Nessun passaggio da un fronte all’altro

16 Settembre 2012
Salvatore Lai
L’emergenza lavoro dovrà essere il primo e fondamentale punto all’ordine del giorno nell’agenda del centrosinistra sardo che si appresta ad affrontare le prossime scadenze elettorali regionali. La vertenza dei lavoratori delle grandi industriedel Sulcis Iglesiente, impegnati in questi giorni in una durissima battaglia per la difesa del proprio posto di lavoro, rende improrogabile un cambio di rotta nei rapporti con il Governo centrale con una Regione Sardegna che diventi politicamente più forte nel suo confronto con lo Stato. Italia dei Valori e’ e sarà sempre dalla parte dei lavoratori (gli operai dell’Alcoa, della Carbosulcis e dell’Eurallumina e tutti gli altri lavoratori sardi). Come sarà sempre dalla parte dei giovani che, in una Sardegna devastata dalla disoccupazione, rappresentano l’anello debole e nello stesso tempo, se valorizzati, il potenziale punto di forza della nostra economia. Siamo dalla parte delle famiglie sarde, molte delle quali vivono purtroppo al di sotto della soglia di povertà, così come siamo dalla parte delle piccole e medie imprese che rappresentano l’ossatura del nostro sistema economico. In Sardegna c’è il problema antico della tutela dei posti di lavoro esistenti, magari anche attraverso la riconversione di siti industriali ormai improduttivi, come e’ avvenuto con il Parco Geominerario della Sardegna, e c’e’ il problema della creazione di nuove opportunità lavorative, soprattutto per i giovani. Questi problemi, che rappresentano due facce della medesima medaglia, potranno essere risolti solo da un serio e concreto programma politico che elimini gli sprechi, in primo luogo limitando i cosiddetti costi della politica, per destinare finalmente allo sviluppo congrue risorse finanziarie. Ma una cosa deve essere chiara. Lo sviluppo della nostra isola non può prescindere da una ferrea tutela del patrimonio ambientale, che rappresenta il bene fondamentale per la sopravvivenza della nostra terra. Ecco perché secondo noi il voto del Consiglio regionale che, poco prima dell’estate, ha approvato le linee guida del nuovo PPR è un fatto gravissimo per il futuro della Sardegna. L’Idv ha contrastato questo progetto perché ritiene che dalla messa in discussione del patrimonio costiero e, più in generale, del patrimonio ambientale, non possa derivare alcuno sviluppo: anzi, con la cementificazione si ferisce gravemente il territorio con conseguenze gravi anche sul piano economico.
Non vi può  essere modello economico-sociale che metta a rischio i beni che ne sono tratto caratterizzante. E su un tema di grande rilevanza come questo, così come sulle questioni della gestione della cosa pubblica e del rapporto cittadini-istituzioni, il centrosinistra e’ e deve continuare ad essere alternativo al centrodestra. Quindi, per dovere di chiarezza nei confronti dei cittadini, non possono essere ammesse operazioni trasformiste, di pura gestione del potere, con il passaggio – ipotizzato in questi mesi – di forze politiche da un fronte all’altro, una manovra che risulterebbe insopportabile all’opinione pubblica democratica.
Deve essere invece adeguatamente valutato il fatto che in Sardegna, oltre al centrosinistra, c’è anche un campo diffuso di forze, associazioni e movimenti – riferibili a grandi temi quali quelli identitari, ambientali, della solidarietà, della cultura del lavoro e dell’impresa, delle istituzioni locali – che non accettano di essere “compresse’’ in un’alleanza; oppure, pur avendo attenzione ad essa, non accettano un ruolo complementare. Queste realtà, molto attente agli aspetti costitutivi della nostra identità quale l’ambiente e il territorio, portano con se’ una nuova e moderna idea della democrazia e sono disponibili ad aprire con noi una nuova fase di ricerca e di dibattito sul futuro dell’isola. Il centrosinistra, senza strumentalizzazioni, deve superare una concezione di auto-sufficienza e, rispettandone l’autonomia, deve misurarsi con questo mondo cogliendone le istanze di fondo e accogliendole nel suo progetto, magari stabilendo alleanze più “strette’’ laddove è possibile. Ciò che conta, secondo noi, è l’apertura di un grande confronto, il coinvolgimento della società sarda in un profondo cambiamento che costruisca un nuovo modello economico-sociale, diffuso, partecipato, cooperativo, solidale, fortemente progettuale.
I capisaldi di  fondo di questo progetto possono secondo noi essere i seguenti:
1) il superamento della delega in bianco a un ceto politico e la partecipazione diretta dei cittadini rispetto a ciò che li riguarda. La politica non è costruzione di carriere e dispensazione di favori, ma azione pulita, che elimina odiosi privilegi di casta. Per questo, ben venga il nuovo protagonismo di singoli e associati che si esprime nella rete, nei referendum, nelle proposte di legge di iniziativa popolare: e’ un grande valore costitutivo di una nuova idea di democrazia diffusa e partecipata;
2) il bene pubblico deve essere la stella polare di riferimento per l’azione politica e i beni comuni  valori inalienabili e fondativi di una nuova idea dei diritti di cittadinanza e crescita economico-sociale. La trasformazione profonda della società e il suo tasso di civiltà sono dati non solo dalle eccellenze individuali, beni preziosi da valorizzare e coltivare con grande attenzione, ma anche e soprattutto dalle persone “comuni”: in particolare, dagli anziani, la cui saggezza ed esperienza e’ del tutto inutilizzata, alle migliaia di giovani sardi che rappresentano il grande potenziale inespresso della nostra terra, il motore di ogni possibile cambiamento;
3) la scuola, la formazione, la cultura, la ricerca devono essere considerate come il “carburante’’ indispensabile per attivare una nuova e positiva fase di sviluppo;
4) è essenziale il recupero dell’idea della realizzazione di se stessi come popolo sardo, non in una  improponibile e inattuale idea di separazione dal contesto nazionale ed europeo ma nella consapevolezza che ci si autodetermina relazionandosi con gli altri all’interno di processi nazionali e internazionali condizionanti.
5) Lo sviluppo non deve contrastare con la salute pubblica e la salubrità dei territori. Per questo e’ necessaria una rivoluzione che dia efficacia ed efficienza a un sistema sanitario lottizzato dai partiti, frammentato e sempre più costoso anche per via di un clientelismo sfrenato. E’ necessario superare anche il dualismo lavoro-salute, trovando una giusta sintesi tra questi due diritti fondamentali in un nuovo progetto di sviluppo della Sardegna.
Con queste idee l’Italia dei Valori vuole offrire al centrosinistra sardo e a tutta l’opinione pubblica democratica un suo primo contributo per un dibattito che si auspica sia esteso a chi ha interesse al cambiamento della Sardegna e al suo rilancio economico, sociale e culturale in vista delle prossime scadenze elettorali regionali.

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