Lo stato di salute del cinema sardo

1 Febbraio 2016
12647256_10208726168814198_9060532024222497486_n
Nadir Congiu

L’inverno sardo è ricco di novità che concernono il mondo del cinema. È notizia di dicembre che la Regione Sardegna dopo svariato tempo finanzierà la settima arte, il cinema. Un risultato che secondo Claudia Firino, attuale assessore alla cultura della Giunta Pigliaru, è straordinario, essendo il primo cospicuo finanziamento dal 2010

. Già selezionate attraverso bando di gara, le pellicole che otterranno i contributi sono quattro: “Lo Stato delle Anime” di Peter Marcias, “Ovunque Proteggimi” di Bonifacio Angius, “L’Uomo che Comprò la Luna” di Paolo Zucca, e infine “Assindira” di Salvatore Mereu.

Così mentre il cinema sardo torna nel dibattito, nel bene e nel male, ecco affiorare anche casi che scaturiscono polemiche non di poco conto, che ancora una volta ci fanno capire quanto la gestione e la sviluppo della cultura in Sardegna – a oggi legata in maniera inadeguata alla promozione del territorio, aspetto molto grave della attuale condizione del turismo in Sardegna –  e la crescita delle arti in determinati contesti,  sia priva di una visione a lungo termine e spesso parrebbe inciampare in cliché che nel 2016 risultano essere ridicoli. Infatti, salta all’occhio un’assenza – per molti pesantissima – dalla graduatoria finale dei finanziamenti regionali, quella del progetto cinematografico ispirato dalla trilogia fantasy “Iskìda della terra di Nurak”, scritta da Andrea Atzori. Progetto al quale lavora Anthony La Molinara, Premio Oscar per gli effetti speciali di “Spiderman 2”, uno che dovrebbe sapere il fatto suo in quanto a rendere straordinarie cose prima ritenute ordinarie e che ha già ricevuto la solidarietà di tanti appassionati del settore nonché di chi vedeva questo progetto come una importante vetrina per la Sardegna e il cinema isolano.

Sul cinema sardo si è detto tanto negli anni, settore con tante promesse interessanti e che troppo spesso è stato sottovalutato, soprattutto nel suo ruolo di diffusore di un’idea di noi stessi frequentemente folclorizzata e incatenata a stereotipi che, diciamola tutta, appaiono dannosi e riconducibili a un visione autocolonizzata. Così chi esce a ragione da questi schemi, si ritrova a ricevere accuse di cosmopolitismo gratuito o di deficit di “amore per la Sardegna”,  rimproveri che fanno sorridere, specie per un mondo così ricco di fantasia come quello del cinema. Per questo ho voluto coinvolgere in questo dibattito un giovane talento sardo, un amico, che ha avuto la dose giusta di spregiudicatezza per inserirsi fuori dai paradigmi imposti.

Mauro Aragoni è un regista, sceneggiatore, attore e musicista di Tortolì, luogo dove attualmente risiede e da dove parte la sua passione per il mondo della pellicola. Ha già collezionato svariati premi, messo in curriculum collaborazioni importanti come quella con Giancarlo Giannini e mandato in onda anche sul piccolo schermo alcuni dei suoi lavori. Fra questi bisogna segnalare un prodotto di elevata professionalità come “Quella sporca sacca nera” una serie western (con tantissime influenze di altro tipo) poi adattata a lungometraggio, che ha riscosso un notevole successo collezionando premi in diversi festival persino in California e che è stata totalmente progettata e girata in Sardegna. Inizia la sua carriera nel 2012, quando si specializza in diversi settori del cinema, fra cui audio design, fotografia, montaggio e sceneggiatura. L’anno seguente vede la luce il suo primo short film “Una stranissima giornata” che segna anche l’inizio della sua collaborazione con gli attori Maurizio Pulina e Antonio Luvinetti. È in quell’anno che lavora al fianco di Giannini, esperienza incredibile per il giovane regista. Ma è il 2014 l’anno della consacrazione grazie alla serie “Quella sporca sacca nera”, un autentico Spaghetti Western che ottieni tantissimi premi e i complimenti di un mostro sacro come Giancarlo Santi (braccio destro di Sergio Leone nella cosiddetta “Trilogia del dollaro”) per poi essere trasformata in un film unico che viene poi proiettato in diverse sale italiane e inserito come uno dei dieci migliori film western dalla rivista Rolling Stone. Da rimarcare la cooperazione con l’amico Alessio Cuboni, anche lui un giovane ogliastrino appassionato della settima arte, da cui nascono lavori come l’horror “Born from the Blood” (sequel del primo cortometraggio di Aragoni “Pavor Nocturnus”).

