La rivolta degli inascoltati

16 Marzo 2018
[Ottavio Olita]

Il dato generale è che il Pd nelle politiche 2018 ha perso oltre duemilioni e mezzo di voti rispetto al 2013. “Lascio ma non mollo”, ha dichiarato il principale responsabile della sconfitta, dimettendosi da segretario del partito. Martina è diventato il reggente. Ma basterà un’operazione di rinnovamento del look per recuperare l’impressionante disfatta del 4 marzo?

Il 4 dicembre del 2016 era stato lanciato il primo segnale: assolutamente inascoltato, così come è avvenuto per le amministrative successive. Pervicacia e protervia sospette. Non solo non si è tenuto conto di quelle indicazioni, ma è progressivamente aumentato il distacco dai cittadini, sostituito dalle riunioni di segreterie e direttivi. L’elettore, inascoltato e ignorato, ha atteso la prima occasione utile per dare la propria risposta e non si è salvato neppure chi, tardivamente, troppo tardivamente, aveva tentato di proporsi come possibile alternativa: parlo di Liberi e Uguali e di Potere al Popolo.

Risposta uniforme, come dimostrano i dati relativi ad alcuni comuni-simbolo della realtà sarda. Dal comune più piccolo, Baradili, ad Ottana, Portoscuso, Orgosolo. Cominciamo proprio da Baradili. Anche lì hanno vinto i 5 Stelle con 19 voti, contro i 14 del Pd e i 4 della Lega. A Ottana, ex emblema dell’industrializzazione sarda, i 5 Stelle hanno preso 397 voti, il Pd 135, la Lega 98. Stessa cosa nell’altra capitale industriale, quella del Sulcis, Portoscuso: 1333  il M5S; 393 il Ped, 313 la lega. Risultato nalogo in uno degli storici esempi della partecipazione dei cittadini alla vita politica, Orgosolo.  Il M5S ha raccolto 1116 voti, 218 il Pd, 156 la Lega.

E non solo il mondo operaio ha dato questa risposta, anche quello agricolo. Due esempi su tutti: Arborea e Villacidro. Nella capitale sarda della zootecnia e della produzione del latte il M5S ha preso 893 voti, il Pd 211, la Lega 340. A Villacidro, il M5S ha triplicato il Pd: 3157 contro 1058. Alla Lega 769 voti. E’ pure possibile che il Pd si possa consolare con il risultato di Armungia dove ha ottenuto 82 voti contro i 58 dei pentastellati e i 25 della Lega, ma siccome è il momento in cui bisogna mostrare la massima serietà, se non si vuole essere cancellati dalla scena politica sarda e italiana, è indispensabile riprendere il dialogo, mettersi all’ascolto, capire che il quotidiano dei cittadini è completamente diverso dai calcoli sugli anni futuri, dalle previsioni della crescita del Pil, ed è percepito in modo completamente divergente rispetto ai dati, che si possono leggere in mille modi diversi, su occupazione e disoccupazione.

“Libertà è partecipazione”. E la partecipazione non è attendere di poter mettere una scheda nell’urna: partecipazione è concorrere alle scelte politiche, all’analisi della società, alla proposta. Altrimenti c’è spazio solo per chi si propone in modo del tutto diverso rispetto alle stantie giaculatorie della ‘prassi consolidata’. Gli imbonitori hanno fallito, scendano in campo i fautori dell’ascolto. La rivolta è stata conseguenza del fatto che l’elettore si è sentito del tutto ignorato, che il bombardamento attraverso teleschermi, social, tweet, per preannunciare sorti meravigliose e progressive, ha contrastato violentemente con la vita di tutti i giorni, tanto da apparire una terribile presa in giro.

E’ per tutte queste ragioni che bisogna ristabilire i contatti frequenti con la società, cancellati dalla comunicazione unidirezionale. E basta con i bagni di folla, gli abbracci, le ‘Leopolde’ da regime. E’ difficile ritrovare la strada della disponibilità e del coinvolgimento, ma è l’unica praticabile per una democrazia compiuta.

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