Indipendentismo sardo e referendum sulla riforma costituzionale italiana

10 Luglio 2016
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Claudia Zuncheddu

La Costituzione italiana per noi indipendentisti e per gran parte del mondo autonomista, non è la nostra Costituzione, ma di certo nessuno può ignorarla.

Al di là del conflitto tra lo Stato italiano che disconosce alla Sardegna la condizione legittima di Nazione e il suo diritto all’autodeterminazione e all’indipendenza, tenendola in una condizione economica, sociale e politica neocoloniale e il sentimento diffuso tra i sardi secondo cui Sardigna no est Italia, resta il fatto che la Sardegna è sotto l’ombrello politico della Carta costituzionale italiana che afferma l’unicità e l’indivisibilità della Repubblica.

Un paradosso per noi indipendentisti e per i numerosi storici che hanno visto nell’Unità d’Italia una coincidenza di eventi che hanno fatto sì che un’accozzaglia di interessi capitanati in parte dai Savoia e popoli con storie diverse andassero forzatamente a costituire una nuova entità statuale, quella italiana, più formale che sostanziale.

Un’Unità, esito di una rivoluzione passiva o di una rivoluzione mancata, come diceva Gramsci. Un’Unità che si tentò di concretizzare nel tempo con artifici, come la trasmissione della RAI Non è mai troppo tardi, con cui negli anni 60 a quell’insieme di etnie e di popoli con storie e tradizioni differenti, con l’alibi dell’analfabetismo fu imposta e insegnata una lingua straniera, quella italiana, che li avrebbe omologati come popolo all’interno di un processo di unificazione culturale della nazione Italia. Il tutto a distanza di cento anni dalla proclamazione del Regno d’Italia.

Etnie, popoli e nazioni, inglobati nella neonata Italia, non si sono mai rassegnati ad abbandonare la propria identità per far parte di una Unità d’Italia debole, poco credibile e in tanti casi contraria e ostile ai loro stessi interessi. Eppure lo Stato italiano, dalla monarchia al fascismo alla repubblica, ce l’ha messa tutta per far sì che, ad esempio noi sardi, dimenticassimo la nostra storia, le nostre radici, la nostra lingua, consapevole che solo privandoci dell’identità e cancellando la nostra memoria storica ci avrebbe indebolito per meglio dominarci e saccheggiare le nostre risorse.

L’indipendenza della Sardegna oggi è una necessità ed è possibile solamente attraverso processi democratici che consentano conquiste anche parziali ma progressive di sovranità. E’ per la difesa di quei processi democratici che noi indipendentisti, identitari e autonomisti, siamo chiamati ad una presa di posizione sulla Riforma Costituzionale promossa da Renzi, dal suo giglio magico e auspicata anche da una parte del centro destra.

Il nostro NO alla Riforma è per opporci ad ogni manipolazione tesa a ridurre ulteriormente i nostri spazi di autonomia e di democrazia sanciti dal nostro Statuto speciale. La deriva autoritaria dello Stato italiano, coerente con un processo mondiale di riduzione degli spazi costituzionali democratici, è preludio di ulteriore privazione dei diritti contemplati non solo dallo statuto delle regioni autonome, ma anche da quello delle regioni a statuto ordinario.

La Riforma costituzionale promossa dal Governo Renzi non è solo una questione italiana ma riguarda anche i sardi. Essa in sintonia con l’Italicum, è il golpe con cui si accentrerà ancor più il potere a Roma condannando la Sardegna anche dal punto di vista giuridico e legislativo ad un forte arretramento e perdita di sovranità. L’abolizione del Senato è l’ennesimo inganno che con il pretesto dei tagli ai costi della politica, di fatto taglia le rappresentanze democratiche elettive creando un’oligarchia di nominati con plurincarichi fedeli alle segreterie dei partiti italiani. La Sardegna perderà il diritto ad esprimere liberamente le proprie rappresentanze laddove si decide anche per il nostro futuro.

Al di là anche della cancellazione del Titolo V che sancirà di fatto la fine delle Autonomie e delle prerogative regionali, la Riforma Renzi/Boschi/Verdini rientra in strategie internazionali ben più ampie di cui ne sono parte la gestione di questa Europa e del suo sistema monetario. Con i trattati europei si mira a delegittimare il Parlamento italiano per favorire il controllo diretto economico e politico da parte del capitale finanziario internazionale. La Riforma renziana è al servizio di questo sistema.  L’indipendentismo sardo ed europeo non può astenersi dalla lettura dei fatti locali in una cornice politica internazionale che non lascia scampo in primis alle etnie, ai popoli e alle Nazioni senza Stato in gran numero presenti in Europa. Anche queste considerazioni fanno parte del senso del nostro NO nel Referendum di ottobre sulla Riforma della Costituzione italiana.

Claudia Zuncheddu è la portavoce di Sardigna Libera

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