Pensioni “alla Fornero”

16 Aprile 2016
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Graziano Pintori

Ci sono categorie di pensionati che a distanza di otto mesi ancora non hanno percepito il bonus stabilito dalla sentenza C.C.70/2015, che restituiva l’adeguamento delle pensioni al costo della vita trattenuto impropriamente dallo Stato dal 2011 al 2014.

Sostanzialmente la sentenza della Corte Costituzionale stabiliva che “…l’assenza della rivalutazione impedisce la conservazione nel tempo del valore della pensione, menomandone l’adeguatezza” (artt. 36 – 38 Costituzione). Questa sentenza aveva allertato le casse erariali, perché dai primi calcoli si paventava un esborso da venti miliardi a favore di tutti i pensionati. La ferma e granitica difesa delle finanze pubbliche da parte del ministro Padoan, la verbosità di Renzi, la compiacenza del presidente Napolitano, la comprensione dei sindacati, dei partiti di governo e dell’opposizione, già corresponsabili nel governo Monti nell’applicare le disposizioni per il consolidamento dei conti pubblici,  hanno ridotto il maltolto da 20 a 3,2 miliardi e di conseguenza anche la platea degli aventi diritto.

La capacità renziana di far vedere, con la solita pioggia di parole, dritto ciò che è storto, ha fatto in modo che i 3,2 miliardi si riducessero a meno di tre per soddisfare le richieste dell’Europa/BCE che faceva sentire la pesante alitosi sul collo di Renzi/Padoan. Quindi, un debito da 20 miliardi di euro è sceso a meno di un sesto a scapito dei pensionati; di seguito solo una parte di questi, tra agosto e settembre del 2015, incassavano il dovuto. Dopo di che tutta la faccenda è stata assorbita da un profondo silenzio come a dire “chi ha avuto ha avuto, chi ha dato ha dato, scurdammoce ‘o passato”.

Infatti, secondo fonti dello SPI/CGIL provinciale di Nuoro non tutti i pensionati aventi diritto erano stati risarciti con le briciole rimaste dalla sentenza C.C. 70/2015, essi sono: gli ex ferrovieri, gli ex INPDAP, gli ex delle municipalizzate, che a livello nazionale costituiscono migliaia di persone. Stante così le cose le stesse, a distanza di otto mesi, potrebbero essere configurate come vittime di una espropriazione indebita, o più semplicemente vittime di una truffa bell’e buona. Il maltolto non si sa dove possa essere finito: se utilizzato per altre operazioni da parte dell’erario, oppure per tamponare falle economiche che non potranno mai essere tamponate con l’ampollosità di Renzi.

Ovviamente per i cittadini vittime di questo improprio e ingiustificato esproprio legalizzato commesso dai vertici dello Stato, i guai non si allevierebbero dispensandosi, a titolo di risarcimento, dalle tasse dovute per legge, oppure, con una tantum o meno nelle tasche, non potrebbero, come non possono, sottrarsi alle conseguenze dei tagli che le finanziarie  riverberano sulla sanità, scuola, occupazione ecc. Intanto, con la faccia tosta che mai abbandona la faccia tonda-tonda del primo ministro, sentiamo l’annuncio di ulteriori 80 euro per incrementare le pensioni al minimo, annuncio in teoria incontestabile anche se viene spontaneo chiedersi:” Come possono essere fatte promesse e annunci del genere essendo ancora aperto lo squarcio dell’una tantum spettante ad altri pensionati?” Cioè quelli che nel gioco delle tre carte perdono sempre, grazie alla furba destrezza di chi ha sempre il mazzo e conduce il gioco.

Al vice ministro dell’economia Enrico Zanetti, che politicamente tutto potrà essere, ma mai un estremista o uomo di sinistra, l’improvvido annuncio del capo del governo lo induce a dire: “…in questo modo si rischia di affiancare all’esasperato populismo di opposizione un populismo di governo di cui non abbiamo bisogno”. Mentre i sindacati puntualizzano che ”…bisogna evitare l’eccessiva segmentazione delle agevolazioni fiscali che producono iniquità fra chi può beneficiare del bonus e chi ne resterebbe escluso”. Giustappunto la confusione e le disparità  create dalla lingua, prima che dal cervello, del ciarliero primo ministro. Della sentenza C.C. 70/2015 resta un pasticcio, che resiste, dal quale non se ne vede via d’uscita, mentre è limpida. l’ulteriore negazione dei diritti a scapito dei redditi da pensione, sui quali, in molti casi, gravano anche i costi di sostentamento per figli e/o nipoti disoccupati.

Eppure lo Stato spende trenta miliardi di euro l’anno per le attività militari, eppure i pensionati italiani pagano il doppio delle tasse rispetto ad altri paesi europei. Eppure, si ripete, dalle casse dell’INPS si pagano tante attività per l’assistenza che dovrebbero essere a carico di altri capitoli di spesa, perché i versamenti dei lavoratori sono destinati esclusivamente per le pensioni presenti e future. Per il vergognoso scippo, quindi, bisogna dire grazie al logorroico primo ministro, che all’indomani dello sciopero generale dei pensionati contro le pensioni “alla Fornero”,  spudoratamente annuncia di incrementare le pensioni al minimo.

Cuccù chi crea sfiga? Dov’è il gufo?

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