Giovani cittadini del presente

16 Giugno 2009

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Maurizio Murino

Primo Forum dei Consigli comunali dei bambini e dei ragazzi della Provincia Ogliastra. Il 29 maggio si è tenuto a Talana (OG) il primo Forum dei Consigli comunali dei bambini e dei ragazzi attivi nella Provincia Ogliastra. L’iniziativa è stata promossa dai Consigli comunali dei bambini (Cdb) e organizzata dal Comune di Talana con la collaborazione dei comuni e delle scuole di Tortolì, Girasole, Arzana e Elini. Questi paesi da diversi anni e con una certa continuità, portano avanti l’idea che i bambini e le bambine debbano essere considerati come cittadini che hanno il diritto e il dovere di partecipare alla vita delle comunità.L’invito ad essere presenti al Forum era esteso anche agli altri Sindaci della Provincia, all’Assessore provinciale alla Pubblica Istruzione e alla Dirigente dell’ufficio Scolastico Provinciale. La riunione si è svolta in un bellissimo scenario naturale all’interno del quale si trova il parco giochi del paese, uno dei simboli delle contraddizioni della città di oggi che ha sentito la necessità di costruire “recinti protetti” per i bambini che nel frattempo sono stati allontanati dalle strade e dalle piazze per lasciare lo spazio alle macchine, al cemento e alle paure spesso infondate. Il Forum ha messo l’attenzione su un aspetto dell’infanzia che normalmente è poco esplorato: l’infanzia come categoria sociale permanente della società e i bambini come persone e cittadini dell’oggi. Questo significa che i bambini, nel presente, hanno il diritto di contribuire allo sviluppo delle comunità e città in cui vivono. Di conseguenza gli adulti hanno il dovere di relazionarsi con i più piccoli nel presente e per il presente, per rispondere alle loro esigenze, tener conto delle loro proposte e ascoltare i loro consigli. Spesso si parla di bambini come il futuro delle nostre città, come i futuri cittadini. Il rinvio al futuro per l’attribuzione della cittadinanza ai bambini è un discorso fuori luogo e fuori tempo almeno da quando esiste la Convenzione ONU che è diventata legge italiana nel 1991 (L.171/1991). Così come i bambini hanno il diritto all’istruzione, il diritto al gioco, hanno anche il diritto  alla partecipazione: il diritto di essere ascoltati ogni voltati che si prendono decisioni che li riguardano. Nel corso della riunione è stato sottolineato uno degli aspetti che caratterizza l’infanzia: la dimensione del tempo. Il presente è un tempo urgente che passa velocemente. Si è bambini per poco tempo, anche se quel poco tempo è fondamentale nella vita delle persone, è una fase che segna il cammino di ogni individuo. E in questo tempo urgente e veloce che i bambini vogliono essere ascoltati e chiedono risposte alle loro esigenze. Gli adulti dimenticano o non si preoccupano di questo particolare e agiscono nella loro dimensione di tempo dilatato, rinviando di anno in anno scelte che andrebbero compiute subito. Nel futuro i bambini di oggi non saranno più bambini ma adolescenti prima e adulti poi, apparterranno ad altre categorie sociali.  D’altra parte è anche vero che i bambini che partecipano oggi occupandosi della vita delle loro città, occupandosi della “cosa pubblica”, costruiscono un futuro che ha anche una loro impronta. E i bambini che partecipano oggi saranno degli adolescenti e degli adulti più responsabili domani. Il Forum si è sviluppato in due momenti contraddistinti dagli interventi dei bambini e degli adulti. Nel primo i bambini si sono confrontati raccontando l’esperienza che ciascun Consiglio ha maturato portando avanti la sua attività. All’interno di questa prima parte uno spazio è stato dedicato alla presentazione di proposte di attività da realizzare insieme il prossimo anno, tra le quali emerge l’idea di una lettura e commento di articoli di quotidiani da fare tramite la radio a turno tra i Consigli e le scuole della Provincia, oltre che la redazione di un giornalino da realizzarsi tramite l’utilizzo di internet. La seconda parte della giornata, è stata dedicata all’intervento degli adulti. Sono intervenuti i Sindaci e gli Assessori dei comuni in cui sono attivi i Consigli, che rappresentano uno dei punti di riferimento con i quali i piccoli consiglieri si confrontano normalmente nel corso dei loro lavori. I paesi che hanno partecipato a questo incontro hanno caratteristiche differenti e questa diversità si è rispecchiata anche nel contenuto dei temi affrontati dai bambini nei loro interventi. Uno di questi temi è rappresentato dalla mobilità dei bambini e dall’autonomia degli spostamenti nei loro percorsi abituali.