In principio era la parola

1 Luglio 2014
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Silvana Bartoli

La “legge 40” ha ricevuto un altro colpo. Quella legge voluta e difesa dai sudditi vaticani, impegnati a compiacere le sagrestie per garantirsi la poltrona in parlamento, è stata di nuovo bacchettata dalla Corte Costituzionale questa volta per il divieto di fecondazione con gameti esterni alla coppia.
Era la bocciatura che mancava nel palmares negativo della legge più devotamente assurda nella storia d’Italia, elaborata per obbedire alle gerarchie cattoliche che vogliono mantenere il copyright della fecondazione eterologa.
Finalmente avrà termine quel pellegrinaggio all’estero per avere figli che ha introdotto nuove disuguaglianze tra coloro che possono permettersi viaggio, ferie, informazioni necessarie, e coloro che non hanno quelle possibilità economiche.
Sia detto per inciso restano ancora in condizione limbica altre leggi riguardanti la famiglia: doppio cognome, divorzio breve, unioni civili ecc.
La Corte Costituzionale ha comunque dichiarato illegittimo il divieto di fecondazione eterologa perché lede il diritto di ogni coppia ad avere figli e qui sono arrivati i commenti più notevoli, primo fra tutti quello del cardinal Ruini, secondo il quale non esiste il “diritto ad avere un figlio”. Commento notevolissimo in effetti, in quanto proveniente da chi appartiene alla schiera di coloro che hanno rifiutato la famiglia tradizionale per rendersi più graditi al loro Dio. Lo stesso Ruini ha poi ipotizzato il rischio di una commercializzazione di uteri e gameti. Siamo alle solite: la chiesa cattolica predica continuamente di anime e spiriti e poi il centro delle sue attenzioni sono i corpi, la materia biologica diventa infatti prevalente sul desiderio di avere un figlio.
Chissà se il cardinale ha mai pensato che i bambini nascono perché i genitori li vogliono, ma qui entriamo nel campo della scelta consapevole, terreno quanto mai ostico per chi ritiene degno di scomunica l’aborto della bambina violentata, ostico soprattutto perché nel corso dei secoli il clero ha elaborato precetti e catechismi che privilegiano l’obbedienza, meglio se cieca (perinde ac cadauer impone la regola dei gesuiti) e colpevolizza la scelta.
Il termine “eresia”, così gravido di memorie drammatiche, viene infatti dal greco àiresis, la scelta, appunto. E la Madre-Sempre-Vergine è offerta alle donne come modello di perfezione per quel “fiat” che l’ha identificata come ancella obbediente e silenziosa, il cui messaggio vincolante è: a nessuna donna è concesso scegliere, ci si fa monache, ci si sposa, si ha un figlio per obbedienza all’autorità maschile, mai per volontà propria.
Su quest’ultima bocciatura però, al di là di qualche commento obbligatorio da parte degli autori di quella legge, non c’è stato lo schieramento di truppe cammellate che si era visto all’epoca del referendum.
Questa volta non si sono sentiti, non ancora almeno, gli anatemi dei vari Giovanardi, Ferrara, Roccella e altri; che sia un effetto del nuovo papa: “chi sono io per giudicare”?
In effetti c’è da chiedersi dove siano finiti anche CL, Opus Dei, Compagnia delle Opere…
Che il nuovo papa li abbia velocemente soppressi per evitare altre truffe?
C’è da sperare che non stiano continuando a trafficare silenziosi e tranquilli nel retrobottega mentre il volonteroso Francesco tiene pulita la vetrina.
Comunque ai nostalgici del modello unico di fecondazione eterologa permessa, quella su cui si fonda la loro religione, consiglio un pellegrinaggio a Würzburg; nel timpano del portale nord della Marienkapelle potranno ammirare una strabiliante raffigurazione del concepimento divino: in alto sta il Dio-Padre dalla cui bocca parte un lungo e flessuoso tubo collegato direttamente con l’orecchio della Madre-Immacolata, che sta in ginocchio più in basso, di fronte all’angelo; lungo quel tubo sta scivolando un bambinello.
Una fecondazione eterologa per via auricolare che ha un suo preciso fondamento nelle Scritture: è dal seme della parola che tutto ha origine, “in principio era il logos”.

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