Qualcuno ce l’ha con me

1 Aprile 2017
Paola De Gioannis

Sono sicuro che ce l’ha con me.
Come fa a esserne sicuro?
Lo so perché il mio cervello non funziona più come una volta.
Potrebbe dipendere da molte altre cause,oppure essere una sua impressione.
No,dipende solo dalle radiazioni che mi manda attraverso il telefono.
Provi a spegnerlo.
Ci riesce anche a telefono spento…
non so come quel figlio di puttana riesca a mandarmi le radiazioni…
Mi odia
Capisco, ma perché la odia se non vi conoscete nemmeno

Il paziente illustra nel dettaglio un complotto ordito a suo danno. Ma è proprio convinto? replica il medico,

Non c’è altra spiegazione al fatto che da tempo il mio cervello non funziona più come una volta… ma poi perché mi fa tante domande, come se anche lei non sapesse di quest’uomo che mi vuole fare del male?

Con questo dialogo fondato sulla lunga esperienza maturata con persone che presentano un delirio – in questo caso di persecuzione – ha inizio l’ultimo libro dello psichiatra Leonardo Tondo, Qualcuno ce l’ha con me. Dal pregiudizio alla paranoia (Baldini & Castoldi, 2017, pp. 430) .

L’autore prende per mano il lettore e, come in una seduta psicoanalitica, dal pregiudizio (giudico prima di sapere), lo conduce attraverso i meandri della paranoia, di quella forma di psicosi caratterizzata da un delirio, basato su un insieme di convinzioni quasi sempre di carattere persecutorio, non corrispondenti alla realtà. È un disturbo del pensiero del quale l’individuo non ha piena coscienza. Una malattia che nelle sue manifestazioni meno radicate investe anche la vita quotidiana. Ma quando le pagine si sovrappongono alle pagine, il lettore si lascia avvolgere dai più diversi “tentacoli” e la paranoia viene osservata attraverso analisi sempre più larghe e complesse che prendono la forma di descrizioni storiche, psicoanalitiche, cognitive, neuroscientifiche e genetiche.

È un libro straordinario che seppure si rivolga a interlocutori privilegiati con conoscenze psichiatriche, riesce nel contempo a coinvolgere e affascinare anche coloro che ne sono privi. Accade così che ci si separa dalla lettura a malincuore. Ogni volta che questa viene interrotta, nell’attesa di riprenderlo fra le mani, ci si sente più ricchi e più consapevoli, con la sensazione di aver vissuto la straordinaria avventura di conoscere meglio il proprio mondo interiore e quello in sui si è chiamati a operare, agire e interagire.

L’ampio volume si declina attraverso una struttura binaria: alla riflessione scientifica, corredata da una larga bibliografia e da numerosi riferimenti a ricerche, si intrecciano le tante storie esemplificative volte anche a sciogliere le eventuali difficoltà che le argomentazioni medico-scientifiche possono aver ingenerato nel lettore comune.

Da Stalin a Hitler, a Ludwig di Baviera; da Cola di Rienzo a Masaniello, da Charles Manson ( fra le cui vittime, la moglie incinta di Roman Polanski) a Joseph Raimond McCarthy, per citarne soltanto alcuni, prendono corpo le diverse espressioni di paranoia, di delirio, di psicosi. L’autore compendia storie mai prima contenute in una cosi ricca varietà e in uno stesso volume.

Per esemplificare il tema della paura contrapposto a quello della fiducia, Tondo illustra un episodio che mi piace citare giacché – pur non rinunciando alla suo contributo esplicativo –, suscita tenerezza e richiama la poesia. A Boston mentre è seduto per la colazione a un tavolino all’aperto, “un passero arriva e mi guarda, uno di quelli come se ne vedono tantissimi… mi guarda proprio negli occhi e non ci vuole molto a capire che vorrebbe delle briciole… gliele avvicino, tanto che dopo due o tre tentativi le prende dalla mano. Ne consuma una o due sul posto e vola via… la fiducia si è sviluppata gradualmente, grazie all’assenza di esperienze negative. Difficile pensare che i passeri romani possano essere così fiduciosi nel prossimo…”

Alcuni occhielli riassuntivi, molti numeri statistici, un ricco corredo di note si pongono come finalità ultima, il rapporto dei diversi livelli della malattia con un “test di realtà”. Le nove sezioni nelle quali il libro è articolato, affrontano – prendendo ad esempio il dettato galileiano “dal fenomeno alla legge” – il processo evolutivo dalla paranoia che dalle sue molteplici manifestazioni, approda agli effetti speciali.

Come nasce un leader? Come si forma un complotto? Come ci si rende responsabili di un omicidio, come si consolida una identità al di fuori di ogni rapporto con la realtà e come trova nel sangue e nell’affermazione del sé, un senso al proprio esistere delirante? Come sviluppa il veterano di una qualsiasi guerra un disprezzo verso il Governo ritenuto responsabile e approda a gesti criminali che portano morte e vittime innocenti? Come nasce un terrorista che semina morte? Come si forma, in presunti complotti, un leader carismatico, politico o religioso? Come nasce la paura del migrante ? Come si costruisce un’identità nelle gelosie malate, negli omicidi quasi sempre femminili?

Nel labirinto di un pensiero paranoico si giunge, all’apice di un delirio, al “deragliamento“ del pensiero. Le tante pagine sono intessute dalla stessa domanda che l’Autore sembra porre a se stesso: “Che cos’è la paranoia? Quale delirio si estrinseca nelle idee di persecuzione? Sì! Qualcuno ce l’ha con me! Dal vicino di casa, a un incontro casuale, al Governo, alla stessa Cia.

Il confine è talmente labile che portare in luce le radici psicologiche, biologiche, evoluzionistiche di un’esperienza di delirio richiede conoscenze realmente complesse. Il sospetto e la paranoia come Tondo ha mostrato nel lungo esame storico-biologico, sono contagiosi e sfociano nel terrorismo, nelle fratture fra i popoli, nelle guerre. Ma come è mestiere di Leonardo Tondo quando si trova davanti al paziente che si è affidato a lui, allo stesso modo il libro si chiude con un messaggio di speranza: utilizziamo la nostra conoscenza per combattere il percorso paranoideo e favoriamo “livelli più alti di coesione fra le persone” non dimenticando che non è soltanto compito della stampa, dei media o dei sistemi socio-politici.

È necessario l’impegno del singolo. Sottoponiamo a un test di realtà tutte le idee che possono sembrare persecutorie, cerchiamo aiuto e spiegazioni, quando qualcosa non ci convince: consideriamo che l’altro è uno come noi.

È ormai tempo di collaborare e non di competere.

 

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