L’Università nuorese

16 Gennaio 2013
Graziano Pintori
In genere, quando si parla di università, si pensa ai risvolti culturali e civili che ricadono sui territori che le ospitano, ciò dovrebbe valere anche per l’università del centro Sardegna. Invece, questo simbolo di civiltà, è, suo malgrado, immerso in dispute che offendono la cultura e fanno danno all’economia e all’occupazione.
L’Università nuorese, gemmata dalle università di Cagliari e Sassari, nacque come Consorzio per la Promozione degli Studi Universitari della Sardegna Centrale. Qualche anno fa, con un atto improvviso quanto inopportuno, l’Amministrazione Provinciale nuorese decise di sancire la fine dell’esperienza consortile, ritirando il suo impegno e dichiarando, d’imperio con la voce del Presidente, di voler costituire una Fondazione di Partecipazione. Fu una decisione unilaterale, che vanificò non solo i rapporti con l’Amministrazione Comunale di Nuoro, ma rese vano l’impulso ancora vivo impresso da una grande manifestazione di massa in difesa dell’Università nella Sardegna Centrale. Dopo le elezioni amministrative del 2010 riprese il dialogo sull’università tra i due enti principali: Comune e Provincia di Nuoro, dialogo incentrato sulla opportunità di far cessare   il Consorzio per istituire una Fondazione di Partecipazione. L’adozione di quest’ultima forma giuridica configurò una scelta in cui l’autorità gestionale e decisionale veniva concentrata sui Fondatori Promotori, ossia il Comune e la Provincia di Nuoro, perché titolari del patrimonio immobiliare reso disponibile per lo scopo. Quest’operazione “nuorocentrica” oltre a rimarcare le distanze nei confronti del restante territorio, tiene ai margini anche il ruolo del consiglio comunale e provinciale. Infatti, nella Fondazione di Partecipazione è previsto, fra gli organismi di gestione, il Consiglio d’Indirizzo, che è quello più importante perchè concentra su undici punti l’esercizio del potere all’interno della Fondazione medesima. Tanto è che il Consiglio d’Indirizzo elegge il Presidente e i membri del consiglio di amministrazione, ha potere sul regolamento, sulle modifiche statutarie e decidere l’eventuale scioglimento della fondazione e la conseguente devoluzione del patrimonio. Quindi, fra gli organismi della Fondazione, il Consiglio d’Indirizzo rappresenta l’apice gerarchico, in cui i rappresentanti di Comune e Provincia esercitano tutta la loro forza; per fare un esempio, questa struttura può essere composta anche da dodici membri, di cui otto sono nominati dai Fondatori Promotori (Comune e Provincia), i restanti quattro da altri membri degli organismi inferiori e ininfluenti. Dal mio punto di vista è palese l’idea che i due enti locali vogliano esercitare la loro volontà da una posizione dominante, rispetto ai restanti soci (altri comuni e altri enti, imprese private, ecc.). Questo convincimento mi sovviene anche perchè il consiglio comunale quando aveva deliberato la costituzione del Fondo Patrimoniale per l’Università, era ridotto al cinquanta per cento durante le fasi di voto, perché con protervia la maggioranza aveva respinto una pregiudiziale dell’opposizione, posta in modo garbato e costruttivo, che richiamava la necessità di approfondire le procedure di fusione del Consorzio  per incorporazione da parte della Fondazione. La richiesta, a mio parere, meritava una attenta riflessione, perché, fra l’altro, poneva la condizione che il consiglio comunale, con scienza e coscienza, potesse deliberare nel merito dopo aver visionato le modifiche degli articoli statutari della nuova fondazione universitaria, oltre che la visione di qualche relazione o altri allegati, dai quali  evincere che l’atto  proposto era amministrativamente corretto. La legittima richiesta, contenuta nella pregiudiziale, non era stata accolta, era respinta dai voti dell’assemblea con un atto di forza incomprensibile. O meglio, abbastanza comprensibile visti i soli venti voti favorevoli, su ventuno, che hanno consentito l’approvazione dell’ordine del giorno, il quale non era privo di attese personalistiche considerati gli ampi poteri  riservati ai soci fondatori promotori, comune e provincia, sulla nomina dei futuri componenti gli organi della Fondazione.
Eppure, durante quelle dispute si sono laureati dieci studenti, super specializzati per affrontare gli incendi nell’area mediterranea, la gestione delle foreste sotto l’aspetto sanitario e ambientale. Un messaggio che pone l’accento di quanto sia importante l’Università della Sardegna Centrale per i giovani, l’economia, lo sviluppo. Temi, questi, che nulla hanno a che vedere con le dispute del “cortile politico nuorese”.

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