Le torri di Atlantide

16 Dicembre 2012
Alfonso Stiglitz
Di questi tempi, ci stiamo velocemente avvicinando al 21.12.2012 qualunque cosa esso significhi per voi, è importante riflettere su Atlantide; non sull’esistenza dell’isola inventata da Platone, ma sul profluvio di pubblicazioni che identificano la Sardegna con Atlantide, sede degli indomiti Shardana che hanno dominato il Mediterraneo e l’Oceano, diffusori del verbo monoteista e, probabilmente, giganti.
Perché parlare di Atlantide? Perché è comparso un libro che analizza questo fenomeno mediatico, con lo sguardo dell’antropologo interessato ai meccanismi che sovraintendono alla “invenzione della tradizione”*.
A che serve un libro su Atlantide? Risponde alle domande che ci poniamo davanti a scaffali pieni di libri in bella mostra, colmi di teorie non dimostrate, descritte con un profluvio di dati disparati, disordinati ma accuratamente privi di strumenti di verifica per il lettore curioso ma disarmato. Il libro fornisce questinstrumenti e lo fa con una bella scrittura, con profonda argomentazione e con ironia. Strumento importante soprattutto quando vediamo questi testi far bella mostra di sé nelle scuole, su invito di insegnanti dotati di una traballante preparazione storica frutto dello stato attuale dell’Università
Un fenomeno diffuso che cerca nei vuoti, che la ricostruzione storica scientifica non riesce ancora a colmare per le epoche passate, i luoghi nei quali inserire storie “inventate”, appunto, che nobilitino la propria stirpe e ne determinino da una parte l’Identità esclusiva e dall’altra il primato sugli altri. Un fenomeno che in Sardegna ci portiamo appresso ininterrottamente dall’ottocento, dalle c.d. Carte d’Arborea. Un filo rosso che lega l’epopea del gruppo di intellettuali che al momento della formazione dell’Italia cercarono disperatamente di colmare quello che per loro era un divario storico con la penisola, con quella dell’attuale creazione di improbabili modelli pseudostorici, poveri epigoni della ricerca scientifica.
Le carte d’Arborea fissavano la nascita della patria nel medioevo, dimostrando il primato della Sardegna e lo facevano falsificando le prove, in un momento in cui ancora scarni erano i documenti originali e la ricerca muoveva i primi passi. Oggi non si falsificano piu’ le prove, ma le interpretazioni, attraverso fantasiosi modelli  autoreggenti.
L’origine della nostra identità non viene più fissata nel Medioevo, troppo vicino e ormai troppo noto anche ai più sprovveduti, ma lo si riporta indietro nel passato nuragico: è la Sardegna incontaminata fissata per sempre, in un’eterna età dell’oro (pardon, del Bronzo) in cui tutto è già avvenuto prima che altrove; un cerchio perfetto della nostra storia, i Nuragici-Shardana, Signori Giudici che passando da Ampsicora arrivano ai Giudicati e, giù giù, fino a noi.
