Scienza ed etica. l’Ateneo sardo sostiene l’occupazione israeliana

16 Ottobre 2016
xktwgmkfbvkrqwy-800x450-nopadAldo Lotta

Leggo sul “The Guardian” dell’11 ottobre che un alto funzionario dell’ONU ribadisce alla FIFA che le squadre di calcio esclusivamente israeliane che giocano sui territori colonizzati (e che partecipano regolarmente ai tornei internazionali) sono “illegali secondo il diritto internazionale”, alla stregua degli stessi insediamenti israeliani. Una precisazione quanto mai opportuna in un terreno mediatico e politico cieco e sordo rispetto alle colossali violazioni del diritto internazionale da parte di una nazione senza confini e immune da qualsiasi sanzione internazionale.

E’ di oggi la notizia che Israele ha deciso di interrompere la collaborazione con l’UNESCO in seguito ad una nota della direttrice generale di tale alta istituzione culturale che semplicemente ribadisce che Il patrimonio di Gerusalemme “è indivisibile e ognuna delle sue comunità ha diritto all’esplicito riconoscimento della sua storia e del suo legame con la città …Negare, nascondere o voler cancellare una o l’altra delle tradizioni ebraica, cristiana o musulmana significa mettere in pericolo l’integrità del sito, contro i motivi che giustificarono la sua iscrizione nella lista del patrimonio mondiale”.

E’ noto come questa condizione di eccezionalità di fatto rispetto alle regole etiche e al diritto internazionale (condizione che potrebbe ritenersi francamente mortificante per gli stessi cittadini israeliani), pare pedissequamente accettata (e alimentata) da parte delle istituzioni statali e dai media della nostra democratica Europa.

Pochi giorni fa ho assistito ad una vicenda, a tal proposito, molto esemplare e preoccupante: A Cagliari l’organizzazione studentesca ha chiesto e ottenuto, con alcuni giorni di anticipo, dall’Università il permesso di utilizzare un’aula per discutere, il 6 ottobre, l’importante problema del conflitto tra scienza ed etica. Tema strettamente sentito, a causa della stretta collaborazione che lega l’Ateneo sardo all’Università israeliana Technion (fortemente coinvolta nella progettazione e realizzazione dei sistemi di intervento militare a Gaza e nella colonizzazione dei territori palestinesi). A dispetto di qualsiasi principio democratico e in aperto diniego di uno spirito di coinvolgimento paritario con gli utenti-studenti nella gestione degli spazi e dei tempi della cultura, il giorno stesso, l’amministrazione ha disdetto candidamente l’uso dell’aula.

I giovani hanno, comunque, svolto nell’atrio di ingresso dell’edificio l’assemblea, dimostrando un grande senso civico ma anche una piena consapevolezza dei propri diritti. E’ stata, comunque, ancora una volta, un’occasione perduta per un recupero di dignità, una sconfitta per i nostri quadri direttivi pubblici, che preferiscono un allineamento acritico a posizioni di potere rispetto ad una semplice e doverosa assunzione di responsabilità verso chi, gli studenti, consente loro di assumere un ruolo istituzionale di tale incomparabile importanza.

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