Rischi ambientali e sanitari al poligono militare di Capo Teulada

8 Agosto 2016
capo_teulada
Stefano Deliperi

Importante audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito lo scorso 20 luglio 2016Qui il verbale integrale.

Sono stati sentiti Annibale Biggeri, docente di statistica medica dell’Università degli Studi di Firenze, nonché consulente della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Cagliari riguardo un procedimento penale in corso, e Massimo Cappai, dirigente dell’A.R.P.A.S.

Per il prof. Biggeri è importante evidenziare alcune conclusioni dei suoi lavori: “il profilo di salute della popolazione che risiede in questi due comuni (Teulada e S. Anna Arresi, n.d.r.) non mostra eccessi nel periodo indagato, che è dal 2000 al 2013, se si escludono le malattie respiratorie e i tumori del sistema respiratorio negli uomini … c’è una minor mortalità generale del 10 per cento rispetto alla media regionale”. Inoltre, “all’interno dei due comuni ci sono delle differenze di rischio di malattia. Le aree all’interno dei due comuni sono definite in funzione della distanza degli insediamenti abitativi rispetto alle attività militari che hanno luogo nel Poligono. Questa analisi ha mostrato per i residenti di una frazione particolare del comune di Teulada, la frazione di Foxi, un raddoppio della mortalità per tutte le cause e un rischio almeno tre volte maggiore di mortalità e morbosità per malattie cardiache”. Riguardo le località Sa Portedda (“all’interno del Poligono … dove risiedono anche i militari”), Gutturu Saidu e altre zone prospicienti il poligono “si ritrovano alcuni eccessi, differenti da quelli registrati per la popolazione che vive nella frazione di Foxi, ma comunque interessanti soprattutto quando avremo informazioni dettagliate sul profilo di sostanze tossiche presenti nell’area, in particolare le patologie respiratorie e digerenti, le patologie del sistema urinario, compreso il rene e quindi l’insufficienza renale, e alcune patologie tumorali particolari”.

Particolare è il caso della frazione di Foxi: “un eccesso di mortalità per tutte le cause pari al doppio: a Foxi vivono 52 persone, in dieci anni ne sono morte 10, la mortalità è il 10 per 1000, quindi i morti dovevano essere 5, non 10. È un dato clamoroso”. Perché esiste “un rischio di morte per malattie del sistema circolatorio di più di tre volte rispetto agli altri abitanti, in una zona dove non si muore per malattie circolatorie, ma non per questi abitanti”? Il prof. Biggeri ipotizza che sia dovuto “al carico di sofferenze e di malattie e alle difficoltà economiche presenti di chi vive lì”, persone che – dopo la vendita e l’esproprio dei terreni per la realizzazione del poligono (1956) – si è trovata di fatto sradicata dalle proprie originarie attività e abitudini.

Massimo Cappai ha parlato fondamentalmente della “penisola Delta” all’interno del poligono militare: “ormai tutti la conoscono come penisola interdetta, perché quest’area è stata utilizzata per attività di esercitazioni a fuoco che non sono sfociate in una bonifica degli ordigni inesplosi, quindi la penisola è stata utilizzata sempre e comunque per accumulare materiali inesploso e chiaramente era estremamente pericoloso entrare nella penisola perché il rischio di imbattersi in materiale inesploso era estremamente elevato.   Questo ha portato le autorità del Comando del Poligono a definire quest’area (forse per comodità, forse no) come una zona nella quale non valeva più la pena di eseguire le bonifiche a seguito delle esercitazioni, perché fondamentalmente interrompere un’esercitazione per recuperare un ordigno inesploso è un’operazione complessa, che comporta l’interruzione delle attività esercitative, quindi probabilmente negli anni questa valutazione fondamentalmente economica ha prevalso su tutto gli altri aspetti”.

Durante il monitoraggio ambientale “non abbiamo trovato superamenti dei limiti imposti dalla normativa per quelle che sono diventate aree assimilate a siti industriali, perché una modifica della normativa del 2013 ha assimilato le aree militari ai siti di tipo industriale, determinando per essi dei limiti tabellari per quanto riguarda i metalli pesanti e tutte le sostanze contenute all’interno delle tabelle del 152 che valgono per i siti industriali”. Infatti, il decreto-legge 24 giugno 2014, n. 91 (“Disposizioni urgenti per il settore agricolo, la tutela ambientale e l’efficientamento energetico dell’edilizia scolastica e universitaria, il rilancio e lo sviluppo delle imprese, il contenimento dei costi gravanti sulle tariffe elettriche, nonche’ per la definizione immediata di adempimenti derivanti dalla normativa europea”) convertito con modificazioni nella legge 11 agosto 2014, n. 116 prevede l’innalzamento dei limiti di emissioni per gli scarichi a mare per acciaierie, centrali a carbone, cementifici, raffinerie, centrali elettriche, stabilimenti chimici ora sostituiti da limiti così alti da far impallidire il principio comunitario del chi inquina paga (nuovo art. 241 bis del decreto legislativo n. 152/2006 e s.m.i.), così come la sostanziale parificazione dei poligoni militari alle aree industriali e l’introduzione delle autocertificazioni per le bonifiche.

