Omofobia vaticana. Non in nostro nome!

16 Dicembre 2008

omofobia.jpg
Massimo Mele

Dopo anni di battaglie contro il riconoscimento dei diritti delle persone omosessuali, in nome di una fantomatica difesa della famiglia “naturale” e del sacro vincolo del matrimonio, il Vaticano getta finalmente la maschera e si schiera per la criminalizzazione delle persone omosessuali e per la loro incarcerazione o, addirittura, uccisione mediante impiccagione o lapidazione. Nel documento che la Francia si appresta a presentare all’ONU, rifiutato dal Vaticano, si chiede: “Esortiamo gli Stati a prendere tutte le misure necessarie, in particolare legislative o amministrative, per assicurare che l’orientamento sessuale o l’identità di genere non possano essere, in nessuna circostanza, la base per l’attuazione di pene criminali, in particolare di esecuzioni, arresti o detenzioni”. Nessun richiamo al matrimonio gay, che d’altronde né la Francia né gli altri 80 Stati firmatari, tra cui l’Italia, assolutamente riconoscono, nemmeno nell’incriminato paragrafo 5: “Siamo anche preoccupati dal fatto che violenza, angherie, discriminazione, esclusione, stigmatizzazione e pregiudizio siano diretti contro persone in tutti i paesi del mondo a causa dell’orientamento sessuale o dell’identità’ di genere, e che queste pratiche minino l’integrità’ e la dignità delle persone soggette a questi abusi”. Semmai una richiesta di promulgazione di leggi che riconoscano e condannino l’omofobia. Coscientemente e contro i suoi stessi insegnamenti, la Chiesa Cattolica è pronta a dichiarare il falso pur di sostenere l’inferiorità di gay e lesbiche e promuoverne la discriminazione. E’ forse anche per questo che negli ultimi anni le cronache hanno registrato una crescita progressiva degli episodi di omofobia. In Italia, come in tutti quei paesi sprovvisti di leggi antidiscriminatorie, aumentano a dismisura i soprusi e le angherie nelle scuole, che a volte sfociano in vere e proprie violenze e stupri, così come in famiglia e per strada, fino a vere e proprie cacce all’uomo, come è successo a Milano qualche giorno fa. E dalla violenza all’omicidio il passo è davvero breve, come riporta il libro di Andrea Pini “Omocidi”. La posizione odierna del Vaticano è forse da ricercare nell’ossessione sessuale di Ratzinger. Nel 1986, a capo della Congregazione per la dottrina della fede, scriveva: “[…] la particolare inclinazione della persona omosessuale, benché non sia in sé peccato, costituisce tuttavia una tendenza, più o meno forte, verso un comportamento intrinsecamente cattivo dal punto di vista morale. Per questo motivo l’inclinazione stessa deve essere considerata come oggettivamente disordinata.”*. E ancora “Vi sono ambiti nei quali non è ingiusta discriminazione tener conto della tendenza sessuale: per esempio nella collocazione di bambini per adozione o affido, nell’assunzione di insegnanti o allenatori di atletica, e nel servizio militare”**. Ovvero una esplicita richiesta di discriminazione legislativa sulla base dell’orientamento sessuale. Ipotesi che Fini cercò di fare propria con la sua uscita sui “maestri gay” ma che ritrattò quasi subito per le proteste che suscitò. Nel 2006, Ratzinger arriva a paragonare le unioni omosessuali “all’eclissi di Dio”. Non l’olocausto, che la Chiesa Cattolica mai combatté, non la fame nel mondo, la guerra, lo sfruttamento, lo schiavismo o la tratta dei minori: l’eclissi di Dio sono due uomini o due donne che si amano! Quella a cui assistiamo oggi è una sconfitta politica e morale per una Chiesa che a parole si dichiara contro la pena di morte, che fa le barricate per difendere gli embrioni, che chiama assassine le donne che con grande dolore sono costrette all’interruzione di gravidanza ma che condivide la tortura, il carcere e l’omicidio di gay e lesbiche. Il rispetto per tutte le religioni è fondamentale per una convivenza civile, ma prioritario è combattere tutti gli integralismi soprattutto quando questi incitano all’odio e, implicitamente, alla discriminazione e alla violenza. Chi credeva  che la Chiesa dovesse difendere i poveri, gli emarginati e gli sfruttati e che dovesse parlare di pace e amore dovrà arrendersi davanti all’ortodossia autoritaria e maschilista di Ratzinger che sta precipitando la Chiesa in un baratro da cui difficilmente riuscirà ad uscire. E soprattutto non riuscirà a nascondere il marcio dello scandalo pedofilia che ha investito il Vaticano in ogni angolo del mondo. Mentre Ratzinger trascina la Chiesa cattolica in un nuovo medioevo, la politica non riesce a liberarsi dal suo abbraccio mortale e persino a sinistra i tentativi di avvicinamento al Vaticano si sprecano. Ma indignarsi non basta più. Per tutto questo Il MOS ha deciso di lanciare la campagna “Non in nostro nome”, ovvero una campagna per la cancellazione dei nostri nomi dagli elenchi della Chiesa. Nomi inseriti senza la nostra autorizzazione al momento del battesimo e che, in virtù della legge sulla privacy, possiamo richiedere di cancellare immediatamente. Tutte le persone battezzate sono “aderenti” alla Chiesa Cattolica e ne costituiscono il “corpo associativo” avallandone, di fatto, tutte le posizioni. Cancellarsi dagli elenchi significa sfiduciarli con un atto formale difficilmente trascurabile dato che gli accordi tra Stato e Chiesa si basano sui numeri che, attualmente, dicono che il 97% degli italiani è cattolico. Ma questo sappiamo benissimo che non è vero. Lasciamoli soli nella barbarie del loro odio.

*  Congregazione per la Dottrina della Fede, Lettera ai vescovi della Chiesa cattolica sulla cura pastorale delle persone omosessuali, del 1°-10-1986
** J. Ratzinger Osservatore Romano 24 settembre 1992

Scrivi un commento


Ciascun commento potrà avere una lunghezza massima di 1500 battute.
Non sono ammessi commenti consecutivi.


caratteri disponibili

----------------------------------------------------------------------------------------
ALTRI ARTICOLI