Ma l’aspetto più importante del filo rosso che lega questa continua invenzione del nostro passato, dall’Ottocento, ai fasti fascisti, all’attuale pseudostoria è il ruolo che alcuni autorevoli studiosi svolgono nell’appoggiare, con eleganti e scivolosi distinguo in qualche caso, o nell’ipocrito incoraggiamento. Un sostegno all’esposizione di dati scientifici improbabili, come nel caso dello “Tzunami”, un autentico caso di analfabetismo scientifico, con l’annuncio di mirabolanti scoperte o di indagini annunciate e realizaate ma delle quali non saprete mai i risultati reali, accuratamente occultati. È impressionante constatare come tutti gli elementi dell’invenzione di questa tradizione descritti nei libri attuali li troviamo già nel passato; il legame tra la Sardegna e Atlantide, la supremazia degli Shardana, l’orientamento sacro dei nuraghi, i giganti, sono tutti presenti nelle riviste culturali degli anni trenta, finalizzati in quel caso al mito della purezza della razza.
Le nuove elaborazioni rifuggono da queste equazioni, ma compare un altro elemento, importante, ma da maneggiare con estrema cautela. Sin ipotizza, infatti, la continuità genetica dei sardi dal paleolitico, con un uso disinvolto del DNA e la consueta indifferenza ai dati archeologici. Un percorso aperto dagli scienziati alla ricerca del DNA sardo, qualsiasi cosa voglia dire, fino alla recente teorizzazione che vede nella “scrittura arcaica” dei malati di Alzhaimer la prova della scrittura nuragica. Qualcosu su cui e’ bene indignarsi.
Il libro fornisce le storie dell’origine e dello svilupparsi della pseudostoria sarda, con anche un utile cronistoria dell’attacco oscurantista verso la ricerca archeologica, supportato ampiamente dai nostri politici e intellettuali. Ma fornisce, soprattutto, importanti riflessioni sui fattori antropologici che accompagnano questo fenomeno
Voglio chiudere con una riflessione platonica.
Questi libri, analizzati da Fabrizio Frongia, parlano in realtà della lettura moderna di Atlantide: quella della civiltà superiore, dell’uomo perfetto, di casta, del dominatore dei mari e degli altri popoli, del primato nella scrittura, nella tecnologia: un’Atlantide nata tra il ‘700 e l’800. Ma qual è l’Atlantide di Platone, da tutti così pervicacemente tradita? Tutti si dedicano alla geografia dell’isola e alle modalita’ della sua distruzione, nessuno si chiede il perche’. Atlantide affonda nei flutti, distrutta dall’ira di Poseidone i cui figli sono i re di Atlantide che hanno governato con saggezza e forza, grazie al sangue del dio. Nessuno di questi libri si chiede perché Poseidone si adiri con la sua protetta e la distrugga: lo fa perché i governanti prendo a sposarsi con comuni mortali, il sangue atlantideo degenera, si imbastardisce e, quindi, va punita. In sostanza a differenza di quello che pensano gli Atlantofili moderni, l’Atlantide di Platone è una società aperta, io direi, una società meticcia.

*Fabrizio Frongia, Le Torri di Atlantide, Nuoro, Il Maestrale, 2012.
Un libro da leggere per la sapienza dell’autore e per il coraggio di un editore in aperta controtendenza.

9 Commenti a “Le torri di Atlantide”

  1. Joan Oliva scrive:

    Negli infinitiversi
    quello che si compie
    è già stato.
    Siamo contemporanei
    frastornati ancora dal Big Bang,
    il primo primate
    sta scendendo a terra
    mentre noi ci solleviamo
    sulla punta dei nostri piedi
    tecnologici
    e scendiamo sulla luna.
    Già vecchi ci incurviamo
    col tempo
    pronti ad esplodere.

  2. Giusi Gradoli scrive:

    Vorrei ringraziare Alfonso Stiglitz per la grande ‘pazienza’ nel rispondere, sempre costante e solerte, a tutti gli articoli o i libri relativi a quella che possiamo chiamare ‘pseudo archeologia’. E’ vero che siamo (o dovremmo essere) in un paese democratico dove ognuno è libero di scrivere ciò che vuole, ma credo che ci sia un limite a tutto….

  3. Aba Losi scrive:

    Sì, c’è un limite a tutto, anche alle calunnie ed alle insinuazioni gratuite del dr. Stiglitz. “Un percorso aperto dagli scienziati alla ricerca del DNA sardo, qualsiasi cosa voglia dire, fino alla recente teorizzazione che vede nella “scrittura arcaica” dei malati di Alzhaimer la prova della scrittura nuragica. Qualcosu su cui e’ bene indignarsi.”
    Dr. Stiglitz, come al solito, lei non ha capito nulla della scrittura nuragica e non esita ad insultare-e questa, solo questa é la cosa su cui indignarsi: cioé che non é assolutamente vera questa affermazione e lei non ha nessun diritto di spacciarla per tale. Si legga il libro “Archetipi e memorie” della dottoressa Maria Rita Piras, una neurologa dell´Universitá di Sassari che studia i malati di Alzheimer da oltre 30 anni, e capirá che quella che ha detto é una castroneria colossale. Negli studi della dottoressa c´é solo la prova concreta che alcune lettere degli alfabeti arcaici, tra cui quelle che rimandano a geometrie di base (come gli angoli diedri e piani), sono insite nel cervello umano e permangono, per un certo periodo, in ca. il 25% dei malati quando perdono la capacitá di scrivere col codice imparato a scuola.
    La sovrapposizione con l´alfabeto arcaico proto-sardo é parziale, ma non é certo questo che dimostra o vuole dimostrare l´esistenza di documenti nuragici: quelli si dimostrano da soli, con la loro fisicitá, che puó toccare anche lei.
    E non hanno nulla, ma proprio nulla a che fare con il mito di Atlantide.

  4. Marcello Madau scrive:

    La presunta scrittura nuragica è spesso oggetto di teorizzazioni che si basano su una preoccupante assenza di procedure scientifiche. Condivido il giudizio dell’autore sul libro recensito: ho scritto volentieri la prefazione al bel libro di Frongia anche per l’equilibrio con il quale tratta alcune singolari teorizzazioni sulla scrittura nuragica. Il problema in età nuragica è molto serio, certamente sottovalutato dall’ Accademia (come, un tempo, i rapporti con gli Etruschi) ma non può che basarsi su contesti di scavo controllabili e verificabili; la modalità con la quale viene spesso trattato da ambienti non scientifici è legata ad Atlantide dal filo doppio delle ideologie nazionaliste e della nostra ‘invenzione della tradizione’, dalla nascita del nazionalismo moderno alle sue rivisitazioni fasciste. Trovo anche io, soprattutto dal punto di vista della procedura scientifica, molto discutibile il tentativo condotto sui malati di Alzheimer. A partire dall’inaffidabilità dei presunti documenti di scrittura nuragica a cui Alfonso si riferisce. C’è libertà di ricerca, per fortuna. Ma anche di critiche severe. Dire poi ad un archeologo competente come Alfonso Stiglitz “come al solito, lei non ha capito nulla della scrittura nuragica” in contrapposizione all’esperienza in materia di una neurologa, colpisce per la maniera e il merito. Forse il problema è che è davvero difficile capire la presunta scrittura nuragica in questione.

  5. Alfonso Stiglitz scrive:

    Ma che mi dice, dott.ssa Losi? La “scrittura arcaica” dei malati di Alzheimer non c’entra niente con quella nuragica? Ma lo sa che siamo d’accordo. Quindi converrà con me che l’ultimo centinaio di pagine di quel libro possono essere buttate nel cestino e, magari, possiamo consigliare alla prof. Piras di non presentare pubblicamente il suo lavoro con titoli come ” La scrittura nuragica e gli archetipi dei circuiti cerebrali” oppure “Lettere nuragiche dei segni alzheimeriani”; sa, qualche spirito semplice come me potrebbe anche credere a quelle teorie.
    Visto che siamo a Natale Le voglio fare un regalo affinché il nuovo anno possa portarLe un po’ più di pace, un consiglio di lettura: Luca 6, 39-44.

    P.S.
    Calunnie e insinuazioni? Temo si si sia confusa con il suo blog dove sono di casa, quotidianamente.

  6. Michele Podda scrive:

    Eccessiva l’ironia per chi ha pure il diritto alle proprie teorie, e per i comuni mortali come me, sensibili a un passato meno “miserabile e straccione”, o meno vuoto e insignificante, per l’ Isola sfortunata. In fondo è la nostra patria, perché i sardi, nonostante l’opera di sabaudi, fascismo, scuola e tv italiane, HANNO LA SARDEGNA COME PATRIA, pur non rinnegando in tutto l’Italia. Parlare di “diffusori del VERBO, di giganti”, o di “invenzione della tradizione” e di “primato sugli altri” è andare oltre.
    E gli spazi del passato consentono l’ interpretazione, e il fissare un’ “età dei metalli”, che sia oro o bronzo, o ferro, (ho consciuto “su fraile” dei paesini). Non è corretto indicare un nesso tra fascismo e “invenzione attuale” , salvo poi negare tali equazioni. E sul DNA dei sardi vi è ricerca seria, nonostante i malati di Alzaimer (indignarsi?).
    La conclusione dell’articolo, a base di mitologia greca, è tutta poesia, e non mi sembra affatto una “riflessione platonica”. La mia riflessione: L’autore sarà sardo, a parte il suo cognome? Conoscerà la società sarda attuale anche fuori della città, degli uffici e della cultura ufficiale, immancabilmente “italiana”?
    Marcello Madau invece il cognome sardo ce l’ha, e conosce bene la società dei sardi. E sicuramente sa bene che l’attaccamento alla propria identità non è nazionalismo fascista, come non lo era per Lussu o per Gramsci. Equilibrio e tolleranza, per capire.

  7. Aba Losi scrive:

    Sì, ha ragione dr. Stiglitz, lei è uno spirito semplice. Su questo sono d’accordo.Ancora non ha capito, è una partita persa. Le faccio però notare una cosa: io , nel mio blog (come lo chiama lei) faccio sempre nomi e cognomi, come esige l’ etica professionale; cito, puntualmente, quello su cui non sono d’accordo e perchè e non vado mai sul personale:non mi interessa e non è corretto. E questo non può negarlo, nessuno può-è lì da vedere e da leggere (cosa che mi pare di capire, anche lei fa). In questo libro, nella sua recensione, in quella di Madau invece non si fanno nomi-sarebbe troppo coraggioso, però tutti devono capire di chi si parla-ma si mette tutto nel minestrone sperando che “gli spiriti semplici”, accostino Atlantide con la scrittura nuragica.
    Se lo legga lei, Luca. Io non sono religiosa.

  8. Marcello Madau scrive:

    Non ho mai pensato che tutto il nazionalismo sia fascista, né l’ho mai scritto. Esiste un filone importante, non a caso progressista (mi riferisco ad esempio a ProgRes) , che fa i conti con le indubbie premesse formative del nazionalismo e pure non rinuncia al rapporto positivo con le proprie radici culturali. Ma è indubbio che l’invenzione della tradizione, la produzione di falsi attrattivi e la mitizzazione dell’etnia, spesso con forme militaresche, siano aspetti culturali propri della nascita del nazionalismo e ben utilizzati dai regimi fascisti e autoritari. Mi spiace dirlo, ma l’inaccettabile distinguo sui cognomi fatto da Podda rientra proprio in questi ultimi aspetti. Per il resto, sono convinto che il tentativo di avere pubblicità da parte di chi è al di fuori della comunità scientifica archeologica, e usa metodi e linguaggi per noi inaccettabili, non debba essere assecondato.

  9. michele podda scrive:

    E’ così difficile capirsi, oggigiorno, che è facile cascarci: il problema è la sardità, ossia l’essere e il sentirsi sardi, partecipi cioè di quella identità ben distinta da TUTTE LE ALTRE STRAORDINARIE E VALIDISSIME CULTURE DEL MONDO (sarebbe lungo soffermarcisi).
    Ho scritto “a parte il cognome”, e il riferimento a Gramsci non avrebbe dovuto lasciare dubbi.
    L’espressione abusata “abbassare i toni” (lo dico per l’autore dell’articolo) forse è la più adeguata per questa e per tante altre occasioni che potrebbero contribuire invece a chiarire e FAR CAPIRE, a tutti i lettori curiosi, come stanno veramente le cose.

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