Sardi d’oltremare

16 Dicembre 2009

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Angelo Morittu

Che la Sardegna non sia Italia ce lo ricorda ancora una volta, ed una volta in più “Il Manifesto”, visto che per leggere il nostro striminzito quotidiano preferito abbiamo dovuto sottoscrivere lo speciale abbonamento “colonie d’oltremare” e farlo arrivare dall’estero con l’apparecchio postale, speriamo che almeno così possa giungere un po’ d’aria meno ammuffita di quella che normalmente ci fuoriesce dal televisore. Anche questo è un piccolo segnale che dovrebbe farci capire che la Sardegna non è Italia e mai lo sarà, meglio così che con le botte, anche se nel lessico dei sardi “sinnale” spesso è sinonimo di botte, e tali, evidentemente, sono state anche le manganellate rimediate dagli operai in turismo sindacale a Roma, miglior segnale di questo si muore. Che noi sardi abbiamo uno spiccato senso per il sacrificio è ormai cosa nota, e quando non ci basta ricorriamo anche all’auto-autoflagellazione pur di accreditarci come uomini di mondo all’estero. Gli esempi del passato non ci mancano davvero e anche per il futuro non scherziamo mica ve lo dimostreremo anche nella vertenza per la strada statale Sassari-Olbia. Il Governo di palazzo Chigi-Grazioli ci scippa i soldi? Benissimo noi reagiremo bloccando porti e aeroporti a costo di tagliarci i viveri e far marcire le nostre merci in uscita, se ancora non bastasse, contrarremo un bel mutuo, ma non con le migliori banche svizzere bensì con i peggiori istituti di usura italiani poiché quando vogliamo farci del male sappiamo farcelo seriamente. Qualcuno ci ha detto che il mondo si sta surriscaldando e bisognerebbe mettere una pezza anche al buco dell’ozono, potevamo rimanere inerti? Certo-che-no, noi saremo sempre presenti e come sul Carso, costruiremo le nostre trincee salva-mondo-importante, chilometri di gallerie sulcitane accoglieranno i caldi fumi tossici del carbone elettrico Enel, le nostre colline ospiteranno centinaia di pale eoliche coi colori sociali dell’Inter, e, giusto per darci un tocco di grandeur, avremmo anche una location per una graziosa bomba-atomica civile made in France. Ma intanto aspettiamo di risolvere l’annoso problema della nazionalità dei sardi, riassumibile per i non addetti ai lavori, in tre mozioni e innumerevoli sotto-misure.
1) I sardi sono “italiani”, ovvero, camaleonticamente, assumono la nazionalità del popolo egemone di turno, risolto quindi alla radice il problema esistenziale, chi non si adegua può sempre, metaforicamente, suicidarsi.
2) I sardi sarebbero “sardi” ma, … d’Italia, cioè, per natura impresentabili, argomento buono per mettersi a rapporto con gli italiani d’Italia, ma piuttosto deleterio sul piano dei disturbi della personalità.
3) I sardi sono “sardi”, sarebbe lampante come l’olio, ma come tale argomento sdrucciolevole, col nazionalismo ci si può rompere la testa, cribbio un conto è adeguarsi al nazionalismo sacerdotale di Napolitano, o a quello da caserma di La Russa o meglio ancora a quello da osteria del Bossi. Giusto pertanto che non parliamo di Nazione Sarda, specialmente a sinistra è tabù grave, come la violenza in famiglia va subita in silenzio. In attesa che l’intellighenzia sarda, notoriamente sinistrorsa, si risolva a dire e dare un nuovo orizzonte di senso ai sardi psicologicamente sbandati, noi, persone semplici continueremo a sbatterci per portare a casa lo stipendio e magari a leggere le notizie fresche dalla capitale del Regno Pontificio, sempre che, quelli di via Bargoni si ricordino di spedirci il giornale!

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