Prospettive pericolose

1 Maggio 2020

Il Consiglio europeo riunito a Palazzo Europa, Bruxelles

[Roberto Mirasola]

Da convinto europeista erano tante le attese in vista del Consiglio Europeo di giovedì 23 aprile, attese che in parte sono state disattese. In definitiva non sono stati fatti significativi passi in avanti rispetto agli accordi presi in sede Ecofin. I leader europei, in particolare la Germania, hanno finalmente compreso che la gravità della situazione impone un maggior impegno finanziario da parte degli Stati membri e in conseguenza di ciò si è dato mandato alla Commissione Europea per presentare un piano per dare contenuto all’apertura fatta al Recovery Fund. In attesa si lavora per rendere disponibili già da giugno le linee di credito per circa 540 miliardi, utilizzabili tramite i canali del MES, della BEI e il piano Sure per la disoccupazione.

Sembrerebbe che finalmente si sia passati all’azione, ma molte sono le perplessità. Innanzitutto non sembra che si sia compreso che l’incertezza, il Recovery Fund è tutto da definire, e il fattore tempo, sono elementi molto pericolosi per gli Stati che hanno problemi con l’elevato debito pubblico, tra i quali l’Italia. E’ un fatto che già il giorno dopo il mercato obbligazionario ha reagito male facendo calare i rendimenti dei BTP e costringendo la BCE a intervenire sul mercato. Ora non bisogna sottovalutare che la stessa BCE nonostante abbia stanziato 750 miliardi di euro, si sta trovando costretta a intervenire per indecisioni di natura politica. Si stima che dall’inizio della pandemia abbia già fatto acquisti per 5,6 miliardi di titoli al giorno, insomma il “tesoretto” diminuisce cosa  da non sottovalutare.  L’incertezza è dovuta al fatto che ancora non vi sia un’intesa su come definire il piano.

Da una parte al solito i paesi del Nord Europa che ritengono che la via sia quella di rilasciare prestiti agli Stati in difficoltà, dall’altra i paesi del Sud Europa che giustamente richiedono elargizioni a fondo perduto. Purtroppo le “formiche” nordiche non hanno compreso, o non vogliono comprendere, che per un paese come l’Italia i prestiti possono essere una formula molto pericolosa per il debito pubblico. Ci muoviamo ancora all’interno dei trattati fedeli alle logiche di bilancio, ma probabilmente inutili in un contesto pandemico.  La Corte dei Conti, stima una perdita di PIL pari a 126 miliardi, doppia rispetto alla crisi del 2008-2009, dalla quale non va dimenticato, non ci siamo ancora ripresi, visto che non siamo ancora tornati ai livelli pre crisi.

Intanto le stime ci dicono che il debito pubblico Italiano sarà destinato a raggiungere nel 2020 un livello pari al 155,7% in rapporto al Pil con un PIL in caduta del – 9,1% (stime FMI). Non deve dunque sorprendere se Fitch taglia pericolosamente il rating portandolo a –BBB. E’ inutile che Banca d’Italia e Ministro dell’Economia dichiarino che il debito Italiano è sostenibile, la percezione che hanno i mercati è diversa nonostante la BCE in campo. Ad esempio Goldman Sachs ritiene che le misure prese non siano sufficienti ad allentare i rischi sulla tenuta delle finanze pubbliche in paesi come l’Italia e la Spagna. Il messaggio che deve arrivare dall’Europa deve essere di totale cambiamento, non sono consentiti ulteriori tentennamenti. La strada non può essere quella dell’elargizione di ulteriori prestiti se il sistema Italia sta andando alla deriva. Certo il governo è intervenuto compatibilmente alle sue possibilità ma non bisogna sottovalutare che oltre ai problemi prima riportati va aggiunta la preoccupazione per il sistema creditizio. La liquidità messa in circolo per i prestiti ai professionisti e alle PMI con garanzie statali espone le banche a rischi di future sofferenze. In questa situazione solo le imprese più strutturate potranno reggere l’urto, le altre avranno serie difficoltà a sopravvivere, con evidenti difficoltà a restituire i prestiti.

Perché tanta ritrosia a rivedere i trattati? Inizia a fare capolino la paura che si stia giocando una partita a due facce. Se da una parte si parla di solidarietà dall’altra si perseguono interessi di parte. Spieghiamo perché. Tutti abbiamo esultato alla notizia della sospensione del fiscal compact, ma questo ci ha distratto da un’altra notizia di non poca importanza. La sospensione del vincolo di bilancio è accompagnata con la normativa sugli aiuti di Stato, dunque gli Stati ricchi possono agire per ricapitalizzare le loro imprese a discapito della concorrenza. Ad esempio Ryanair ha già minacciato di seguire la strada legale visto che Lufthansa sta negoziando con Berlino aiuti per 9-10 miliardi di euro. Del resto la Germania non è nuova ai richiami. Più volte invitata a diminuire le esportazioni e a rilanciare il suo mercato interno, ha fatto sempre orecchie da mercante, stesso dicasi per le pratiche di dumping salariale. Insomma la Germania, ma anche l’Austria sono molto attive, nonostante l’uso della parola “solidarietà”.

La preoccupazione è grande per chi crede nell’Europa di Spinelli non in quella basata sugli affari a discapito del benessere dei popoli. Non possiamo accettare di avere un’Europa basata sull’economia della Germania e sulla politica estera della Francia, noi tutti abbiamo bisogno di un’Europa dei popoli. L’Europa attuale se non cambia con coraggio e strategia si ritroverà sempre di più marginale in un contesto mondiale guidato da Cina e U.S.A.

L’avidità alla lunga è fonte di sciagura.

1 Commento a “Prospettive pericolose”

  1. L’Europa è una sola, non è quella dei nostri sogni – SCUOLA DI CULTURA POLITICA FRANCESCO COCCO Cagliari scrive:

    […] con un pizzico di sana diffidenza che non  guasta, sostenuta da Roberto Mirasola (www.manifestosardo.org/prospettive-pericolose). Altra è la posizione di chi intende lavorare per un’altra Europa tutta da inventare e da […]

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