In Sardegna la salute non è un diritto

24 Ottobre 2017
[Paola Correddu]

Sanità come affare. Per pochi si intende, non per tutti. Un affare per gli ospedali privati che vedranno aumentare la dotazione dei posti letto, un centinaio in più, a discapito degli ospedali pubblici che ne perdono 260. Un affare per il Qatar che potrà gestire il suo ospedale per super ricchi, il Mater Olbia, con i soldi di tutti i Sardi, poveri compresi, con buona pace del territorio gallurese che dovrà ancora aspettare quel riequilibrio di posti letto che attende da anni. Un affare per i molti faccendieri immobiliaristi, quelli che hanno danaro e i giusti agganci nell’Isola e in Penisola, capaci di esercitare tutto il loro potere e che già gioiscono in attesa della modifica di destinazione d’uso a struttura extrasanitaria di qualche immobile di pregio, attualmente adibito ad ospedale.

Tutto questo contiene il disegno di riordino della rete ospedaliera, basato su una logica ragionieristica, che  abbatte la spesa a discapito dei servizi senza risolvere nessuno dei problemi che affligge la sanità  isolana: equa distribuzione dei posti letto su tutto il territorio regionale, bilanciamento dei posti per acuti e post acuti, elevata qualità delle prestazioni erogate sia nei grandi che nei piccoli ospedali, raccordo tra attività sanitaria ospedaliera e territoriale, facile accessibilità ai presidi.

E gli  emendamenti sottoposti a vaglio nell’aula di via Roma, in attesa del voto definitivo del Consiglio Regionale  non servono certo a modificare l’impianto della “riforma” o a inserire maggiori garanzie di tutela della salute per i cittadini ma sono unicamente finalizzati alla difesa di interessi personali. In alcuni casi, vedi quelli dedicati al presidio Alghero-Ozieri,  il 766 e l’866, vengono usati dagli onorevoli come strumenti per non perdere consenso elettorale, visto che promettono la classificazione a presidio di primo livello  vincolandola ad un tempo indefinito, il 2018, e alla realizzazione del reparto di rianimazione,  di competenza dell’ATS e per il quale non sono al momento disponibili finanziamenti dedicati.

In un altro caso assai più inquietante, vedi il 779 dedicato al Binaghi di Cagliari, lo scopo è   modificare la destinazione d’uso di una importante struttura, da sanitaria ad extrasanitaria, d’intesa con la Città Metropolitana di Cagliari, vista la meravigliosa posizione di questo ospedale, ubicato nel parco di Monte Urpinu, suggestivo punto di osservazione su Cagliari, lo stagno di Molentargius, la spiaggia del Poetto, e che proprio per questo  suscita forti appetiti. E non vorrei che la sorte dell’Ospedale Binaghi, proposta nell’emendamento, spettasse anche all’Ospedale Marino di Alghero, da tempo oggetto di attenzioni e tentativi di trasformazione in hotel di lusso per la sua posizione strategica, fronte mare, in prossimità della pineta di Maria Pia. E’ vero che la struttura, frutto di una donazione da parte del Conte Larco, ha una destinazione d’uso vincolata ad attività ospedaliera, ma è anche vero che più di una volta ne è stata annunciata la vendita, come nel 2014 e recentemente nell’agosto 2017, quando la stampa ha dato notizia dell’interesse da parte di un gruppo di investitori degli Emirati Arabi.

Il Binaghi come l’Ospedale Marino di Cagliari. L’Ospedale Marino di Alghero come il Binaghi? Da un Governo Regionale che non ha a cuore  la salute  dei cittadini e trasforma la sua tutela  in un diritto declassato rispetto a quanto sancito dalla Costituzione, ridotto al rango  di concessione e neanche per tutti, visto che per i Sardi, e particolarmente per le fasce più deboli della popolazione, sarà sempre più difficoltoso l’accesso  alle cure primarie, c’è da aspettarsi di tutto. Sanità come affare, in cui gli affari hanno priorità sui servizi, per un Governo Regionale che va configurandosi sempre più come cementificatore, inquinatore, immobiliarista, con buona pace del programma elettorale.

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