Notti padane. Per un voto in più

1 Aprile 2014
foto valeria 166
 Valeria Piasentà

Elezioni europee: la campagna elettorale della Lega è iniziata ufficialmente il 26 marzo, a Milano. Dove è stato presentato un pacchetto di referendum che, secondo il segretario Salvini, si configura come un vero e proprio programma di governo alternativo a quello di Renzi. Cavalcando il disagio sociale diffuso e la perdita di un’etica condivisa, i leghisti, coerentemente con la loro storia, propongono l’esclusione dei cittadini di origine non italiana dai concorsi pubblici. Inoltre, ricorrendo a un certo buon senso comune mai passato di moda (ma “Il buon senso comune va bene solo in cucina, e talvolta neppure lì”, affermava Hegel), quello che nasce dagli istinti e non dall’intelletto, propongono l’abolizione della legge Merlin, sostenuti da un consenso al 71%, testato dai sondaggisti di SWG. L’importante è far cassa, e poco importa se lo Stato si verrebbe a trovare nella condizione dello sfruttatore di corpi in vendita. Del resto, ci informano, è già così in diversi Paesi vicini come Austria e Svizzera. Paesi più ‘civili’ del nostro, come non dimenticano di spiegarci certa stampa e televisioni commerciali, dove in pruriginosi reportage e interviste viene raccontata la vita delle prostitute nei nuovi bordelli, come frutto di una loro presunta ‘libera scelta’. Istillando l’idea che quello, in fondo, sia un lavoro come un altro quindi passibile di tassazione dallo Stato. E se davvero il sondaggio rappresenta un dato estendibile all’intera popolazione, allora vuol dire che anche gran parte delle donne la pensa così, che la prostituzione è stata sdoganata a livello di una qualsiasi altra libera professione, come quella del falegname, del commercialista, del dentista che vendono il loro tempo e una loro competenza specifica come quelle donne che, lungo i viali di periferia e in ‘case particolari’, vendono il loro tempo insieme a pezzi di corpo. Il messaggio che passa è questo: in fondo non c’è differenza fra chi offre il suo tempo e la sua competenza per potare le piante del nostro giardino piuttosto che per soddisfare sessualmente degli sconosciuti. Non occorre essere moralisti intransigenti o femministe per comprendere che c’è ancora molta strada da fare per restituire al sentimento collettivo l’idea che occorra dar dignità al corpo di tutti, della donna in particolare. Quel che stupisce è che tali iniziative partono da quelle parti sociali e politiche tradizionalmente ostili ad altre richieste di libera scelta presentate dalle donne, come il controllo delle nascite o l’istituzione delle quote rosa in politica e sul posto di lavoro. Quattro anni fa, appena eletto alla Regione Piemonte, il leghista Roberto Cota fa tre primissime mosse: si installa nelle fondazioni bancarie, abolisce il Gay Pride a Torino e, a proposito della Ru486, alla domanda di un giornalista “quelle pillole che la Bresso aveva ordinato e che sono già arrivate in Piemonte, resteranno nei magazzini?” , dichiara: “…sì, per quanto potrò fare io sì… Farò ciò che posso per fermarla… La penso in modo completamente diverso dalla Bresso… Sono per la difesa della vita…”

Dunque la Lega propone cinque quesiti per: “Riprenderci il diritto alla pensione abolendo la vergogna delle legge Fornero. Riprenderci la decenza di vivere in un Paese civile dove la prostituzione è regolamentata e tassata. Riprenderci il lavoro, senza regalarlo a chi viene da un altro paese. Riprenderci la sovranità territoriale, chiudendo prefetture inutili e sprecone. Riprenderci la libertà, senza più censura e processi alle idee.”. Per la campagna vieni a firmare-e torni a decidere tu!, l’ultimo fine settimana di marzo è previsto l’allestimento di oltre 1300 gazebo concentrati nell’Italia settentrionale. Tutto ciò mentre, cavalcando il presunto successo del referendum online per l’indipendenza del Veneto, ne rilancia i contenuti in Toscana. In venti gazebo verranno saggiati gli animi degli elettori dell’ex granducato per testarne la volontà anticentralista. Roberto Cota commenta la materia in un tweet “Soffia vento forte identità e referendum Veneto potrebbe ottenere stesso risultato anche in Piemonte”. I suoi sentimenti separatisti non lo scoraggiano dal proporsi per il parlamento europeo, del resto ora deve procurarsi un impiego… Questa è una preoccupazione condivisa dal suo partito: la direzione generale della Lega Piemont tenutasi a metà marzo, ha votato un documento dove si chiede alla sede centrale della Lega di valorizzare l’esperienza del nostro presidente regionale uscente, affidandogli un ruolo interno al partito e ai massimi livelli dirigenziali. Queste mosse disturbano il compagno della Lega Piemont Borghezio, in conflitto con Cota da quando, oltre un anno fa, ha denunciato un disinvolto uso dei fondi nel partito piemontese, malvezzo confermato dallo scandalo delle spese in consiglio regionale. Sembra che Borghezio abbia ancora molte cose da riferire, tanto che è stato sentito recentemente dai magistrati che si occupano dello scandalo in Regione. E in merito all’autocandidatura di Cota, ribatte così a Radio 24 “…se proprio insiste per candidarsi alle Europee meglio faccia danni da un’altra parte. E con il Pd sarebbe in linea, starebbe benissimo nell’accogliente Paperopoli democratica. Questo Pd non è alieno dalle brutte figure, Cota è in linea…”. Già, l’immagine di Cota è stata danneggiata più dalla ridicola storia delle mutande verdi che dalle sue deliberazioni contro gay, donne, studenti, ecc. o dagli scandali della rimborsopoli e della lista Giovine, ricevendo anche le attenzioni di Anonymous. Ora si preoccupa di immagine e dopo un incontro con Renzi afferma ”C’è un approccio che mi preoccupa, quello di voler puntare tutto sull’immagine”, dove secondo lui a voler puntare tutto sull’immagine è Renzi. Ma rilascia anche altre sorprendenti comunicazioni, come questa del 15 marzo all’Ansa che pare rovesciare lo stile originario della Lega e rinnegarne modelli comunicativi e simboli identitari. Alla notizia che Chiamparino presenterà un manifesto elettorale con a sfondo il profilo del Monviso -storica location leghista per la raccolta dell’acqua a Pian di Re – commenta: “Il Monviso è dei piemontesi. Non può essere di Chiamparino o della Lega o di nessun altro…Non è un simbolo che fa le cose”; poi esorta i giornalisti a “non costruire falsi miti. A furia di falsi miti questo Paese è andato a rotoli”.

Mentre Cota sembra smarrirsi in preoccupanti confusioni identitarie, il segretario Salvini è in tourneé con il Basta euro! Come uscire dall’incubo. Una battaglia annunciata nel discorso di nomina a segretario, quando dichiarava: “l’euro è un crimine contro l’umanità. Prima salta l’euro e prima sarà possibile riprendere la battaglia per l’indipendenza”, in una Ue da “abbattere a bastonate”. Perciò aspettiamoci onori la promessa di un boom della Lega alle prossime europee, coi suoi alleati, il Front National di Marine Le Pen. E poi, l’ha promesso: “sarà l’inizio della fine dell’impero”.

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