La Certosa del diritto

1 Agosto 2009

Marcello Madau

Il verbale della Soprintendenza Archeologica di Sassari e Nuoro tempestivamente apparso e le contestuali dichiarazioni delle parti in causa chiudono la questione della presunta necropoli di Villa Certosa. Tutto si ‘riduce’ a una sepoltura romana di età imperiale. Però i verbali ufficiali, che registrano ciò che vedono, non sempre coincidono con l’analisi delle fonti, pur indirizzando verso la certezza del diritto.
Personalmente sono convinto, attraverso l’analisi delle fonti condotta nel precedente intervento, che la necropoli a Villa Certosa c’era, non è da escludere che fosse punica. Porta verso questa direzione la coincidenza pressoché assoluta fra ciò che Berlusconi racconta a Patrizia d’Addario (per la verità più interessata ai gelati) e la notizia data dall’Unione Sarda il 20 marzo del 2005 (dopo il sopralluogo fatto dal soprintendente di Sassari, a detta di Ghedini, il 4 febbraio del 2005).
L’invito di Silvio Berlusconi a visitare l’area per mostrare che non c’è più nulla è a metà fra l’ingenuo e il provocatorio: qualsiasi lavoro edilizio appena profondo, per preparare piscine o laghetti artificiali, comporta sacrifici definitivi del terreno cavato e di tutto quello che esso poteva contenere. Ma va anche aggiunto che la poca convinzione manifestata da diversi studiosi pare aver blindato assieme al tempestivo verbale tutta la questione. Paradossalmente, sembra ufficialmente aver più ragione Ghedini (sarà la sorella archeologa) di Silvio Berlusconi.
In questa vicenda c’è però una nebbia che avvolge complessivamente tutta l’area. La prudenza non deve far escludere letture diverse da quelle normalmente condotte. E lo scetticismo, per quanto mi riguarda, non è completamente condivisibile.
E’ vero, i dati a disposizione non sono molti: ma non è sempre agevole, e ne ho avuto esperienza diretta, programmare interventi archeologici tra Olbia e Arzachena, nei territori coincidenti con la Costa Smeralda. I censimenti galluresi hanno curiosamente molte presenze attorno a tale bacino. Ma entro di esso la documentazione è rarefatta. Siamo certi che dipenda da una frequentazione storica del territorio talmente scarsa da far suggerire altri lidi per cercare, ad esempio, i fenici – e, a ciò che si è sentito – anche i punici?
Dal punto di vista topografico due ‘rias’ (profonde insenature) come il Golfo di Cugnana e quello di Marinella, che precedono quella più diretta verso l’antica Olbia, sono punti assai favorevoli sia come approdi sia come risorse territoriali, pur non essendo a livello di Olbia e della sua ‘chora’ . La posizione è magnifica per ricevere quelle navigazioni, sia costiere di ‘piccolo cabotaggio’ sia provenienti dalla Corsica e dal Tirreno, preliminari ad altri inserimenti via terra.
Ma esistono dati archeologici noti? Nonostante l’evidente difficoltà di un censimento in una zona requisita dagli anni sessanta da una forte azione edilizia (la cui potenzialità distruttiva sulla documentazione fu sottolineata nell’VIII Convegno di studi dell’Africa Romana da Caterina Massimetti) sono interessanti: l’interno del Golfo di Cugnana era controllato a Porto Rotondo dal nuraghe di Punta Su Nuraghe (toponimo che oggi caratterizza miriadi di iniziative alberghiere), edificato in pregevole opera quadrata. Nel convegno prima citato Caterina Massimetti ricorda le due colonne romane che fanno bella mostra all’ingresso di Porto Rotondo, con base e capitello poco sbozzati. “Le abbiamo trovate nel terreno di mio nonno” ricordava nel 2003 il novantaduenne Pantaleo Desteghene sulla ‘Gazzetta di Porto Rotondo. “Stavamo zappando proprio lì quando sono state scoperte.” Il discorso delle cave di granito, in un continuum sino a S. Teresa Gallura, è assai documentato. Nel territorio che ci interessa il 16 agosto del 2003 Donatella Bianchi, nella sua trasmissione televisiva ‘Linea Blu’, mostrò un carico di colonne romane, appena scoperte dai Carabinieri a Porto Cervo.

Dall’altra parte del Golfo di Cugnana fu rinvenuto un pozzo nuragico. Posizione interessante, perché molti pozzi sacri di area costiera sembrano ricoprire funzioni di incontro fra popolazioni diverse.
Ancora a Porto Rotondo analisi subacquee, oltre alla controversa ancora in pietra di età nuragica, hanno dato anfore di età romana, sia imperiale che tardo-repubblicana, sino al II secolo a.C.
Problematica, ma di vero interesse, è la questione relativa ai rapporti del bacino olbiese con il mondo greco e fenicio, ricordato anche dall’Associazione Nazionale degli Archeologi. E proprio in una delle ‘boe’ insulari d’ingresso al rias di Cugnana, l’isola di Mortorio, proviene un’anfora vicina al tipo ’Corinzia ‘B’, di produzione greca o coloniale, datata fra il VI ed il V secolo a.C. (insomma, fra età fenicia ed età punica).
Infine, all’interno della questione greca di Olbia, l’attento e puntuale Raimondo Zucca ricorda, nel suo contributo alla ‘Storia della Sardegna Antica” curata da Attilio Mastino, che “Plinio il Vecchio testimonia, in base a fonti greche, l’esistenza di due isole del I quadrante delle coste sarde, Callodes e Heras lutra, tentativamente identificata quest’ultima con Soffi o Mortorio al largo del golfo di Cugnana, in rapporto alla problematica localizzazione presso Olbia di Heraion”.
Non molti dati, ma più che sufficienti per non abbandonare, e piuttosto incrementare, l’attenzione sui movimenti antichi di tutta l’area nord-occidentale olbiese. Ci sarà stata la piccola necropoli punica? E se c’è stata, poco importa che essa non sia fenicia. Non di rado una necropoli punica prosegue un nucleo più antico di sepolture, ma il problema che la polemica di queste settimane ha messo in luce è anche l’esistenza o meno di una testimonianza e di un danneggiamento archeologico.
Ormai non lo sapremo più, ma ci basta aggiungere alla nostra analisi delle fonti che il bacino territoriale non era disabitato; i segni che, a fatica, emergono nonostante tutto negli anni, vanno in direzione di una sua evidente vivacità e interesse. E costituiscono, di un ritrovamento possibile, un contesto non arbitrario.

1 Commento a “La Certosa del diritto”

  1. Angelo Liberati scrive:

    (…)In questa vicenda c’è però una nebbia che avvolge complessivamente tutta l’area. La prudenza non deve far escludere letture diverse da quelle normalmente condotte.(…)

    Facciamo finta di credere che di nebbia si tratta, e aspettiamo il sole (che per il momento non è sul libro paga di nessuno) che farà luce utile per illuminare letture e strade diverse agli uomini di buona volontà (dobbiamo imporci di credere che ce ne siano ancora).

    Arrivederci a settembre

    Angelo Liberati

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