La tolleranza zero del decreto Minniti

16 Aprile 2017
Graziano Pintori

Sabato 8 aprile l’elegante e algida Lilli Gruber ha portato sul tavolo di 8 ½ la questione degli sceriffi nei panni di sindaci, sfornati dal decreto Minniti sulla sicurezza urbana. Oltre al solito esponente leghista, tosto e dalla schiena dritta e al solito rappresentante della sinistra, con i suoi sensi di colpa, era presente lo sceriffo Nardella, borgomastro di Firenze in netta concorrenza con gli sceriffi della lega e i federali neofascisti. Nardella, caro amico di Renzi, da cui trae ispirazione e insegnamento, afferma che la questione sicurezza appartiene alla cultura della sinistra, perché anche i poveri e l’umile buona gente devono essere protetti dai ladri, dagli accattoni molesti, dagli sporchi senza dimora, dai brutti tossicodipendenti, dai cattivi truffatori di strada.

Con convinzione sosteneva che bisogna intervenire nei confronti di questi infidi personaggi anche per difendere il decoro delle strade, intendendo, naturalmente, quelle rinascimentali che portano agli Uffizi, Ponte Vecchio, Piazza Signoria, Santa Croce e via dicendo, lungo le quali i vari Bulgari, Armani, Gucci ecc.ecc. devono esporre con la massima sicurezza l’elegante e opulenta merce senza subire offese dai soliti brutti, sporchi e cattivi. Perciò, uno sceriffo che si rispetti, che difende i poveri e l’umile buona gente, deve essere in grado di rendere innocua l’altra fetta di povera gente che assume comportamenti molesti, diffondendo insicurezza e paura nei confronti di chi pratica shopping.

Fuori da qualsiasi tono ironico le cause del senso di insicurezza e paura che allignano nell’animo di tantissimi cittadini italiani, e che i sindaci seri dovrebbero conoscere a menadito, le spiegano bene i dati del rapporto Italia 2017 dell’Eurispes (Istituto di Studi Politici, Economici Sociali). L’Istituto di ricerca mette in evidenza che la paura e il senso d’insicurezza degli italiani trovano origine nella quotidianità di una vita qualitativamente sempre più al ribasso, che si manifesta con una crescita vertiginosa sul peggioramento della salute e il disfacimento della psiche. Mentre i giovani hanno la paura di non trovare lavoro, di non riuscire a diventare autonomi e costruire una famiglia; uno su quattro italiani si sente povero, mentre uno su dieci decide di tornare a vivere con i genitori perché non è più in grado di sostenere un mutuo o il costo di un affitto. Non a caso il motivo che crea maggior paura e insicurezza fra gli italiani (76,7%) è la perdita del lavoro, da cui l’incertezza e la precarietà quotidiana della vita, che favoriscono un notevole passo avanti dei disturbi d’ansia e inevitabili suicidi, essendo l’estrema soluzione di coloro che vivono le nuove condizioni di povertà come frutto del fallimento personale.

Chissà quanta di questa umanità è costretta a vivere lungo le strade rinascimentali o meno, i parchi, le stazioni, le cattedrali, ai lati dei negozi scintillanti o delle banche ecc. perché hanno perso di tutto: dimora, lavoro, famiglia, cure, testa, che , a un certo punto, per una questione di sopravvivenza, sono diventati molesti, invadenti, fastidiosi, sgradevoli, noiosi insistenti, pesanti, irritanti, tediosi, indisponenti, inopportuni e chissà quant’altro. A questi miserabili, per tutelare il decoro urbano che gli sceriffi devono garantire, potrà essere applicato il Divieto di Accedere alle Manifestazioni Sportive, il famoso DASPO, ossia quel meccanismo di legge ideato per dissuadere “categorie di persone che versino in situazioni sintomatiche della loro pericolosità per l’ordine e la sicurezza pubblica”. Il DASPO Urbano può essere preventivo cioè disporre l’allontanamento della persona cattiva dal “luogo del misfatto” per un periodo da uno fino a cinque anni; quello penale invece contempla l’allontanamento del reo da due a otto anni dal luogo dove si è commesso il “massacro”.

Questo provvedimento essendo nato per dissuadere la delinquenza sportiva, oggi non si capisce bene se debba combattere le povertà oppure i poveri, la tossicodipendenza oppure i tossicodipendenti, i rovistatori d’immondizie alla ricerca di cibo oppure lo spreco alimentare, e via discorrendo. L’ambiguità di questo sotterfugio lo noti bene negli interventi dei politici con la stella di latta sul petto, i quali parlando di poveri e povertà si ergono a paladini dell’ordine pubblico indicando le azioni securitarie (vedi i DASPO), con il protagonismo degli sceriffi/sindaci, verso altri poveri “irregolari” molesti e dediti all’accattonaggio, al parcheggio abusivo, alla tossicodipendenza ecc. Insomma contro quei brutti, sporchi e cattivi partoriti nella maggior parte dei casi dalla stessa povertà. Quindi, per un motivo o per l’altro, chi subisce è l’emarginato, l’escluso, il miserabile, il nullatenente, il tapino che nella circostanza gli viene attribuito il dono binario dell’esistenza: rappresenta il povero e la povertà che a sua volta il DASPO difende e offende contemporaneamente. Comunque, ciò che conta è allontanare la vista dei poveri e delle povertà dai centri cittadini per tenere alto il decoro urbano e non interrompere lo shopping praticato dalla gente per bene. Lontano dagli occhi lontano dal cuore.

Intanto, chissà quanti altri sindaci vorranno attaccarsi al petto la stella argentata ispirati dal decreto Minniti sull’esempio dello sceriffo Nardella/Renzi. Ricordiamo che Minniti è il ministro della polizia e della sicurezza, si dichiara, anche lui, di sinistra e il gossip politico riferisce che per l’occasione è divenuto un ex dalemiano di ferro. Anche lui è convinto, come Renzi vuole, che il decreto sulla sicurezza risulti, dal punto di vista economico, un ottimo bilanciamento tra ordine pubblico, povertà, politiche assistenziali e l’inviolabile pareggio di bilancio. Inoltre, c’è da dire che il più volte menzionato decreto risulta più concreto, sostanzialmente più rapido ed efficace nel dimostrare i risultati attesi, perché da che mondo è mondo il manganello è più concreto, rapido ed idoneo di qualsiasi analisi sociologica sulle povertà. Non a caso le analisi sulle povertà sostenute da Corradino Mineo durante l’incontro organizzato dall’immarcescibile Gruber si frantumavano nelle orecchie dello sceriffo Nardella e del vattelappesca leghista di turno.

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