Non dovremo permetterci il lusso

1 Aprile 2008

ARCIPELAGO DI LA MADDALENA
Marcello Madau

Mi sembra davvero un errore puntare in maniera così netta, e con quelle modalità straordinarie che rimproveravamo alla destra, sul turismo d’élite a La Maddalena. Che sia criticabile questo sviluppo sbilanciato sul lusso lo scrisse qualche mese fa, in un brillante pezzo per il Manifesto Sardo proprio Ignazio Camarda; ed è spiacevole ricordare che normative e procedure derivate dalle leggi di tutela del paesaggio con un’emergenza direttamente governata dalla Presidenza dell’Esecutivo sono una cosa che fu vista per la prima volta con Berlusconi, guarda caso mediante, se non ricordo male, la Protezione Civile. Potenza dei modelli!
Preoccupano le modalità di emergenza, perché i grandi eventi speciali, memoriali, straordinari (dall’omaggio ai potenti del pianeta alle Olimpiadi) portano sempre, tributo all’efficienza, qualche messa in mora della democrazia, e maggiori probabilità, indebolendosi i controlli, di abusi. Speriamo bene, perciò.
Ma il dissenso profondo è proprio sul modello: capisco la ragione e la convinzione, anche se non mi appartengono, di mettere in moto il bello sconvolgente dell’Arcipelago, emancipato dagli orribili navigli nucleari (e dall’inquinamento? d’altronde Quirra è già sull’altro piatto della bilancia) per produrre immagini attrattive di ricchezza, benessere, capitale; e anche la preoccupazione che una comunità in qualche modo abituata ai dollari non possa rivoltarsi a qualsiasi pratica, poco veloce ma più affidabile, di sviluppo sostenibile, come le attese (pur criticandone se necessario aspramente i contenuti ) di una popolazione che ha visto a lungo il suo straordinario ambiente espropriato da qualcosa, ed è arrivata – anche per la mancanza di culture alternative consolidate e vincenti – a mettere sullo stesso piano di espropriatori basi militari e il modello del Parco nazionale. Processo conosciuto anche all’Asinara e nel Gennargentu, che induce a forte preoccupazione. Che evidenzia la questione irrisolta del Parco, la necessità di una modifica alla stessa legge-quadro sulle aree protette che sia più inclusiva delle popolazioni dei territori interessati, mantenendo però con fermezza l’irrinunciabilità alla tutela pubblica e nazionale, quindi statale, di un arcipelago già inserito nel dossier UNESCO. Aspetto concettualmente rinforzato dalla nota sentenza della Corte Costituzionale e delle recenti modifiche al Codice dei Beni Culturali e del Paesaggio.
Potrei inoltre dire che mi sarebbe piaciuto capire meglio e cogliere, in questo sforzo politico e finanziario della Regione Autonoma di autoreferenziarsi nello scenario mondiale, quali siano le somme destinate per il Compendio Garibaldino di Caprera, o per il Museo del relitto romano di Spargi. O ancora per la tutela dei siti archeologici ed architettonici che caratterizzano in primaria importanza tutto l’arcipelago (dal tafone neolitico di Cala Corsara al riparo sotto roccia preistorico di Cala di Villamarina). Sul fatto che caratterizzare con ‘antropologie di élite’ un luogo così delicato significhi affidarlo a classi e ceti non certo vocati al rispetto del paesaggio e sempre infastiditi dalle regole pubbliche.
Da queste pagine immaginavamo la necessità, tra le altre cose, di allocare alla Maddalena, come all’Asinara, un centro di studi sulle energie pulite e rinnovabili. Renato Soru ha pensato di aprire in occasione del G8 un dibattito mondiale sull’ambiente e le energie rinnovabili: senza naturalmente rinunciare al modello del turismo di élite così vicino ai ceti che sostengono i ‘Cavalieri dell’Apocalisse’ del G8, titolari di quei modelli che stanno distruggendo il nostro pianeta, incardinandolo ai destini del petrolio e dell’industria militare ad esso intimamente connesso. La contraddizione, pesante, mostra la scarsa credibilità di un’alternativa ambientale di Soru (che ha avuto il premio Kyoto 2021!) anfitrione a La Maddalena di George Bush, primo responsabile dell’affossamento del protocollo di Kyoto, dal quale pare logico aspettarsi, nel senso letterale del termine, orecchie da mercante.
Se trovo poco edificante ospitare il G8 e tutte le sovrapposizioni alle norme ordinarie inferte dalla ‘eccezionalità’, trovo imbarazzante il ritardo della sinistra su questi temi. Non è alla fine strano che Renato Soru persegua un modello di sviluppo borghese evoluto, organico a una concezione del territorio non esattamente incardinata a sinistra e sui beni comuni, ma l’opposizione ideale sconfina in modo preoccupante con un’assenza di proposte. Non ci va bene uno sviluppo puntato sugli alberghi a cinque stelle? Abbiamo a sinistra elaborato un modello di vita quotidiana assistito da scelte amministrative politiche correnti che sia in grado di essere convincente per le popolazioni e non solo per noi? Renato Soru ha una sua idea per sviluppare turismo di ‘alto livello’ (di reddito) e qualità dei luoghi della quale non condividiamo coordinate teoriche, modelli antropologici, risultanze pratiche. Ma rischiamo di essere in forte ritardo sulla proposta di idee alternative, perché non si riesce ad andare oltre a parole d’ordine esclusivamente resistenziali, ostacolati dall’incapacità di uscire dalle zone rosse di Genova, di capire che lo scenario è cambiato.
I riflettori che si accenderanno sul G8 saranno utili solo se sapremo organizzare, sfuggendo al rischio-trappola del potere, un contro vertice pacifico e globale delle competenze e dello sviluppo sostenibile, diffuso in tutta l’isola. e proporre idee, soprattutto convincenti. Non dovremo permetterci il lusso di non essere propositivi.

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI