante. Ed è il momento che si facciano sentire anche gli Enti locali interessati dal tracciato, così come ha fatto il sindaco di Sant’Antioco Mario Corongiu, che ha manifestato la sua netta opposizione a “questo” tracciato. E’ proprio il caso di farsi sentire…

* Gruppo d’Intervento Giuridico

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