In memoria delle vittime di Orlando

1 Luglio 2016
Foto_Orlando_Lorenzo_Fresu
Eleonora Puggioni

“Meditate che questo è stato”. Le parole di Primo Levi sembrano incredibilmente attuali in questi giorni, forse ora più che mai. Viviamo in tempi in cui la discriminazione è all’ordine del giorno, in cui si crede di poter esprimere un giudizio sull’amore, in cui il pregiudizio è così radicato da farci sentire soli in una società che non accetta chi ne fa parte.
Il 12 Giugno 2016 un ragazzo di 29 anni, Omar Mateen, americano di origini afgane, è entrato in una famosa discoteca gay, il Pulse, ad Orlando e ha iniziato a sparare con un fucile semi-automatico sulle persone che danzavano in pista. 49 morti e 53 feriti. 49 persone sono morte perché qualcuno non accettava l’amore espresso da due persone dello stesso sesso, perché non era “d’accordo”.

Come se si potesse essere d’accordo, come se si potesse giudicare l’amore, come se si potesse avere il diritto di vita o di morte su qualcuno. Questo ragazzo si è arrogato il diritto di decidere sulla morte di 49 persone, di spegnere la loro vita per sempre. Si è parlato di “strage dei gay”, ma il mondo non deve essere diviso in categorie: erano 49 persone, uomini e donne, ragazzi e ragazze, studenti, lavoratori, figli, fratelli, sorelle, nipoti, madri.

Ognuno col proprio vissuto, col proprio passato, con la propria speranza per il futuro. Un futuro che loro non vedranno mai. È proprio per quel futuro che noi, persone e associazioni, dobbiamo lottare. Dobbiamo lottare per garantire un futuro migliore alle prossime generazioni, ai nostri figli e ai nostri nipoti, affinché non abbiano mai paura di andare in un locale qualunque per il timore di essere percossi, ammazzati; affinché non si sentano soli, per permettere loro di vivere in un mondo che non discrimina per il colore della pelle, per il credo religioso, per l’orientamento sessuale.

Dobbiamo lottare nel presente, qui e ora, per ottenere un futuro migliore. Ed è per questo che esistono associazioni come la nostra. UniCa LGBT è un’associazione studentesca fondata nel settembre 2014, nata per combattere giorno dopo giorno qualsiasi tipo di discriminazione: omofobia, transfobia, sessismo. Il nostro obiettivo è la creazione di un ambiente inclusivo in cui tutti quanti, al di là dell’orientamento sessuale, identità di genere, credo, etnia, possano sentirsi liberi di esprimere se stessi senza il timore di essere derisi, denigrati, attaccati.

UniCa LGBT in collaborazione con Ferai Teatro, Eureka e UniCa 2.0 ha organizzato una fiaccolata in data 23 Giugno per ricordare, insieme, le vittime della cultura dell’odio. Una fiaccolata per commemorare le vittime di Orlando, per esprimere il cordoglio verso coloro che le amavano, per capire perché è successo e per non dimenticare. Per capire che ancora nel 2016 l’omofobia esiste; che il pregiudizio crea discriminazione, la discriminazione genera paura e dalla paura si passa alla violenza e alla morte. Ogni candela simboleggia una vita, la vita che si accende e si spegne.

E il 12 Giugno si sono spente 49 candele. Ogni intervento è carico di dolore, rabbia, paura, ma ciò che spinge ogni persona, ogni associazione a lottare è la speranza che stragi del genere non avvengano mai più nel mondo, che tutti quanti vivano nel rispetto degli altri, e che ci si accorga che ogni diversità è una peculiarità che deve essere valorizzata. Riportiamo qui parte del monologo scritto e recitato da Andrea Ibba Monni, della compagnia Ferai Teatro:

“Orlando si trova negli Stati Uniti d’America a circa 8 mila chilometri da noi. Sono passati tanti giorni ormai, la strage di Orlando, in cui Omar Mateen ha ucciso 49 persone e ne ha ferito gravemente 53. Era una nottata meravigliosa alla discoteca Pulse, poi lui è entrato nel locale e ha sparato. Pare che si aggirasse tra i corpi lasciati a terra senza vita e continuasse a sparare, per assicurarsi che fossero morti davvero. Tutti. Orlando poteva essere Londra, Berlino, Parigi, Milano, Roma…o Cagliari. E quei 49 morti potevamo essere noi. Tutti noi. L’odio non vincerà, non può, non deve. Perché dopo questi fatti, amore mio bellissimo, splendore, ancora di più vorrò baciarti alla luce del sole. Sempre più ci sarà bisogno di tenerti la mano per strada. Dopo questi fatti, il mondo ha bisogno che il mio amore per te sia sotto la luce del sole, il chiarore della luna, la pioggia battente, i fiocchi di neve… Dopo questi fatti, balleremo ancora tante notti per tutte le notti di Orlando, di ieri e di domani, e faremo l’amore per ogni schiaffo subìto, per ogni pugno inferto e per tutte le pietre che sono state tirate, a chi, come noi, vuole solo amare. Sposu miu, dopo questi fatti, racconterò a tutti di noi, affinché le mie dolci parole coprano ogni insulto rivolto a chi, come noi, vuole solo avere la dignità di essere umano. Il mio Pride, ancora una volta, quest’anno significherà essere orgoglioso di essere un Uomo ancor più che omosessuale: perché mi dovrei vergognare di appartenere alla prima categoria invece che alla seconda.”

Eleonora Puggioni è la Presidente dell’Associazione UniCa LGBT

Foto Lorenzo Fresu – Fiaccolata in memoria delle vittime del Pulse di Orlando, 24 giugno 2016 in Piazza San Sepolcro a Cagliari.

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