L’inciucio al posto della democrazia

1 Maggio 2013
Marco Ligas
Abbiamo dunque un governo che non rappresenta il paese. Ormai è una consuetudine che le decisioni e le opinioni dei cittadini, le stesse elezioni, siano considerate una formalità, una concessione fatta perché nulla cambi: è successo recentemente con alcuni referendum il cui esito è stato puntualmente ignorato, succede oggi nonostante due italiani su tre abbiano deciso di voltare pagina e lasciarsi alle spalle un’esperienza di governo caratterizzata da ruberie e illegalità.
Eppure la metà dei parlamentari che ha dato la fiducia al governo è stata eletta nelle liste del Pd. Dai suoi dirigenti i cittadini hanno sentito che mai e poi mai ci sarebbe stato un accordo con Berlusconi, anzi che le elezioni avrebbero segnato una svolta significativa nella politica del paese.
Ci troviamo invece con un governo la cui paternità è difficile non attribuire, sebbene con responsabilità differenti, a Napolitano o a Berlusconi, grazie soprattutto all’inettitudine e alla complicità del PD e all’inconcludenza del M5S bravo nella contestazione urlata ma non altrettanto nella scelta degli obiettivi funzionali al cambiamento e praticabili nella situazione complessa e difficile come quella attuale.
Il Presidente Napolitano potrà pur dire che “non c’è bisogno di alcuna formula speciale per definire questo governo perché si tratta di un governo politico, formato nella cornice istituzionale e secondo la prassi della nostra Costituzione e della nostra cultura parlamentare”.
Resta il fatto che l’inciucio ha umiliato la democrazia.
Ai festeggiamenti di una Liberazione mai così condizionata dalle vicende della crisi politica segue dunque un primo maggio che assume tutt’altro significato rispetto a quello originario e sancisce il definitivo ridimensionamento dei diritti del lavoro. Non credo che il nuovo ministro del lavoro modificherà l’impianto delle leggi varate dal governo Monti. Verrà ribadito piuttosto il vecchio programma: dimenticare l’articolo 18 e accettare il nuovo articolo 8. La precarietà, la flessibilità o la disoccupazione, questo il ritornello che sentiremo ancora a lungo, sono i segni della modernità che comunque bisogna subire, per non uscire dall’Europa, così anche Eugenio Scalfari sarà rassicurato!
È probabile che l’IMU sarà ridotta o eliminata ma i vantaggi prevalenti di questa decisione non li avrà chi non riesce più a pagare il mutuo della casa o chi è diventato un disoccupato permanente. Questa scelta verrà usata da Berlusconi che la presenterà al suo elettorato come un successo attribuibile esclusivamente alla sua abilità contrattuale nei rapporti con gli alleati di governo. L’autolesionismo e la subalternità del PD non hanno limiti: a che serve e a chi un partito che rafforza queste caratteristiche?
Nel programma presentato da Enrico Letta non si parla neppure di riduzione delle spese militari né di iniziative capaci di riequilibrare le politiche fiscali. Anche le ipotesi che prevedevano l’eliminazione o comunque il ridimensionamento dei privilegi della casta sembrano scomparse. C’è da augurarsi che il ministro Giovannini dia vita ad un piano del lavoro che appare l’unica prospettiva credibile per contrastare la crisi e ridare fiducia ai tanti lavoratori che pagano le conseguenze dell’austerità. Lo farà?
Insomma, la scelta delle grandi intese fatta con i responsabili dello sfascio economico e sociale e dell’impoverimento culturale del nostro paese non lascia prevedere alcunché di positivo. Non si tratta di essere cassandre, ma non è ipotizzabile un cambiamento con questo personale politico, per quanto scelto fra generazioni più giovani delle precedenti e forse meno compromesse.
Le notizie ufficiose che indicano Berlusconi come probabile senatore a vita(!) la dicono lunga sul significato delle larghe intese e sugli effetti devastanti che questa ipotesi, se attuata, provocherebbe nel sistema politico.
Non di larghe intese abbiamo bisogno ma di nuovi strumenti di comunicazione, di riflessione e di mobilitazione fra istituzioni e società, soprattutto dopo che i governi precedenti hanno anestetizzato la democrazia. O la sinistra riuscirà a praticare questi percorsi e ad esserne protagonista oppure le larghe intese provocheranno la crisi definitiva della partecipazione e chissà quanto tempo ci vorrà per invertire questo processo.

