Indennità e privilegi

1 Aprile 2008

CASA SENZA TETTO
Francesco Cocco

Ha fatto bene chi in questa campagna elettorale ha sollevato il tema delle indennità parlamentari, cioè l’assurdo di un Paese che ha in Europa due primati confliggenti tra loro: i più bassi salari al netto delle quote previdenziali e le più alte indennità ai rappresentanti nelle istituzioni. E quando parliamo d’indennità il tema non è da riferire soltanto ai deputati e senatori ma è da estendere ai consiglieri regionali e in generale a chi è chiamato a ricoprire cariche pubbliche elettive.
Sarebbe sciocco pensare che sollevare un tale problema possa sortire un qualche effetto immediato. Perché ciò accada occorreranno tempi lunghi. Ma se mai s’inizia a parlarne mai si affronterà il problema. Che poi è un vero e proprio tabù e parlarne è positivo anche perché finisce per assumere il carattere di un atto dissacrante che apre alla valutazione critica.
Nessun sincero democratico può auspicare l’abolizione delle indennità per i mandati elettivi. Sappiamo che è stato ed è lo strumento per consentire alle classi meno abbienti di assolvere ad un ruolo di rappresentanza pubblica. Il problema è’ più propriamente quello della misura: l’indennità non può avere dimensioni tali da creare un ragguardevole distacco con la media delle remunerazioni dei lavoratori.
Le argomentazioni addotte per giustificare alte indennità sembrano avere un qualche fondamento. Ma questo solo apparentemente. Citerò le tre argomentazioni con maggior presa sull’opinione pubblica.
La prima si riferisce al fatto che le indennità elevate sarebbero il mezzo per selezionare una classe dirigente più preparata. Credo che il degrado della stessa stia a dimostrare che semmai vi è una selezione al rovescio: spesso i meno preparati ma più intriganti finiscono per prevalere. Così la selezione vi è, ma in negativo.
La seconda argomentazione è che indennità elevate sarebbero una sorta di scudo contro il pericolo della corruzione. Anche qui la realtà dimostra l’esatto contrario: la famelicità finisce per auto-incentivarsi, quanto più si ha più si vuole. Se così non fosse dovremmo dedurne che le assemblee rappresentative di molti paesi del Nord-Europa, che hanno indennità ragguardevolmente inferiori a quelle italiane, dovrebbero essere composte da un elevato numero di corrotti. E questo non pare proprio essere. Semmai il tasso di moralità dei rappresentanti istituzionali in quei paesi sembra essere nettamente superiore.
Terza giustificazione è che i costi del Parlamento e delle assemblee elettive incidono moderatamente nel bilancio complessivo dello Stato. Come è stato ampiamente posto in evidenza, il costo delle rappresentanze istituzionali ammonta ormai a mini-finanziarie. Non è poi da sottovalutare che nella situazione economica del Paese dai vertici politici deve venire l’invito alla moderazione, che impone comportamenti coerenti: le gravi situazioni possono essere affrontate se “chi comanda” dà l’esempio. Indennità auto-elargite in maniera squilibrata creano malessere nel corpo sociale e ne debilitano la tensione morale.
Per altro verso il senso della misura va invocato anche per quanto attiene all’estensione delle indennità ad ogni possibile categoria di rappresentanza istituzionale. Così si finisce per annullare ogni forma di volontariato nella politica, cioè la base di qualsiasi serio tessuto democratico, capace di resistere ai processi di sfascio sociale e di indebolimento delle basi democratiche.
Ogni serio progetto in questa materia non può prescindere da una riforma dei vitalizi collegati ai mandati parlamentari. Crea giusto scandalo che il mandato anche per una sola legislatura (cinque anni) sia di per sé sufficiente a farne derivare un vitalizio (pensione) per tutta la vita. Ormai si è creato un vero e proprio ginepraio in cui, accanto a situazioni che meritano attenzione e tutela, domina una casistica di vero e proprio privilegio.
Purtroppo dobbiamo constatare che in questo campo i partiti e movimenti che si richiamano ai valori della sinistra, al di là di alcune eccezioni, non pongono sufficiente attenzione a questi problemi, Con ciò dimenticando che uno dei primi obiettivi dovrebbe essere proprio quello della lotta al privilegio in qualsiasi forma esso si presenti.

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