È emerso che in alcune città i bambini non hanno il problema della mobilità e sono più autonomi nei confronti degli adulti. Per loro, nel rispetto di uno dei diritti-doveri fondamentali (il diritto al gioco), la città con le sue strade, vicoli, piazze, cortili, scuole, rappresenta una grande palestra in cui crescere giocando: ogni luogo pubblico può essere un luogo per la pratica ludica. Il semplice fatto di poter andare a piedi a scuola da soli è esso stesso un modo di vivere la città come luogo in cui è possibile fare esperienze trasformando il percorso in uno spazio di attività ludica fondamentale. Questa esperienza è invece negata ai bambini che vivono in altri paesi e città.  Questo perchè le città sono pensate e organizzate in funzione delle esigenze prevalenti degli adulti. Per rispondere alle esigenze di gioco e di crescita dei bambini, piuttosto che rendere la città più vivibile, intervenendo con strumenti che per esempio limitino il traffico automobilistico,  gli adulti hanno costruito i parchi gioco.  Ma questi spazi specializzati per le attività ludiche sono spesso costruiti lontano dalle città, non utilizzabili in modo autonomo dai più piccoli. E allora ecco che il problema dell’autonomia non si risolve. Il discorso della lontananza dei luoghi in cui ai bambini è consentito svolgere le loro attività, riguarda non solo i parchi ma anche le scuole, le piazze, le biblioteche i negozi etc. Riguarda cioè l’organizzazione e la morfologia delle città e dei paesi e dunque la pianificazione urbana.I bambini hanno lanciato una proposta che è anche la denuncia di un disagio da non sottovalutare:In ogni quartiere ci dovrebbero essere delle piazze in cui i bambini possano andare a giocare […] Ci dovrebbe essere uno spazio per il gioco […] che sia facile da raggiungere […] Le strade (quelle percorse dalle automobili) dovrebbero essere lontane e anche i parcheggi: perchè le macchine inquinano e perchè così ci abituiamo ad andare a piedi […] sono più tollerati i rumori e l’inquinamento delle macchine  nelle strade e nei condomini che i giochi dei bambini. C’è una preoccupazione forte contro lo strapotere delle macchine che invadono ogni spazio, inquinando e creando pericoli: la città ha voluto dare la precedenza alle esigenze degli automobilisti piuttosto che a quelle di tutti i cittadini, privilegiando una categoria sociale a discapito del benessere collettivo. Nella denuncia dei bambini si intravvede anche un altro aspetto della loro vita che venti o trenta anni fa non avremmo forse immaginato di dover considerare: i bambini stanno perdendo o hanno perso l’abitudine di andare a piedi. Questo è un dato che riguarda non soltanto la condizione dell’infanzia dei bambini di alcuni paesi della Provincia ma della generalità dei bambini italiani così come  è descritta in una recente pubblicazione realizzata da una ricercatrice dell’Università di Milano che mette in evidenza la relazione esistente tra mobilità autonoma dei bambini e sviluppo psicofisico, denunciando il peggioramento della relazione tra bambino e territorio e la difficoltà di utilizzare gli spazi extra domestici come spazi per il gioco e la socializzazione, con tutto ciò che ne consegue sulla vita dei più piccoli. Dopo gli interventi dei bambini, gli adulti sono stati chiamati a dare un loro contributo anche in risposta alle questioni sollevate dai bambini. Sono intervenuti i Sindaci presenti, gli Assessori e i Dirigenti delle scuole che non hanno potuto far altro che ammettere le incongruenze della città contemporanea rispetto ai temi sollevati dai bambini. È emersa una certa sensibilità di molti amministratori che stanno tentando di dare una impronta diversa alla loro azione amministrativa. Un piccolo passo significativo, anche se il cammino da percorrere affinché una nuova cultura dell’infanzia possa essere compresa e sentita come propria  dagli adulti è ancora molto lungo.

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