3 Commenti a “L’inciucio al posto della democrazia”

  1. Andrea Pubusa scrive:

    Caro Marco,

    sottoscrivo integralmente la tua riflessione. Un solo appunto, che può apparire secondario, ma invece è molto importante e lo sarò ancor di più d’ora innanzi. La posizione rispetto al M5S. Tu dici che l’inciucio è dovuto “soprattutto all’inettitudine e alla complicità del PD e all’inconcludenza del M5S bravo nella contestazione urlata ma non altrettanto nella scelta degli obiettivi funzionali al cambiamento e praticabili nella situazione complessa e difficile come quella attuale”. Poi concludi: “O la sinistra riuscirà a praticare questi percorsi e ad esserne protagonista oppure le larghe intese provocheranno la crisi definitiva della partecipazione etc.”.
    Qual’è la sinistra a cui pensi? Consideri il M5S fra gli interlocutori o ne prescindi? Dico questo perché mi pare che tu (e molti a sinistra) mostriate di non comprendere che, dopo il suicidio del PD, lo scontro col PDL alle probabili imminenti elezioni sarà retto sopratutto dal M5S, che ha ormai più consensi del PD ed è testa a testa col PDL.
    Questa situazione dovrebbe indurre ad una valutazione meno pregiudiziale per questo MoVimento, che ha fatto delle ottime proposte per le presidenziali e che ha avanzato per il governo una proposta senza il notabiliato PD, bloccata da Napolitano e dallo stesso PD, un partito che si è mostrato nella sua maggioranza incompatibile col cambiamento.
    Insomma, penso che, se vogliamo essere realisti, non possiamo prescindere per l’alternativa dal M5S. Che ne pensi?

  2. Marco Ligas scrive:

    Caro Andrea, mi sono limitato a dire che il M5S, soprattutto in occasione dell’incarico a Bersani, è stato inconcludente. Poteva dialogare, senza urlare e insultare, insomma essere disponibile ad una soluzione comune della crisi. Non l’ha fatto e le tante anime che nel Pd aspettavano questo atteggiamento ne hanno subito approfittato. Non prescindo, come mi pare tu mi attribuisca, dal ruolo importante che possono svolgere 8 milioni di elettori, per di più di sinistra: gente che giustamente non è più disponibile a subire l’arroganza di queste classi dirigenti. Questa area politico/sociale deve essere un punto fermo della sinistra di cui ho parlato nel mio articolo. Insieme ad altre componenti che sono anch’esse presenti nella società. Tutti però dobbiamo trovare un modo per partecipare alla vita politica. Non bastano, anzi il più delle volte sono controproducenti, le esibizioni di chi si attribuisce il ruolo di dirigente carismatico e urla e insulta. Assecondare questi presunti leader non fa crescere la democrazia. Questo è il fondamento della sinistra che abbiamo sempre pensato e sulla quale ci siamo sempre ritrovati. O sbaglio?

  3. Andrea Pubusa scrive:

    Caro Marco,

    hai ragione: la sinistra che abbiamo pensato era diversa. Ma noi siamo scomparsi e il M5S è più o meno il primo partito d’Italia. Il blog di Grillo è uno dei più letti al mondo, i nostri sono per pochi intimi. Una ragione in tutto questo ci sarà!
    Nei nostri pensieri c’era uno spirito di rottura, la sinistra doveva essere rivoluzionaria. Nel M5S c’è questa idea. In fondo, se ci pensi bene, l’accordo M5S-PD, non è stato neanche tentato da quest’ultimo partito perché è incompatibile e impermeabile a una politica di vero cambiamento e di rottura: rinunciare o ridurre fortemente il finanziamento pubblico, ridurre le indennità (noi, ai tempi, dicevamo: compenso pari a quello di un operaio specializzato! I parlamentari del Manifesto erano poveri; nel PCI il 50% andava al partito); rotazione ai due mandati e, sopratutto, un governo di figure alte alla Rodotà, Strada, Zagrebelsky e simili, in luogo del notabiliato del PD, riportare la politica fra i cittadini. Questo è ciò che il PD non ha accettato perché è moderato nel grosso della sua dirigenza. La base ha ancora molte energie. Comunque oggi l’opposizione, quella che nella nostra gioventù era opera del PCI oggi grava sul M5S. A me preoccupa che molti a sinistra dimentichino o sottovalutino questo dato. Il che non vuol dire non esercitare la critica nei confronti del M5S. Anzi! Però, senza omettere di considerare il delicato e fondamentale ruolo di opposizione che oggi esercita. Ma so che tu su questo sei attento.

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