L’Unione Inquilini a congresso

16 Aprile 2015
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Roberto Loddo

L’Unione Inquilini oggi è la più grande organizzazione sociale di rappresentanza degli inquilini che difende il diritto alla casa. Il manifesto sardo ha Intervistato il suo segretario nazionale, Walter De Cesaris, sul congresso che si terrà a Livorno dal 17 al 19 aprile.

La nuova campagna del sindacato ha coinvolto artisti, intellettuali, scrittori, da Erri DE Luca, Ascanio Celestini, Massimo Carlotto, per arrivare all’urbanista Paolo Berdini e Padre Alex Zanotelli. Una campagna che sta avendo un successo riconoscibile soprattutto nel web e sui social media: un nuovo modo di fare comunicazione anche per il sindacato?

Ci proviamo. Siamo rimasti anche noi sorpresi dalle disponibilità che abbiamo incontrato. E’ il segnale che la questione del diritto alla casa è avvertito come un tema centrale. Dal nostro punto di vista, anche questo è un modo per fare uscire il tema della casa dal campo specialistico degli addetti ai lavori. Abbiamo una possibilità di avere successo solo se usciamo da due stereotipi: quello della riduzione della questione casa ad “emergenza” e quello altrettanto forviante del bisogno casa come “residuale”, in quanto riguarderebbe solo una fascia ristretta e marginale della popolazione.

Quali sono i temi di dibattito principali del congresso?

In Italia servono un milione di alloggi sociali, cioè sottratti al mercato privato, attraverso un nuovo intervento pubblico. Questo si può fare sostanzialmente a zero consumo di suolo e a saldo zero come cementificazione. Il cuore della proposta è quella del recupero e riuso ai fini della residenza sociale dell’enorme patrimonio immobiliare vuoto, in disuso, da dismettere. Il libero mercato ha fallito. In questi anni è più che triplicato il numero degli sfratti, in particolare quelli per morosità in quanto livello degli affitti e redditi non sono compatibili. La proposta che avanziamo è quella della abolizione del cosiddetto canale contrattuale libero. A queste proposte si deve connettere una nuova fiscalità sulla casa: fortissima penalizzazione delle case sfitte, reintroduzione della normativa di contrasto al canone nero e agevolazioni fiscali legate a una vera riduzione dei canoni attuali.

Il decreto milleproroghe voleva distruggere l’istituzione delle case popolari. Cosa avete ottenuto con la vostra mobilitazione?

Il governo nel cosiddetto piano casa Lupi (non nel mille proroghe dove il governo ha compiuto un’altra operazione politicamente infame, ovvero il rifiuto di rinnovare per il 2015 la proroga dell’esecuzione degli sfratti per finita locazione ai danni di anziani, portatori di handicap, malati terminali e nuclei con minori) ha inserito una norma che lo delegava ad emanare un decreto per accelerare il processo di dismissione delle case popolari. In attuazione di questa norma, agli inizi di novembre, il ministro Lupi aveva firmato un decreto che prevedeva la vendita all’asta del patrimonio ERP, concedendo agli assegnatari il diritto di prelazione sul prezzo di aggiudicazione. In sostanza, il prezzo di vendita lo faceva il mercato delle aste e l’assegnatario avrebbe dovuto o sobbarcarsi quel prezzo oppure avviarsi, anche nelle case popolari, verso un percorso di precarietà abitativa, che fatalmente sarebbe giunta all’espulsione. Siamo riusciti a far comprendere il senso di questa operazione e a promuovere una vera sollevazione nei grandi complessi degli assegnatari in molte città. Il progetto è stato per il momento sostanzialmente stoppato. Dal nostro punto di vista, le case popolari sono un bene comune su cui occorre investire per risanarlo e non un tesoretto da predare.

Qual’è lo stato delle politiche abitative oggi con il governo Renzi e l’ex ministro Lupi?

Abbiamo un giudizio molto negativo del governo Renzi e in particolare del ruolo svolto dal Ministro Lupi. La sua uscita di scena non ha creato nessun rimpianto. Al contrario, se fosse accaduta prima, avrebbe prodotto meno danni. Non esiste un piano casa se non cerca almeno di affrontare le due questioni strutturali che creano il disagio abitativo: come incrementare l’offerta di alloggi a canone sociale per far fronte al bisogno di chi avrebbe diritto a una casa popolare e non ha risposte. Il governo, non solo non ha affrontato questi problemi ma li ha aggravati aggiungendo una norma incostituzionale come la possibilità di negare la residenza a chi occupa per necessità un immobile.

Quali sono i principali temi della vostra agenda politica e in quali battaglie sarà impegnato il sindacato per la nuova stagione?

La sfida del congresso è quella della radicalità della proposta politica e della ricerca di una relazione che esca fuori dagli angusti confini del sindacato di settore. L’Unione Inquilini è un sindacato non concertativo, in questi anni si è mosso lungo la linea del conflitto e ha anche realizzato dei risultati significativi. Occorre connettersi in rete: Comitati locali, movimenti antagonisti, sindacati, grandi organizzazioni del volontariato, esperienze avanzate del sistema delle autonomie dei governi locali possono connettersi sulla base di una piattaforma condivisa. Nessuno deve rinunciare al proprio linguaggio e alle proprie modalità di azione e di lotta, ognuno con la sua autonomia e le proprie differenze, si può stare dentro una piattaforma comune e costruire una vera e propria coalizione per il diritto alla casa.

UI è collegata ai movimenti europei e internazionali che resistono contro le privatizzazioni e i saccheggi del patrimonio residenziale pubblico. Quali sono le esperienze più significative?

L’Unione Inquilini fa parte dell’Alleanza Mondiale degli Abitanti (IAI), di cui esprime il coordinatore. Partecipiamo attivamente ai forum sociali mondiali (all’ultimo tenuto a Tunisi, era presente una nostra delegazione). Abbiamo relazioni costanti con sindacati, associazioni, movimenti a livello europeo. Abbiamo partecipato a convegni e seminari europei sull’autorecupero, rispetto a cui abbiamo accumulato esperienze significative attraverso esperimenti che hanno avuto successo. Al nostro congresso, avremo un intervento video del rappresentante in Italia di Syriza che illustra le misure del governo Tsipras riguardo alla politica della casa e in particolare contro l’espulsione degli abitanti dovuta alle misure di penalizzazione fiscale decise dai precedenti governi.

Appoggiate il progetto di Landini, Unions?

Guardiamo con grande interesse la proposta della coalizione sociale avanzata dalla FIOM. Vorremmo interagire ed entrare nel percorso. Siamo convinti che solo dentro un movimento generale possiamo ottenere risultati concreti anche nel campo specifico della casa e che il tema delle politiche abitative debba essere uno dei pilastri della costruzione dell’alternativa. Insomma, occorre costruire una connessione tra i temi del lavoro e della casa.

Contemporaneamente ai lavori del congresso di Livorno, nelle stesse giornate si svolgerà a Roma anche l’assemblea nazionale dell’Altra Europa con Tsipras. Quali rapporti ci sono con la vostra organizzazione?

Abbiamo relazioni e rapporti positivi anche se, come Unione Inquilini, manteniamo una autonomia e indipendenza. In particolare, guardo con interesse l’idea di rompere la liturgia tradizionale della prevalenza della forma partito nella costruzione della rappresentanza. Anche qui, credo che occorra muoversi verso una costruzione a rete molteplice di forze politiche e sociali, che rimangono differenti e autonome, che si riconoscono in un progetto comune.

Da sempre l’Unione Inquilini parla di nuove proposte per il piano casa. Quali sono?

Un milione di alloggi sociali senza consumo di suolo o cementificazione attraverso il riuso del patrimonio pubblico vuoto e in dismissione e un nuovo “canone equo” attraverso l’abolizione del libero mercato degli affitti.

Uno dei temi importanti per il vostro congresso è quello del patrimonio pubblico. A quanto ammonta e come potrebbe essere utilizzato per il bene pubblico?

Il valore del patrimonio immobiliare pubblico in Italia è enorme: circa 281 miliardi di euro. Si parla a questo proposito in genere di sprechi rispetto agli affitti passavi pagati dallo Stato. C’è molto di più. C’è il costo della sofferenza abitativa in Italia che riguarda oltre un milione di nuclei familiari: 700 mila richieste inevase di abitazioni sociali, 400 mila sfratti per morosità, accumulatisi in questi ultimi 8 anni. Solo la perdita per il fisco derivante dalla morosità incolpevole equivale a circa 800 milioni di minori imposte pagate. Si possono mettere in campo progetti innovativi, come quelli dell’autorecupero, in cui cooperative costituite da individui e nuclei, che hanno le condizioni per avere diritto a una casa popolare, partecipano attivamente al progetto di recupero degli immobili dismessi o in disuso che gli vengono affidati.

Esiste una connessione tra il fallimento del neoliberismo e il diritto alla casa, difeso anche da assedi e sgomberi polizieschi con lotte spesso durissime?

C’è una connessione diretta. Un nostro slogan, che usiamo durante i picchetti antisfratto, secondo la mia opinione lo esprime con grande chiarezza: “Perdi il lavoro, perdi la casa. Non hai lavoro non avrai la casa. Il tema della casa deve diventare un tema generale della costruzione di una colazione sociale per l’alternativa. Solo così puoi rompere la spirale e ottenere risultati concreti e, ancora di più, una speranza di successo anche nelle vertenze più dure.

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