Nel mondo grande e terribile

1 Aprile 2017
Aldo Lotta

Nel mondo grande e terribile: Un film intenso e leggero, che con la giusta umiltà ci avvicina alla visione del mondo di Antonio Gramsci. Nella desolazione e solitudine del carcere, come la rosa che egli coltiva con amore, si sviluppa un pensiero destinato a coinvolgere tutti noi nello stringente interrogativo sul significato politico del nostro problematico agire quotidiano.

E’ in questi giorni uscito nelle sale, il nuovo film su Antonio Gramsci, Nel mondo grande e terribile, di Daniele Maggioni, Laura Perini e Maria Grazia Perria. Per il momento le proiezioni sono limitate ad alcune sale della Sardegna, ma il film presto sarà distribuito in altre città del territorio nazionale. Inutile dire che, data la conoscenza e l’interesse di cui gode il nostro pensatore all’estero, esistono già numerose richieste da parte di tantissime nazioni.

Sono convinto che l’arte e la cultura, oggi più che mai, possano essere un veicolo decisivo per lo sviluppo di un vissuto storico-politico. Ma, forse soprattutto, per la crescita della consapevolezza individuale di poter e dover “contare”, di essere comunque parte di un destino comune che, messe da parte indifferenza e “equidistanze” apatiche, potremmo insieme rendere realmente civile, giusto e dignitoso.

Le tematiche filosofiche, politiche e quelle relative alle vicende biografiche e letterarie di Antonio Gramsci potrebbero essere oggetto di innumerevoli opere cinematografiche, tutte spietatamente non esaustive. Questo perché il suo è un pensiero vasto, complesso e oltremodo pragmatico, oggi più che mai materia di studio e di costante riscontro dinamico. E Gramsci infatti, il secondo autore italiano più letto e tradotto nel mondo dopo Dante, riscuote un profondo interesse nei paesi che aspirano ad uno sviluppo ma che cercano di coniugare politicamente questa parola non tanto coll’idea di progresso materiale ma di una crescita sociale: altro versante, quindi, rispetto alla declinazione “elementare” e cinica di “progresso”, familiare al neoliberismo dirompente.

Per tutto questo gli autori del film si sono certo scontrati con difficoltà immani, ma credo siano riusciti, grazie ad una grande umiltà e ad un senso del poetico, a superarle magnificamente: l’interpretazione sobria e corretta di un bravissimo Corrado Giannetti (attore teatrale alla prima interpretazione cinematografica) restituisce la dimensione drammaticamente ed eroicamente umana del pensatore sardo.

Gramsci si muove negli spazi angusti del carcere alle prese con  la percezione lacerante della corporeità di un tempo sconfinato; oppresso da un’angoscia lancinante per i dettagli della vita quotidiana e familiare, ma sublime e appassionato, aperto ad un mondo senza confini, nell’”agire” creativo del suo pensiero. Il personaggio viene colto costantemente nella sua dimensione tragicamente umana, e a stretto contatto con noi, con il pubblico, grazie ad una pacatezza e onestà che gli consentono di essere “davvero” ascoltato, seguito nei suoi dubbi, certezze, debolezze e fragilità che riconosciamo parte essenziale e vitale dell’umanità. Le pause e i silenzi si susseguono nel film come in un brano musicale e ne costituiscono, allo stesso modo delle parole e dei gesti del protagonista, parte essenziale. L’uomo Gramsci, gettato nel corpo e nell’anima in “un mondo grande e terribile”, non è mai indifferente rispetto al dramma della vita dell’individuo come indissolubilmente legato alla società.

Nel mondo grande e terribile” ha dunque il grande merito di saper coinvolgere appieno gli spettatori: il personaggio del film, come l’Antonio Gramsci protagonista di una fase terribile e troppo recente della nostra storia, ci trascina a riflettere sulla modalità drammatica del nostro esser-ci, del nostro prendere-parte, anche, forse troppo spesso, attraverso l’indifferenza”, all’essere e al divenire di questo nostro mondo grande e terribile.

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