Segretamente radioattivi

1 Marzo 2009

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Nicola Culeddu

L’accordo Berlusconi-Sarkozy  sulla ripresa futura della produzione nucleare in Italia riapre la discussione sulla fattibilità, i pericoli e i costi di una scelta che è sempre di più di parte,  e che non tiene conto di una volontà espressa attraverso un referendum e che sarebbe stato bene  riproporre ai cittadini prima di parlare di nucleare in Italia. Sui costi reali, sull’impatto economico e sul problema delle scorie, molto si è scritto e parlato. Mentre il fronte del NO si basa su la storia recente dell’industria nucleare ( es.  Kashiwazaki-Kariwa fermato nel 2007 per rischio sismico è ancora fermo) il fronte del SI è basato  sulle parole di “buonsenso” che certuni politici continuano a ripetere. Questo è un tipico modo di fare di questo governo, che basa tutto sulla “bontà” delle scelte del suo Padrone. Ma pensiamo che gli Italiani siano dei bambini sotto tutela? Ci spieghino per bene, rispondendo alle nostre domande e non facendo i comizietti televisivi da Vespa e allora si può cominciare un percorso comune. La posizione del “a 100 km dall’Italia ci sono le centrali degli altri” è un altro argomento debole, gli incidenti accaduti e, speriamo di no, futuri potrebbero avere una ricaduta diretta sul nostro territorio, e noi che facciamo? Ci mettiamo anche un paio di centrali vicine per aumentare la sicurezza!! L’aumento di impianti nucleari, per una semplice legge statistica, aumenta la probabilità che accadano incidenti, e per ora nessun piano per la sicurezza è stato presentato, l’esempio di Krsko deve farci ragionare, la notizia dei problemi al sistema di raffreddamento, è stata divulgata in tempi brevissimi, ma in caso di emissione di radioattività cosa prevede il piano di sicurezza per il Friuli? esiste un piano di sicurezza pubblico? La gestione di 250.000 persone nell’area sarà affidata al buonsenso ? Sai che ci fa con il buonsenso il Cesio 137? Possiamo guardare al problema anche da un altro punto di vista: cosa implica per la popolazione la presenza di una centrale nucleare? I siti nucleari per ovvi motivi sono considerati siti militari, il controllo del territorio attorno alle centrali implica una diminuzione delle garanzie civili in funzione della particolare esposizione ad atti di terrorismo. E l’imposizione del “segreto militare” porta inesorabilmente alla impossibilità delle popolazioni di ottenere garanzie scientifiche e tecniche sulla sicurezza assoluta degli impianti. Torniamo in Sardegna. Il primo requisito per un impianto di produzione di energia elettrica è la presenza di infrastrutture per il trasporto della stessa. In Sardegna produciamo il 35% in più dell’energia elettrica consumata attualmente il Sacoi (Sardegna-Corsica-Italia) è completamente utilizzato per portare questa eccedenza in Italia, primo problema: bisogna costruire un elettrodotto sottomarino per il trasporto.  Chi pagherebbe per un ulteriore elettrodotto? Questi sono costi da imputare direttamente al costruttore di un eventuale impianto o, come al solito, per garantire i guadagni, caricheranno a  noi cittadini il costo delle opere accessorie??  Secondo requisito: la disponibilità di acqua; per generare 1000 MW ci vogliono  2.500.000 di m3 di acqua al giorno, cosa si usa? Acqua di mare? La Sardegna non può certamente impiegare acqua dolce, vista la cronica mancanza. In conclusione l’opzione Sardegna non sembra praticabile, la scelta verticistica del nucleare abbatte il diritto dei cittadini alle scelte sociali e nessuna rassicurazione scientifica sembra sostenerne la non pericolosità.  Bisogna vigilare e mantenere alto il livello di discussione su tutti gli aspetti, scientifici e politici, che una sciagurata scelta nucleare comporterebbe.

4 Commenti a “Segretamente radioattivi”

  1. Natalino Piras scrive:

    Manifestos meos, in attesa de bi ocare carchi contu, osservate si potet torrare in arrejonu su chi appo iscittu comente “No alle scorie” in su 2003. S’atzapat in http://www.cuec.it. Pesso chi non b’apat problemas a lu pubblicare vinas como.
    Salutos
    Natalino Piras

  2. Andrea Serra scrive:

    Per Natalino
    Il sito della CUEC è http://www.cuec.eu.
    saludi e trigu

  3. Manifesto Sardo scrive:

    Essendo il documento di cinque anni fa, e avendo il sito CUEC cambiato indirizzo, diamo il collegamento alla pagina che riporta, assieme allo scritto di Natalino, l’appello del 2003, che ci sembra assai attuale, fatto dal ‘Libero Circolo degli Scrittori Sardi’
    http://www.cuec.it/cultura/scorie.htm

  4. Antonia Piredda scrive:

    Mi chiedo se, considerando l’attuale stato di cose, devastante nelle previsioni ma anche in alcune certezze, sia o meno il caso di rivalutare la necessità di prendere di nuovo, ancora! iniziative come l’appello del 2003 e lo scritto di Natalino Piras, considerata proprio l’urgenza di esprimersi e muoversi sul tema delle scorie e del nucleare, qui nell’isola ed altrove…
    si sa che troppe volte gli appelli cadono nel vuoto, proprio perchè d’appello si tratta e non di radicamento di movimenti e proposte ancorate al territorio, con tutti in prima persona a lavorare giorno per giorno in un progetto di denuncia e rifiuto, ma soprattutto su proposte alternative a quelle che ci vengono imposte…fermo restando che le ferme posizioni ed opposizioni del lontano 2003, siano ancora di un’attualità sconcertante!

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