Delfini, orsi e trotelle

16 Luglio 2011

Valeria Piasentà

La Lega Nord ha uno strano rapporto col mondo animale. Un rapporto, direi, primitivo. Nell’accezione di una mentalità premoderna, non derivata dall’assunto kantiano quanto piuttosto da una idea romantica del ‘buon tempo antico’, e da un’idea deviata dell’uomo cacciatore-raccoglitore che, organizzato in bande, si muoveva sul territorio per procacciarsi il nutrimento.
Una proposta di legge sulla caccia, presentata dalla Lega nel 2009 e subito cassata dalla UE, prevedeva l’ampliamento delle specie cacciabili e l’estensione del calendario venatorio lungo quasi tutto l’arco dell’anno, anche nei periodi delicati delle migrazioni e anche in agosto fra le famigliole in vacanza, e di poter esercitare ovunque sul territorio (pure nei campi coltivati a grano?) senza «vincoli relativi alle opposizioni dei proprietari dei fondi». Il partito dell’odio reitera le proposte localmente, e oggi la regione Lombardia detiene il primato per la caccia in deroga, soprattutto nelle provincie di Bergamo e Brescia.
In Consiglio regionale la Lega  ha ribadito la «volontà di difendere la millenaria tradizione della caccia» in quanto, sostiene il capogruppo Galli «siamo dalla parte dei cacciatori che anche oggi hanno manifestato di fronte al Pirellone e che rappresentano una categoria della popolazione lombarda che la Lega ha sempre guardato con attenzione». Perciò legiferano nell’interesse dei cacciatori, e soprattutto delle potenti lobby dei produttori di armi, come avvisa Bossi «quasi tutte lombarde».
Intanto in Friuli una nuova proposta di legge regionale prevede l’utilizzo di falchi addestrati. Che meraviglia! si torna alla caccia col falcone, la nobile arte amata dall’imperatore Federico II di Svevia, tanto da scriverci lo splendido trattato  De arte venandi cum avibus. La legge friulana propone anche l’inserimento di nuove specie cacciabili: piccioni, tortore, cani e gatti. La LAV ha presentato una diffida «se il Consiglio regionale approvasse le proposte della Lega Nord di fatto consentirebbe pratiche di vero e proprio bracconaggio.
Per quanto riguarda l’ipotesi di aprire la caccia alla fauna domestica (cani e gatti) è assolutamente vietato ucciderli o maltrattarli. L’articolo 544-bis del Codice penale, infatti, punisce con il carcere, da 4 mesi a 2 anni, chiunque uccida un animale per crudeltà o senza necessità».
Dopo le fatiche venatorie, il buon cacciatore leghista di montagna rivendica il diritto di mangiarsi polenta condita con un succulento spezzatino d’orso, una specie protetta. «Nel pieno rispetto del territorio e del naturale equilibrio fra uomo e animale. Sarà l’occasione per stare insieme all’aperto e rivivere antiche tradizioni gustando prelibati piatti tipici trentini i cui eccellenti sapori rischiano di sparire dalle nostre tavole» (Maurizio Fugatti, deputato e segretario della Lega Nord Trentino). Mentre i NAS sequestrano la carne d’orso, in altre geografie si pretende di prendere a fucilate i gabbiani che infastidiscono gli agenti carcerari di Marassi.
A Genova, il capogruppo regionale leghista Bruzzone in relazione al caso di due gabbiani che hanno nidificato vicino alle torrette del carcere, ha dichiarato: «La proliferazione dei pennuti sta creando gravi problemi. Il metodo migliore è quello naturale: mettere in azione un antagonista che in questo caso sarebbe l’uomo». Agli antagonisti naturali ci aveva già pensato Gentilini ex sindaco di Treviso, nel 2000 processato e assolto per istigazione all’odio razziale, proponendo in un comizio di far travestire «gli extracomunitari da leprotti per consentire ai cacciatori di allenarsi». Gentilini è stato più efficace di Bruzzone prendendo, come si dice, due piccioni con una fava. Ma l’immaginario leghista, come il nostro immaginario tout court, risente della lezione disneyana.
Così il figlio di Bossi, Renzo ‘il trota’, ironizzando sull’appellativo coniato da papà ha messo in vendita una serie di simpatici gadget col logo di una trotella riccioluta. In consiglio regionale lombardo le spillette bianche del ‘trota’ vanno per la maggiore. Ma non tutti i lombardi plaudono: a Tradate, nel varesotto, un gruppo di giovani ha fatto irruzione nel mezzo di un convegno della Lega col ‘trota’ invitato principale e ha sbandierato lo striscione «Più trote nei fiumi, meno trote al governo», proprio sotto il banco d’onore mentre stava intervenendo il ‘trota’. Il rapporto dei leghisti col mondo animale riflette nient’altro che il loro rapporto con una terra vissuta come feudo, di conseguenza con tutto ciò che vi cresce e transita sopra. Che credono sia tutta roba loro. 
In effetti il modello sociale  leghista non può essere omologato alla società dei cacciatori-raccoglitori, alle comunità primitive dei preletterati, perché loro erano nomadi, pacifisti ed egualitari, vivevano nella e della natura, non avevano elaborato un sistema gerarchico d’ineguaglianze. Invece i leghisti, che sono fortemente classisti e tendono al dominio assoluto sulla natura, gli umani e le cose, anche ai nomadi danno la caccia.
I leghisti amano il branco, e in branco predatorio si organizzano per la difesa delle ‘loro’ terre.
Proprio come in un film del mitico far west, e forse è questo  il loro modello culturale di riferimento. Così il sindaco di centrodestra di San Donato Milanese si dice disposto a prendersi i militari che ora presidiano Milano, qualora la nuova giunta milanese ne facesse a meno, per  controllare il suo paesone di 30.000 abitanti o poco più alle porte del capoluogo.
E mentre il ministro Maroni annuncia che riscriverà la normativa sul potere dei sindaci-sceriffo, cassata dalla Corte Costituzionale, le sezioni leghiste si organizzano autonomamente. Tornano anche le ronde ad allietare le nostre notti padane.
La Lega milanese promuove la resistenza verso la ‘zingaropoli’ di Pisapia: «la Giunta vuole regalare la nostra città agli zingari? Sappia che troverà in noi e nei cittadini una serrata resistenza» e lancia  le Sentinelle della legalità, 40 militanti; una casella e-mail per raccogliere le delazioni; una Consulta dei cittadini abitanti nei dintorni dei campi nomadi. Perché «Tutto quanto è abusivo va chiuso, i campi rom non devono esistere» (Matteo Salvini).
Nel frattempo i volontari bolognesi del Carroccio organizzano le Notti Verdi, a presidio della città: «Arriva la Lega con la polizia e facciamo pulizia» (Manes Bernardini). Nel bestiario leghista fra orsi, gabbiani e trote mancano i delfini. Ci ha provato il ministro Maroni a candidarsi ed è stato subito placcato dal capo supremo. Chissà se per mirare alla successione i leghisti saranno costretti ad imbracciare la doppietta.
Credo che  alla fine preferiranno la Colt, come in uno spaghetti western di Sergio Leone.
Noi, spettatori curiosissimi, attendiamo fiduciosi

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