Maurizio Landini. Un No per salvare la democrazia

1 Agosto 2016
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Ottavio Olita

Pubblichiamo  l’articolo di Ottavio Olita sull’assemblea a difesa della Costituzione con Maurizio Landini. L’Unione sarda ha dedicato un grande spazio al dibattito al referendum voluto dal PD ignorando del tutto l’assemblea dei promotori del No con Landini. (Red)

“Un No in autunno, per poter poi dire tanti Sì, in Primavera, ai referendum proposti dalla Cgil per abrogare le vergognose leggi sul lavoro varate dal Governo”. E’ stato questo uno degli slogan lanciati con maggior forza da Maurizio Landini, segretario nazionale della Fiom-Cgil, intervenuto a Cagliari, su richiesta del Comitato per il No al referendum costituzionale.

Il ragionamento che ha sviluppato Landini è partito dal rifiuto dell’affermazione, ripetuta continuamente dai proponenti la riforma – che in realtà, ha detto, andrebbe definita una ‘revisione’ in chiave autoritaria della Carta Costituzionale – che chi si schiera per il No vuole la conservazione contro il cambiamento, la stasi contro la modernizzazione.

Un No, forte e chiaro, deve essere affermato contro lo stravolgimento della Costituzione, carta dei diritti fondamentali del cittadino italiano, diritti già ridotti o addirittura negati da altre leggi varate dal Governo Renzi. Come la riforma sanitaria, che sta costringendo undici milioni di uomini e donne a rinunciare a curarsi perché non sono in grado di affrontare le spese relative; oppure come la riforma della scuola; o ancora come il Jobs Act che stravolge l’articolo 1 della Costituzione: “L’Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro”.

“Un tempo – ha poi voluto ricordare Landini -, quando ragazzi come me cercavano lavoro, si rivolgevano all’ufficio di collocamento e da lì ricevevano indicazioni su dove avrebbero potuto trovare un impiego. Oggi se non hai conoscenze, amicizie, protezioni, come lo trovi un lavoro? E quando lo trovi oltre a vederti negate tutele fondamentali, ti pagano anche con i voucher, denaro proveniente dalle finanze pubbliche”. Grazie a questo meccanismo, contro il quale la Cgil ha proposto i referendum abrogativi della prossima primavera, viene di fatto scardinato l’articolo principe di tutta la Carta Costituzionale: il lavoro come diritto. Quindi, altro che modificare solo la seconda parte della Costituzione!

Costituzione calpestata anche quando, dopo la caduta del Governo Berlusconi, nel 2011, invece di chiamare i cittadini alle urne per una nuova consultazione politica, si scelse la strada consigliata dalla Bce in una lettera scritta in agosto e fatta conoscere soltanto un mese più tardi. Invece di affidarsi al voto dei cittadini si scelse la strada di una nomina – quella di Monti – decisa dal Parlamento. Quella lettera della Bce ha dato il via ad un rapporto con il mondo finanziario del tutto distorto che si vive in un’Europa diventata tutt’altra cosa rispetto ai progetti di democrazia su cui era stata costruita. Gli unici riferimenti sono solo le borse e, soprattutto per quanto riguarda il lavoro, i modelli stanno diventando simili gli uni agli altri: in Spagna, in Italia, in Francia. E poi ci si chiede perché prima la Grecia e poi, con un atto formale, la Gran Bretagna, hanno espresso la loro protesta contro questo tipo d’Europa.

Perché non pensare, allora, che possa passare proprio attraverso le trasformazioni delle leggi sul lavoro, smantellandone i principali sistemi di tutela, l’attacco frontale alle costituzioni democratiche?

La passione con la quale Landini ha affrontato questo punto ha rappresentato un vero salto di qualità anche nel modo in cui il più delle volte si sviluppa il dibattito intorno al Sì o al No. La riduzione degli spazi di democrazia, la consegna del Paese nelle mani del vincitore delle elezioni – che sulla base del cosiddetto ‘progetto di riforma’ può arraffare tutto anche solo con un 25% dell’elettorato, a fronte dell’astensionismo che continua a crescere – porta con sé un grande rischio per il futuro democratico del Paese. E in un momento di particolare gravità internazionale, quando in Europa e nel mondo si susseguono attentati e conflitti che ad alcuni storici hanno ricordato quel che avvenne agli inizi del ‘900 prima dello scoppio della prima guerra mondiale.

La riduzione degli spazi di democrazia è pericolosa per tutti, sia per chi oggi è all’opposizione, sia per chi governa. Chi può avere la certezza che affidando tutto il potere ad un premier trasformato di fatto in amministratore delegato del Paese ci sarà sviluppo e progresso? Solo una più ampia partecipazione, l’ascolto, l’incontro, come riaffermato in tante parti della Costituzione è la giusta garanzia per un corretto svolgimento della vita democratica.

Le ultime due considerazioni di Landini hanno riguardato l’affermazione – assolutamente falsa – del risparmio che la riforma del Senato così progettata apporterebbe alle casse del Stato (visto che in realtà tutto l’apparato non verrebbe minimamente intaccato) e l’idea che un Consigliere Regionale o un Sindaco possano svolgere bene due lavori, quando già hanno difficoltà a svolgere quello per il quale sono stati eletti. “Almeno ne facessero bene uno!”.

Infine l’ipotesi di spacchettamento tra riforma costituzionale e legge elettorale. “Che la finiscano di prenderci in giro e basta cercare di allontanare i tempi del voto per paura della sconfitta”. La proposta di spacchettamento – ha concluso il segretario nazionale della Fiom – è un tentativo di dilazione che non servirà a nulla.

Centinaia di persone – ascoltando Landini che ha saputo unire mirabilmente analisi economica, analisi politica e ruolo del sindacato – si sono ritrovate ad appassionarsi di nuovo alla politica ricondotta alla sua più completa e forte idealità. Forse è questo il percorso che bisognerebbe seguire con maggior decisione da quanti si battono per il No: basta con le alchimie e le sottili disquisizioni. Diciamo con chiarezza che questa riforma costituzionale è un attacco frontale alla partecipazione e riduce drasticamente gli spazi de democrazia. In settembre anche la Cgil si pronuncerà pubblicamente dopo una riunione del direttivo che – in un documento prodotto tempo fa – ha già espresso un giudizio fortemente negativo sul contenuto e sulla forma del testo di riforma costituzionale. Nel 2006 nella sede nazionale della Cgil venne istituita la centrale operativa del movimento “Salviamo la Costituzione” contro il progetto varato da Berlusconi. Chissà che non lo possa diventare anche quest’anno, nonostante i distinguo che parte della Cisl e parte della Uil hanno preannunciato.

La data del referendum, dopo i tanti proclami del “Genio Toscano” – così lo ha chiamato Landini – ancora non è stata fissata. Abbiamo il tempo e la volontà per lavorare al meglio.

Foto Stefano Anedda

3 Commenti a “Maurizio Landini. Un No per salvare la democrazia”

  1. Quintino Melis scrive:

    Se non fosse per un accenno assolutamente insignificante sul Senato, non c’è niente che riguarda la riforma costituzionale. Quindi, mi pare di capire, un no a prescindere.

  2. Bastiano B. Bucci scrive:

    Siamo tutti nell’attesa speranzosa che la CGIL si pronunci, se il referendum si terrà il 6 di Novembre, siamo certi che per il 13 dello stesso mese ci sarà una posizione chiara ed univoca da parte del più importante sindacato italiano.

  3. giuseppe milano scrive:

    Sarebbe meglio suddividere il Referendum per argomenti della riforma: riforma del Senato e riforma elettorale. Altrimenti diventa un voto di fiducia politico sul governo. Anche la riforma fatta dal governo Berlusconi venne bocciata dai cittadini italiani . Quindi , se non c’è un ampio consenso parlamentare e dei cittadini le riforme sono bocciate, è la democrazia !

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