Quando il linguaggio dell’odio non viene combattuto è fascismo

7 Luglio 2016

Emmanuel Chidi Namdi, il 36enne nigeriano richiedente asilo in coma irreversibile a Fermo dopo un pestaggio da parte di un ultr‡ 35enne della Fermana, che prima aveva insultato la moglie dandole della "scimmia africana". Lui e la sua compagna Chinyery, di 24 anni, erano arrivati al seminario vescovile di Fermo, che accoglie profughi e migranti, lo scorso settembre. ANSA/ PER GENTILE CONCESSIONE DI IL REDATTORE SOCIALE ++HO - NO SALES EDITORIAL USE ONLY ++

Sergio Sinigaglia

Ora è un diluvio di condanne, di dichiarazioni contro il razzismo e quant’altro. Poco fa il ministro Alfano in conferenza stampa, con un mezzo sorriso di autocompiacimento, ha annunciato che la moglie di Emmanuel avrà il via libera per la richiesta di asilo. Ma è un diluvio di ipocrisie, di frasi fatte. Si tenta di far passare i due aggressori come dei “balordi”, degli “invasati”. Don Vinicio ha parlato di “scatole vuote”. Ma noi sappiamo che non è così. Se i due figuri hanno potuto pestare a morte Emmanuel Chidi Namdi è perché c’è un clima diffuso di intolleranza, di razzismo, di rancore verso gli immigrati, fomentato ad arte, che ognuno di noi può verificare quotidianamente. E anche in questo caso c’è stata probabilmente un’omertà da parte di chi sapeva e per ore ha cercato di nascondere l’accaduto.

Massimo Rossi, consigliere comunale a Fermo, eletto in una lista di sinistra, ci ha raccontato che l’aggressione è avvenuta martedì alle 14.30 in un posto sicuramente isolato della città, ma successivamente sono intervenuti i vigili urbani. Dopo cinque ore si è tenuta l’assemblea consiliare. Possibile che nessuno sapesse nulla? Lui è venuto a conoscenza dell’accaduto alle due di notte ascoltando la radio. Il sospetto che non si sia voluto far girare la notizia è inevitabile.

Così come inizialmente è stato riferito che l’aggressione non aveva avuto testimoni, mentre ora iniziano ad arrivare le prime ammissioni: qualcuno ha visto e ha taciuto. E fornisce ricostruzioni quanto mai “equilibriste”, come si volesse dividere le responsabilità tra aguzzini e vittima. Eppure i due aggressori erano seduti su quella panchina già da tempo e anche in questo caso trapelano testimonianze di ragazzi di colore anche loro vittime di insulti razzisti, come se i due squadristi cercassero il pretesto per picchiare. Tutti elementi che andranno certamente verificati e confermati, ma che rendono ben chiaro il contesto in cui è accaduto questo gravissimo fatto.

E a proposito di contesto è bene ricordare che a Fermo c’è una giunta guidata da due liste civiche “trasversali”. Il vicesindaco è stato assessore nella precedente amministrazione in quota Sel. Il primo cittadino ha un passato di dirigente nella locale squadra di calcio e in questi momenti non pochi ricordano come non abbia disdegnato gli appoggi dalla curva degli ultras, dove fascisti e razzisti locali sono di casa. Sentore del clima di odio che covava erano stati anche gli attentati nei confronti della chiesa locale avvenuti mesi fa, come rappresaglia contro l’impegno sul fronte dell’accoglienza.

Ma volgendo lo sguardo oltre i confini fermani, scopriamo che le Marche sono una delle regioni dove le richieste di asilo vengono respinte in numero maggiore rispetto alla media nazionale.

Proprio per questo nei mesi scorsi Ancona ha assistito a delle proteste dei rifugiati, l’ultima poche settimane fa. È anche opportuno ricordare che il capoluogo regionale da tre anni è governata da una giunta, il cui sindaco Pd nel febbraio del 2014 non ebbe molti scrupoli nell’imporre di fatto lo sgombero di una quarantina di senza casa che da dicembre aveva occupato una scuola comunale da tempo abbandonata.

Ecco questi sono alcuni esempi, ma potremmo continuare. In questa situazione c’è naturalmente l’ampio circuito di associazioni di base, centri sociali e soggettività antirazziste che quotidianamente si adoperano per l’accoglienza dei migranti. Dal porto di Ancona mesi fa è partita una nave di attivisti per Idomeni, e martedì ne salperà un’altra per Salonicco, sempre nell’ambito della mobilitazione nazionale “Over the Fortress”. Ma il contesto è sempre più difficile e complicato.

Per tornare a Fermo, ancora non si sa quando ci saranno i funerali visto che nel pomeriggio ci sarà l’autopsia e poi verrà autorizzato l’espianto degli organi. Questa sera si terrà un’assemblea dei movimenti per organizzare una mobilitazione che dovrebbe assumere carattere nazionale. I sindacati invece vorrebbero promuoverne una per martedì. Loro se la prendono con calma. Come sempre.

Da Il manifesto di Bologna

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