Perchè dire no al G8

16 Novembre 2007

Comitato per il No al G8

Gli otto capi di stato o di governo dei paesi più industrializzati del mondo, i G8, hanno deciso di incontrarsi a La Maddalena nella primavera del 2009.   
In continuità con le politiche del passato vogliono perpetuare, accentuandole, le differenze economiche e culturali che esistono tra i paesi ricchi e quelli poveri, sia con la pratica delle guerre sia attraverso lo sfruttamento esclusivo e dissennato delle risorse del pianeta.
Non potendo dire espressamente queste cose, le hanno sempre mistificate affermando che le guerre che conducono sono azioni di prevenzione contro la proliferazione delle armi di distruzione di massa.
Nei giorni delle loro riunioni hanno blindato le città ospitanti trasformandole in luoghi assediati.
Hanno usato le provocazioni di gruppi estranei ai movimenti pacifisti per legittimare la repressione di cui sono capaci.
Così hanno fatto a Genova dove le forze dell’ordine hanno scritto una delle pagine più indecorose della loro storia.
Insensibili davanti allo sdegno popolare per la violenza usata contro i manifestanti adesso vogliono venire a La Maddalena.
Evidentemente ritengono che trattandosi di un’isola di piccole dimensioni sarà più facile evitare la contestazione dei soliti ‘facinorosi’.
Sembra incredibile che i nostri governi, sia nazionale che regionale, considerino questa scelta un evento storico di grande importanza, addirittura un risarcimento per i danni subiti dai maddalenini nel corso di questi decenni.
L’ipotesi che l’organizzazione del G8 a La Maddalena consentirà l’uso di risorse da destinare alla crescita dell’occupazione è ingannevole: gli investimenti di cui si parla saranno finalizzati alla riconversione turistica dell’intero arcipelago, mentre in tutta l’isola le attività legate all’agricoltura, alla pastorizia e all’industria subiranno un ulteriore ridimensionamento.
Le nuove possibilità di lavoro saranno poche e limitate nel tempo, e quando sarà terminata la costruzione degli alberghi a 5 stelle ci troveremo con una nuova area della nostra isola sottratta all’uso dei cittadini sardi e consegnata ai signori delle speculazioni edilizie. L’estensione della Costa Smeralda arriverà così sino all’arcipelago maddalenino.
La nostra critica al G8 non si esaurisce nella opposizione politica a un sistema di governo planetario inaccettabile.
Progettiamo perciò, per la Sardegna e per i cittadini sardi, un’area di pace con politiche di sviluppo sostenibili e non compatibili con i progetti dei protagonisti delle guerre e delle speculazioni.
Per queste ragioni riteniamo indispensabile che tutte le forze che si oppongono a questa iniziativa (partiti, movimenti, associazioni ecc.) trovino al più presto un’occasione di incontro per definire un programma di lavoro puntuale ed efficace. La creazione di una rete che metta in collegamento le diverse realtà che operano nel territorio isolano ci sembra una prima tappa di questo lavoro che noi COMITATO PER IL NO AL G8 stiamo iniziando.

Prime adesioni:
Associazione Cagliari città ciclabile
Associazione Cento fiori
Associazioni del Comitato per il no alla statutaria
Associazione Luigi Pintor
Associazione Peppino Asquer
Cagliari Social Forum
Comitato sardo Gettiamo le basi
Cobas
Altragricoltura
Sinistra critica

1 Commento a “Perchè dire no al G8”

  1. Bruno Orrù scrive:

    Trovo estremamente infantile organizzare ultraminoritariamente un NO al G8 alla Maddalena, e quindi in Sardegna, quando si sa perfettamente che la decisione di organizzare il Summit in quello splendido luogo è stata presa e non sarà modificata. Il G8 si farà. Sarà molto probabilmente poco utile, come molti altri che si sono tenuti nel mondo. Più produttivo sarebbe metterne in evidenza i limiti, nella sua boriosa pretesa di rappresentare il “vero” mondo, in un frangente storico in cui guadagna campo la multipolarità geo-politica. Non spreceherei tempo dunque a lottare perché non si tenga il Summit. Piuttosto mobiliterei, in quei giorni, la sinistra diffusa in Sardegna (che nel 2009 spero di vedere unita, graniticamente unita e non solo “poveramente” plurale – sotto un nuovo e moderno simbolo) per far conoscere ai giovani del nostro paese che il mondo si sta riarticolando; che sempre più conteranno l’Asia, l’Africa e l’America Latina e il G8 sarà un incontro importante, ma limitato al vecchio Asse Euro-statunitense. Agli 8 “grandi” dovremmo chiedere a gran voce serie misure di risarcimento “sociale” verso il Sud del mondo, soprattutto in materia di cambio climatico e consumo di risorse del pianeta. Io dico che saremo molto più apprezzati.

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