Notti padane: il Re è morto!

16 Gennaio 2010

sebflag

Valeria Piasentà

Paul Valéry scriveva: «La storia può anche essere considerata il prodotto più pericoloso che la chimica dell’intelletto abbia elaborato. Fa sognare, inebria i popoli, produce in loro falsi ricordi, esagera i loro riflessi, mantiene aperte le loro piaghe, li tormenta nel riposo, li conduce al delirio di grandezza o di persecuzione.» quasi avesse conosciuto il progetto leghista. Perché la Lega è un partito ed è una religione; ha costruito un universo simbolico, delle tipologie di individui, di pensiero e di atteggiamenti cui uniformarsi, delle classi sociali – delle caste – rigorosamente prestabilite in una gerarchia piramidale come verticistica è l’organizzazione della Lega. La sua ideologia è forte e strutturata con un progetto e una strategia, una metodologia organizzata per punti e fasi di sviluppo, obiettivi a breve e medio termine, una pianificazione finalizzata al raggiungimento di un obiettivo predeterminato e considerato fine ultimo (la secessione).
La nostalgia è il sentimento propagandato al popolo per raccoglierlo intorno alle diverse istanze: nostalgia per una storia che nasce con la leggenda di fondazione del gruppo sociale e si articola utilizzando l’occasione della festa celebrativa di massa per rafforzare il sentimento identitario intorno alla figura dell’eroe fondatore («Il nuovo Alberto da Giussano sono io» Bossi, ottobre 2009).
Nostalgia per un tempo preunitario con l’autodeterminazione della città-stato («padroni in casa nostra»).
Nostalgia per una organizzazione del lavoro preindustriale, dove artigiani e commercianti gestivano l’economia su piccola scala, e i mezzi di comunicazione erano sufficientemente lenti da isolare i microgruppi evitando la concorrenza in un clima di autarchia (certificazione dei prodotti padani).
Nostalgia per un patrimonio di simboli condivisi nei quali il gruppo sociale si rappresenta e trova unità (stendardi, inni) che confluisce nella nostalgia per una religione centrata sulle istanze locali, sugli usi, i tempi e i simulacri che devono perpetuarsi identici a loro stessi (difesa del crocifisso che non si deve spostare dalle sedi tradizionali, rifiuto del minareto perché disturba lo skyline della città, concorso per il presepe più bello a cui La Padania ha dedicato le prime pagine di dicembre).
Nostalgia per una organizzazione del potere famigliare e politico fondato sul predominio sociale del maschio («La Lega Nord ce l’ha duro!», Bossi) con la donna tornata nei ruoli dicotomici di fattrice o di corpo desiderato (miss Padania). Nostalgia per uno spazio controllato dalle forze del bene dove il microcrimine non è tollerato, dove il male proviene dall’esterno (impronte digitali ai bambini rom) quindi deve essere espulso per ristabilire l’ordine naturale delle cose (ronde padane, espulsione dei migranti, classificazione di tutti gli abitanti in database completi di dati anagrafici e foto).
Nostalgia per una semplicità del linguaggio che interpreta una semplicità dei concetti e rappresenta una semplicità del vivere nel tempo aureo di un passato da riconquistare dove tutto era bello, semplice e ordinato (dialetto e maestro unico, istituzione di un ministero per la semplificazione retto da Calderoli, e Cota che si inorgoglisce dicendo «noi sappiamo parlare alla gente»). Giulio Tremonti non è leghista ma ne interpreta bene lo spirito: «Maestro unico, libro unico, voto unico sono parte di un progetto unico che sintetizzo con Dio-Patria-Famiglia» (Corriere della Sera 18 settembre 2008). Ma qual è il modello sociale e di città che immaginano i leaders della Lega?
Oggi ci spostiamo dalla pianura padana e andiamo in Liguria al limite con la Costa Azzurra, ma stiamo sempre dentro i confini dell’ex Regno di Sardegna e sempre dentro il conflitto fra mondo del reale e mondo della nostalgia.
Seborga è un paesino in provincia di Imperia nell’entroterra di Bordighera, conta poco più di trecento abitanti e dal 1963 rivendica l’indipendenza dall’Italia in base all’interpretazione di alcuni documenti storici. Nell’attesa il Principato virtuale di Seborga si è organizzato con il suo governo, la sua moneta, il suo inno e le sue bandiere, la sua orchestra, la divisa storica per i poliziotti, i suoi francobolli, il suo re con la sua corte di dignitari e ambasciatori in tutta Europa. La storia ha offerto elementi per una ricostruzione mitica delle origini coinvolgendo San Bernardo da Chiaravalle e i templari. Le feste ci raccontano l’evoluzione culturale della comunità, il programma estivo del 2009 ruotava intorno alla notte BiancAzzurra
«sulla piazza principale si svolgerà il festino tradizionale. Insomma un evento ormai impedibile che attira nel principato migliaia di persone. Ricordiamo l’ingresso libero!» e spazia dalla Sagra delle cozze alla Sagra della trippa passando dal concorso Miss Maglietta Bagnata. Ora il Principato è in crisi: re Giorgio I (Giorgio Carbone), al trono da oltre quarantacinque anni, é morto. Fra i messaggi di cordoglio inviati segnalo quello della Microazione Sovrana Impero, un movimento per lo stato virtuale che ha un suo ‘Forum Imperiale’, e quello del movimento autonomista altonovarese MAV che scrive ‘a nome di tutti i valsesiani liberi’: «Anche se il nostro movimento è idealmente lontano dalle istituzioni di stampo monarchico, non possiamo essere cechi su quello che questo illuminato dignitario ha fatto per la sua terra, ridare dignità e libertà al suo popolo, e rigettarne ogni omologazione esterna. Senza voler cadere nella retorica, auspichiamo che il cammino terreno del Principe Giorgio I sia di esempio per i molti potenti di questa terra.». Poi è morto il ministro degli esteri e il governo è stato sfrattato dalla sua sede storica quando il tribunale di Ventimiglia ha restituito il palazzo al legittimo proprietario, un milanese.
Aspettiamo gli eventi mentre ci chiediamo se è proprio vero che tutti gli abitanti di Seborga si sentano sudditi di una monarchia.

1 Commento a “Notti padane: il Re è morto!”

  1. Nicolo' Vincenti scrive:

    Già, la Lega è così, ma noi, come paese Italia, abbiamo qualcosa di analogamente forte da contrapporre?

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