Ma quale razza?

16 Settembre 2018
[Graziano Pintori]

È morto Luigi Luca Cavalli Sforza, un nome dal sapore aristocratico ma di fatto scienziato genetista che dimostrò l’inesistenza delle razze tra gli umani. Con il supporto della scienza, affermava che un particolare aspetto fisico della persona non significava possedere caratteristiche ereditarie, riscontrabili nel comportamento, nella personalità, nell’intelligenza.

Cavalli Sforza tramite il DNA aveva ricostruito fatti e avvenimenti delle popolazioni del mondo, figurate in un albero genealogico carico di centomila anni di storia umana. Lo scienziato si avvalse della demografia, della linguistica e dell’archeologia per tracciare le linee filogenetiche dei popoli del mondo, connesse alle migrazioni e ai conseguenti incroci per rendere palese la coerenza genetica di tutti gli esseri umani.

Da questi studi lo scienziato era riuscito a dimostrare che il concetto di razza è scientificamente inesistente, perché l’omogeneità degli esseri umani possiede un continuum, da cui si potrebbe riscontrare una diversità genetica fra me e il mio migliore amico, piuttosto che con un pigmeo africano. Cavalli Sforza fu uno scienziato di grande impegno civile, a lui si deve la famosa dichiarazione davanti al Senato Americano nel 1993: “Il razzismo è un antico flagello umano”, che possiamo accomunare a quello della guerra e della peste. Quindi? Il senso delle leggi razziali, di cui ricorre l’ottantesimo? I migranti? Gli zingari? Questioni di genere, l’omofobia e i Salvini e i Di Maio di turno? Cosa si è prodotto in tanti anni? Cosa sono serviti gli studi di Cavalli Sforza?

Tutti interrogativi che richiedono riflessione, ponderatezza, conoscenza perché stanno lì a dimostrare che viviamo in una società malata, in cui gli individui anziché capirsi si combattono per questioni di inesistenti razze umane, di genere, di appartenenze. L’aria pesante che stiamo respirando non può essere causata dal solo Salvini, il quale si è reso disponibile per guidare uno schiacciasassi con il compito di travolgere regole, prassi democratiche, istituzioni locali, nazionali, europee ecc. Da cui la sensazione, o se volete la convinzione, che si voglia imporre un nuovo ordine, in cui razzismo e neofascismo sono il filo conduttore di una nuova forzata convivenza, sottomessa e senza più interrogativi.

La Lega e 5Stelle si sono assunti questo insano compito firmando un contratto di convivenza alla pari, ben coscienti del fatto che scardinare il sistema europeo delle banche, del capitale, delle finanze, ossia i piloni del potere che determinano le sorti delle nazioni e di ciascun cittadino europeo, è assai arduo, o meglio impossibile. Secondo me questi due movimenti italiani, con i loro distinguo e con tutto il neofascismo che cova fra i loro tanti militanti, si sono affiliati al Visegrad consapevoli che si tratta di un gruppo con palese ostilità razziste verso i migranti e, non del tutto velato, funzionale, più di ogni altra organizzazione, a un nuovo ordine economico, sociale e politico, però rispettoso sistema bancario, economico e finanziario di cui sopra, che a parole dicono di contestare.

Il razzismo, per tornare al nostro argomento iniziale, non è altro che un “flagello umano”, di nuovo in auge in quanto strumento per consolidare il potere di chi già lo detiene e perpetuare la ricchezza di chi già la possiede. Due condizioni che hanno necessità di neofascismo per seminare odio, violenza, paura, sospetti e diffidenze, diffondere malcontento e rendere futile tutto ciò che riguarda i diritti universali dell’uomo e la nostra Costituzione antifascista. Perciò, c’è poco da stupirsi se in questo nuovo clima assurdo, quasi surreale, certi episodi di gratuita violenza siano puro nutrimento per chi alimenta e persegue subdolamente finalità antidemocratiche.

E’ necessario, quindi, organizzarsi e contrapporsi a questo nuovo impulso di spregevole liberismo, teso a soddisfare sempre più l’insaziabile economia privata e utilizzare lo Stato come strumento di repressione a difesa dei propri interessi. Organizzarsi con chi? Con il PD? Quel partito affine alla teoria: “Sinistra e Destra si comportano in genere come il cacciatore e il bracconiere: fanno le stesse cose ma si distinguono per la qualificazione nominale di ciò che fanno, rendendo più difficile cosa voglia dire essere di sinistra…” (Revelli – Post Sinistra). Il PD è quel partito che ha tentato di stravolgere la Costituzione, pluri sconfitto nelle ultime competizioni elettorali, che ripropone il “cacciatore bracconiere” Renzi, l’egocentrico quarantenne politico dalle proposte fallimentari e lontano dalle aspettative di chi reclama lavoro, uguaglianza, pace e solidarietà.

Per quanto mi riguarda solo il popolo della sinistra sarebbe in grado di fermare questa ondata di violento liberismo, ma allo stato attuale la sinistra non ha partito di riferimento, non ha leader, sente la sconfitta storica dentro la carne e il sangue, sente le forze venire sempre meno e quindi incapace di organizzarsi. Per dirla con Cacciari “la parola “sinistra” non serve più, chi la usa è un conservatore”, probabilmente il filosofo interpreta le nuove generazioni, alle quali il termine sinistra è divenuto largamente incomprensibile.

Perciò – lo pongo come interrogativo – si potrebbe fare a meno di questa definizione pur tenendone la sostanza storica e politica, però superandola con l’innesto di un nuovo linguaggio, adatto alle esigenze dell’epoca digitale e delle nuove forme di comunicazione? Sicuramente sarebbe un passo “pesante” da fare, ma potrebbe essere indispensabile per superare, proprio con le nuove generazioni, i muri del razzismo, del neofascismo, del liberismo sfrenato, dell’egoismo, dell’individualismo. Pensando a Luigi Luca Cavalli Sforza, discutiamone. Tentiamoci.

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