Secondo i dati forniti dalle Autorità militari, sono stati sparati fino al 2004 4.242 missili anticarro Milan, contenenti Torio 232, avente i seguenti valori di rischio ambientale e sanitario: per quanto riguarda il torio i valori di riferimento di concentrazione nei suoli sono 560 Becquerel al chilo nei suoli per quanto riguarda l’esposizione della popolazione, 1.600 Becquerel al chilo per i lavoratori”. In proposito, il dott. Cappai è stato chiaro: “non abbiamo trovato dalle nostre misure nessun valore superiore a questi numeri, certamente non 1.600 ma neanche 500, ci siamo avvicinati ai 100 Becquerel al chilo in alcune aree”.

Inoltre, “abbiamo fatto un’indagine anche sul latte ovino e caprino prodotto negli allevamenti di Sant’Anna e di Teulada per individuare un eventuale percorso di trasferimento tramite la catena alimentare.   Le analisi chimiche sono state svolte dall’Istituto Zooprofilattico di Sassari e le analisi radiometriche dal nostro laboratorio, ma non abbiamo trovato alcun elemento per quanto riguarda sia i metalli che la radioattività”.

Che cosa si è trovato soprattutto? “Oggetti inesplosi, mortai, segnalazioni dei ritrovamenti dei resti di missili Milan come il tracciatore, cumuli di rifiuti e diversi oggetti come diverse bombe d’aereo lunghe quasi due metri, missile TOW simili ai missili Milan ma senza la parte radioattiva”.

Un altro po’ di informazioni e di trasparenza sulla situazione ambientale e sanitaria dei poligoni militari operativi in Sardegna, ricordando che – nel 2013 – la stessa Commissione parlamentare d’inchiesta sugli effetti dell’utilizzo dell’uranio impoverito ne escluse l’utilizzo nei poligoni militari italiani, non prevedendo nulla di preciso riguardo eventuali riduzioni e chiusure.

Un piccolo segnale positivo: dopo l’istanza (2014) dell’associazione ecologista Gruppo d’Intervento Giuridico onlus e del Comitato Lecce Bene Comune, sono state avviate e proseguono le procedure di valutazione di incidenza ambientale (V.INC.A.) dei programmi di attività addestrative nei poligoni militari di Torre Veneri, in Comune di Lecce, e di Capo Teulada.1

Sono finanziati e previsti gli interventi di bonifica ambientale, ma finora sono stati parziali e si è lontani dall’ottimismo manifestato dal presidente dell’I.S.P.R.A. Bernardo De Bernardinis secondo cui l’ambiente è tutelato in condizioni ottimali. Sì, non ci sono state speculazioni immobiliari, ben presenti sulle coste di Teulada, ma le bonifiche ambientali sono da fare. Ora.

E la Regione autonoma della Sardegna? Il Presidente Francesco Pigliaru ha affermato lo scorso 3 agosto 2016 davanti alla Commissione parlamentare: la dimensione fisica delle servitù è rimasta immutata in 60 anni e non ha senso. Oggi è cambiato tutto, c’è la tecnologia, si possono fare attività simulate. Bisogna investire in ricerca“. Sì, tutto questo è vero, ma i risultati concreti sono tutt’altra cosa.

1 I due poligoni militari, infatti, interessano i due siti di importanza comunitaria (S.I.C.) “Isola Rossa e Capo Teulada” (codice ITB040024) e “Torre Veneri” (codice IT9150025), appartenenti alla Rete Natura 2000, che tutela le aree naturali rilevanti ai sensi delle normative comunitarie per la salvaguardia degli habitat e dell’avifauna selvatica (direttive n. 92/43/CEE e n. 2009/147/CE). Le attività addestrative militari – come qualsiasi attività che possa arrecare danno ai siti protetti – devono essere assoggettati alla procedura di V.INC.A. per minimizzarne gli impatti e introdurre misure di compensazione ambientale, come indicato anche dal codice dell’ordinamento militare (decreto legislativo n. 66/2010 e s.m.i.), procedure che riguardo altri poligoni appaiono regolarmente effettuate.

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