Cosa deve avere oggigiorno un giovane regista sardo per lanciarsi nel mondo del cinema?

Ci sono tanti modi, volendo si può prendere spunto da me, dato che per arrivare dove sono oggi credo di aver preso la strada più faticosa, essendo un autodidatta senza nessuna conoscenza del mestiere e lontano da chi il cinema lo fa:  prima di tutto bisogna acquistare una videocamera con un buon compromesso tra qualità/prezzo, poi come nella musica e in ogni altro settore artistico bisogna avere una passione smisurata. Il regista deve dare tutto se stesso, essere il più cattivo critico del proprio lavoro, imparare da chi il cinema lo fa, anche solo guardando tanti film, documentari e leggendo libri. Internet aiuta tanto, ma soprattutto bisogna farsi le ossa sul campo e si deve avere un’enorme visione d’insieme, senza mollare mai davanti alle difficoltà. Bisogna sempre accettare e distinguere le giuste critiche sfruttandole per crescere, stando con i piedi per terra ma allo stesso tempo sognando.

Ci dai un parere in generale sul cinema sardo? Come lo vedi?

Ora ti parlo da spettatore, devi considerare che io sono cresciuto con il cinema americano, mentre, da ragazzino, il cinema italiano mi andava stretto. Io ho 27 anni, non ho vissuto come mio padre o mio nonno il grande cinema italiano, sono nato nella piena decadenza, infatti per questo moltissimi giovani snobbano qualsiasi opera italiana ed è pure vero che purtroppo non si sono più visti registi come Leone, Fellini, Dario Argento o Fulci, ma non perché non esistono più, bensì perché non riescono ad emergere. Adesso però, le cose, vedendole non solo da spettatore ma dall’interno, stanno cambiando: noto quello che mi sembra un cambiamento di mentalità produttivo, anche se ancora non ha finito di fare la muta. Ci sono pellicole e serie tv italiane che ci stanno dando una boccata d’aria, ad esempio Gomorra diretto da Sollima o i film di Sorrentino. Invece di certo non è grazie al cinema che la Sardegna è bella. Se chiedi a un giovane, di età media fra i 16 e i 30 di vedere un film sardo, devi sicuramente insistere prima di riuscire a premere play. Questa mentalità, questa repulsione verso il cinema sardo probabilmente è colpa dei film finanziati per anni in passato, sfruttando i medesimi stereotipi sardi, cosa che non danneggia solo il cinema, ma danneggia noi stessi. Uno dei pochi film sardi che mi è piaciuto davvero è “L’arbitro” di Paolo Zucca. Ci tengo anche a sottolineare il lavoro svolto dalla Machete Records  che ha portato in tutta Italia oltre che dei grandi rapper, dei grandissimi registi come Alberto Salvucci con il quale mi è capitato di collaborare, registi che non solo con i videoclip sono riusciti a dare aria alla Sardegna.

Ci dai un’opinione sulla vicenda del mancato finanziamento di un film “diverso” sulla Sardegna come “Iskida della Terra di Nurak”?

Mi sembra strano che la Film Commission smetta così di punto in bianco di finanziare un progetto di tale portata. Sarebbe il colmo, penso che sicuramente sia successo qualcosa tra gli autori e chi lavora nella Film Commission.

Quanto sono importanti i fondi in questo mestiere? I privati aiutano l’arte del cinema?

