Lettera d’intenti

12 Giugno 2012

Marco Ligas

Questo contributo del nostro direttore si inserisce nel difficile dibattito in corso: un dibattito che riguarda tanto la sopravvivenza e la vita de ‘il manifesto’, quanto le modalità con le quali non solo vita e sopravvivenza, ma natura collettiva della discussione dovrebbero essere praticate. Ecco perciò questo intervento, che si aggiunge da ultimo alla discussione che anima il circolo di Bologna.

Cara Norma, care/i compagne/i della redazione,
sappiamo della fase difficile che vive il manifesto e siamo consapevoli del rischio che corriamo. Tuttavia, e questo è un aspetto positivo da non sottovalutare, stiamo cercando tutti una fuoriuscita dalla crisi. Sono sicuro che cercheremo ancora le strade praticabili (compatibili e coerenti con la natura del giornale) perché il manifesto possa ancora uscire. Sottolineo l’aspetto della coerenza rispetto all’ispirazione originaria del giornale, lo ritengo irrinunciabile perché senza questa caratteristica il quotidiano sarebbe un’altra cosa.
In queste settimane, forse mesi (comunque pochi) dobbiamo prendere decisioni importanti: la forma proprietaria del giornale, le modalità con cui arrivare a questa risoluzione, la definizione di un progetto politico /editoriale del manifesto.
Come facciamo tutte queste cose?
Cara Norma e care/i compagne/i della redazione io ho l’impressione, dalle informazioni che ricavo dal giornale e dai pochissimi incontri che organizziamo, che voi redazione vogliate decidere da soli tutte queste cose. Forse questa vostra scelta è suggerita dalla discrezione o dalla preoccupazione che eventuali contrasti interni possano alimentare contrapposizioni schematiche. Ma anche in questo caso commettereste un errore perché l’appartenenza del manifesto va oltre la redazione. Sin dall’inizio il quotidiano è appartenuto giuridicamente ad una cooperativa di giornalisti ma politicamente ad un’area ben più larga che comprendeva i sostenitori, i lettori, i simpatizzanti, insomma tutti coloro che consideravano il manifesto uno strumento di informazione critica e di progettualità per la sinistra.
Del resto quali aspettative pensiamo che abbiano le centinaia di compagni che partecipano agli incontri che organizziamo a sostegno del giornale? Sono compagni che intendono mantenere un rapporto con noi, che vogliono sostenere il manifesto ma vogliono al tempo stesso essere protagonisti della scelte che si faranno per uscire da questa crisi.
Per tutte queste ragioni vi propongo pertanto di uscire dal silenzio, di aprire un’ampia discussione sul giornale e nelle sedi dove operano i compagni del manifesto, e di coinvolgere tutti coloro che sono interessati alla vita del manifesto. Le conclusioni potranno scaturire soltanto dopo.

Un caro saluto, Marco Ligas

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