Proprietà transitiva e parallele

16 Marzo 2018

di Fabrizio Sanna (Goa) I Gemelli

[Graziano Pintori]

La proprietà transitiva non è altro: A = B, B = C, di conseguenza A = C. Se A è il PD + L eU, B è M5S, C è Cdx o Lega, riusciamo a rendere più comprensibile il quadro politico post elettorale. Con la differenza che mentre la logica scorre negli enunciati geometrici, altrettanto non si può dire per il triangolo scaturito dal Rosatellum. Ciò malgrado non deve destare allarmismi, perché la politica, definita l’arte dell’impossibile, porta in dote l’eredità delle Convergenze Parallele, elaborate da Aldo Moro per favorire l’incontro dell’idea cristiana con quella comunista: la DC con il PCI. Le Convergenze Parallele, tre quelle in itinere, potremmo ripensarle come extrema ratio per risolvere l’inghippo creatosi dopo il quattro marzo in Italia, anche se non si parla di compromesso storico. Azzardo questa ipotesi perché negli ultimi cinque anni di legislatura a conduzione Napolitano/Monti/Letta/Renzi/Gentiloni se ne sono viste di tutti i colori, come le ammucchiate bipolari sulla legge Fornero, sul pareggio di bilancio, sui petali alfaniani e all’occorrenza anche quelli verdiniani, fondamentali per le ombre rimaste sullo scandalo delle banche. In questi casi il supporto del vecchio presidente migliorista Napolitano è stato vitale, dal momento in cui ha fatto prevalere le ragioni di stato sulla volontà popolare espressa nelle elezioni del 2013. Si diceva Ragioni di Stato, dietro le quali si giustificano le azioni politicamente scorrette, per non dire illecite, dei capi. Diventa normale, con questo retroterra politico, riesumare le Convergenze Parallele e la Proprietà Transitiva, perché il tutto rientra in una logica, anche in considerazione del fatto che il M5S ha corretto molti obiettivi del suo programma, in forza del quale lo distinsero in questi ultimi cinque anni di opposizione. Nonostante i commentatori ufficiali della politica nostrana dicano che le tre forze A (PD+ LeU), B (M5S) e C (CDx), siano agli antipodi, al contrario bisogna leggere fra le righe una sostanziale convergenza del tridente parlamentare, vediamoli: con modalità diverse per A B C è necessario un reddito di cittadinanza, o di dignità; i tre vorrebbero modificare l’orario del lavoro dei genitori, con figli minori, applicando l’orario flessibile, oppure le 36 ore. Inoltre A B e C vorrebbero attuare la semplificazione della burocrazia; i tre sono iperaziendalisti e concordi nel mettere in soffitta Keynes; evitano di parlare di Stato Sociale per lasciare spazio a forme di assistenzialismo mascherato. Nei confronti dei sindacati A B C hanno alimentato l’avversione, soprattutto nei confronti di COBAS, CGIL ecc; sui migranti hanno trovato una soluzione convergente, grazie anche alle ultime gesta del prode Minniti, il ministro del decreto sicurezza che ha imposto il daspo cittadino, le multe ai parcheggiatori abusivi, la stretta contro gli spacciatori e gli irregolari stranieri. In breve, è stato quello che ha messo le stelle da sceriffo sui petti dei sindaci. Resta il disaccordo sulle leggi Fornero e lo Jobs Act, chi vorrebbe abolirle e chi no. Fra le parti  nessuno parla di lavoro buono e diritti. Nonostante i punti d’incontro sopra ricordati, fra i tre schieramenti persiste una specie d’incomunicabilità, o meglio ciascuno fa il suo gioco arrogandosi una propria originalità politica rispetto a quella degli altri compagni di viaggio; cioè la classica condizione: più sono simili più si respingono. Un modo di agire che richiama il famoso proverbio: “Fratelli, coltelli”, che Gramsci riuscì a rendere popolare facendo riferimento a certe situazioni politiche, in cui due (nel nostro caso tre) elementi sembrano vicini e portati dalla “forza delle cose” a intendersi e a collaborare. Invece, fra i tre si “acuiscono le lotte e gli scontri, il male diventa più grande e aumenta l’incertezza per il futuro, perchè non si fanno piani e progetti, fissare linee” ecc.

Chiedo scusa per avere forzato il pensiero di Gramsci sul caso del tripolarismo figlio dei nostri tempi. Per quanto mi riguarda le convergenze parallele devono utilizzarle, prima di altri, i vincitori, lasciando ai perdenti la sorte che il popolo di solito riserva a chi lo tradisce con roboante supponenza e impudicamente.

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