Se vuoi crescere veramente, i fondi sono tutto. Io sto lavorando con diversi produttori di Roma, so che la Film Commission esiste per aiutare, so che tanti ne parlano male per come finanzia, so che ci sono sempre dei problemi. Non ho mai chiesto aiuti alla Regione perché la prassi immobilizza: tutte quelle scartoffie, fatture, soldi che devono arrivare ma poi devi aspettarli per anni, dimenticandoti del progetto. Insomma, la  burocrazia è il vero male. Lo stato è buono solo a prendere i soldi che ti guadagni. Ho la consapevolezza che nessuno ti regala niente, così vivo e così vivrò.  Quando mi arriveranno davvero dei finanziamenti stanziati dalla Regione Sardegna ti chiamerò per offrirti una  birra!

Parlaci dei tuoi prossimi lavori 

Sto scrivendo due western e nel mentre incrociando le dita per la loro produzione.  Collaboro anche con Andrea Guerra, uno dei migliori maestri e compositori Italiani, che ha creato le musiche di film come “La ricerca della felicità” o “La finestra di fronte”. Ero onorato di conoscerlo e ora sono felice  che sia diventato un amico, mi ha aiutato parecchio per ambientarmi a Roma. Oltre a questi progetti, con la mia vecchia squadra ho girato il teaser di “Nuraghes”. Si tratta di un assaggio del possibile film che vorrei realizzare, un omaggio alla Sardegna, finanziato con le nostre tasche e quelle di Giovanni Cabras (produttore e attore di “Quella sporca sacca nera”). È un film drammatico/epico/fantasy ambientato nell’epoca nuragica, per cui ci siamo impegnati mesi per poterlo realizzare. I costumi sono stati fatti seguendo nel dettaglio i bronzetti nuragici  riprodotti dall’artista Andrea Loddo.  Certo il film essendo un prodotto di fantasia ha molta invenzione, ma omaggerà comunque tanti particolari storici interessanti dell’isola. Il teaser ormai è già in fase di post produzione realizzata dal sassarese Alessandro Fele. Questo teaser è stato realizzato per cercare di colpire produttori o la Film Commission per i finanziamenti, ma soprattutto noi sardi. Poi da un anno stiamo realizzando un cortometraggio horror diretto da Alessio Cuboni (aiuto regista di tutti i miei lavori) dove recito e curo una parte della regia e la fotografia, ambientato nelle montagne innevate dell’Ogliastra.

Chi merita un Oscar?

Per me lo merita la sceneggiatura di Ex-Machina, poi incrocio le dita per Leonardo Di Caprio e spero anche per Stallone.

Questa intervista mi da una conferma: spesso bisogna dare modo ai “nuovi arrivati”, alle nuove leve per poter comprendere meglio, senza giri di parole e con la dovuta franchezza, quali sono le soluzioni dei problemi in certi ambiti. Specialmente se si parla d’arte in un’isola che arte ne produce tantissima, ma che avrebbe bisogno di slegarsi da chi ne ostacola la crescita.

3 Commenti a “Lo stato di salute del cinema sardo”

  1. Alberto Picciau scrive:

    Articolo scritto bene! Mauro sei un regista dal futuro promettente, quando avrai l’opportunità di reperire fondi in maniera agevole (grazie al peso che avrà il tuo nome), non dimenticarti di valorizzare la Sardegna strappandola dai suoi stereotipi!

  2. Antonio Manca scrive:

    Bella Mauro! Grandi Alessio Cuboni e Alessandro Fele che hanno lavorato come me al western “Quella sporca sacca Nera” ; una precisazione: i complimenti del mostro sacro Giancarlo Santi erano indirizzati alle musiche di “Quella Quella sporca sacca Nera”, che pubblicamente definì come “l’elemento più originale del film”, ero presente insieme a voi il giorno… strano tu non le abbia menzionate nella tua intervista.

  3. phoenix87 scrive:

    ho visto la serie web, assolutamente, le musiche sono la cosa più originale

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI