La sconfitta dello Stato alla manifestazione del 28 a Quirra

1 Maggio 2017

Foto Federica Peis

Claudia Zuncheddu

Lo Stato italiano in Sardegna è sempre più assente laddove dovrebbe essere presente, mentre la sua presenza è addirittura ingombrante laddove non dovrebbe proprio esserci. Strani equilibri in colonia.

Il 28 Aprile a Quirra, durante la manifestazione contro l’occupazione militare della nostra Isola, c’era da chiederci: ma quanto ci costa uno schieramento di forze dell’ordine così spropositato, imponente ed inutile? L’area attorno al Poligono più vasto d’Europa era sotto assedio. Militari in assetto antisommossa nascosti persino in mezzo alla vegetazione, un elicottero che sorvolava sul cielo di Quirra. In questa occasione hanno debuttato persino i cani antisommossa, tenuti stretti al guinzaglio anch’essi per ben oltre mezza giornata. Ma in quel clima di repressione per gli umani, quel “maltrattamento degli animali”, passa inosservato nella sua gravità. Neppure le signore erano libere di un minimo di privacy per fare pipì perché una voce urla: “…e si metta lì!” dietro un cespuglio sotto gli occhi dei guardoni.

C’era pure qualcuno con problemi di salute che necessitava di tornare a casa ma gli sbarramenti ci accerchiavano al punto di impedirci non solo di andare avanti lungo il percorso previsto, ma persino di tornare indietro. Ogni nostro tentativo di ragionevole mediazione è stato inutile. Ma se è comprensibile, anche se non condivisibile, l’ordine di bloccare la manifestazione, di certo impedire al singolo cittadino di tornare a casa, presuppone di fatto un sequestro di persona. Così come il calcio sferrato con violenza proveniente dallo schieramento degli agenti, contro un noto pacifico intellettuale, non più giovanissimo, che chiedeva soltanto di poter tornare a casa, non è stato sicuramente un bel segnale di rispetto neppure per quella barba bianca. Fa pure discutere lo schiaffo volato contro un giovane, il cui torto era quello di voler recuperare un panino dalla sua auto.

Ma chi educa e forma questi “addetti all’ordine pubblico” dello Stato italiano? Forse la buonanima del fascio oppure le nuove democrazie autoritarie? In questa occasione, era palese che lo Stato avrebbe voluto e dovuto portare a casa la sua vittoria: un pestaggio di massa per scoraggiare prevedibili nuove mobilitazioni e manifestazioni di dissenso, sempre più frequenti, visti i venti di guerra e la crisi politica ed economica in corso in Sardegna e in gran parte del resto del mondo.

Il comportamento dei manifestanti ha deluso le aspettative dello Stato, rispondendo con i fiori, cun casu e binu, con allegri e ironici cartelli del tipo “meno poligoni e più poligami” o “arriviamo già pestate… caricatevi il cellulare”. Una manifestazione coloratissima con giovani donne dotate di parrucche bianche e viola che giocavano ad organizzare il gioco del fazzoletto tra le forze dell’ordine, già naturalmente ben schierate da una parte e la squadra dei manifestanti, un po’ più disordinata dall’altra. Inutile dire che le forze dell’ordine hanno perso il gioco. E’ lo Stato che ha perso il 28 a Quirra.

Quello Stato “impaurito per il pericolo che qualche giovane fosse armato di cesoie per aprire la rete metallica del poligono”, ha già perso la sua credibilità. Naturalmente lo Stato non è ingenuo. E’ tempo di restringimenti degli spazi democratici e di forti repressioni per chiunque dissenta. Questi sono gli ordini che i potenti della Terra e i poteri forti impongono a livello internazionale. Naturalmente i metodi si adattano da zona a zona.

Vogliono che nessun sardo osi sollevare la testa. A Quirra c’era il mondo della “ribellione democratica”. Il mondo indipendentista sardo era ben presente, compatto e a testa alta. Noi non ci facciamo impaurire da nessuno, neppure dallo Stato italiano che gioca ad innalzare il livello di scontro con il Popolo sardo.

 

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