Senza limiti

1 Settembre 2016

18-19-20 settembre 2015 Modena  Festivalfilosofia  sull'Ereditare. il filosofo Remo Bodei

Graziano Pintori

Credo che capiti un po’ a tutti di sentire la necessità di uscire dai soliti schemi per riflettere su altri che vanno ben oltre la quotidianità del tempo. Ciò potrebbe accadere dopo la lettura di certi saggi, romanzi, o quant’altro e Limite, a mio parere, è uno di questi. Scritto da Remo Bodei su 124 pagine, racchiuse da una copertina verde, è un saggio agile nella lettura ed efficace nei contenuti, che nell’insieme mi hanno costretto a chiedermi se della vita, nonostante l’età, avessi capito veramente tutto. Intendo la vita in quello che è il senso della vita stessa, ossia un involucro di energia umana, in certi casi anche intelligente, che compare su questa terra con la convinzione di poterla spadroneggiare e fare tutto quello che pare e piace. In molti si è convinti che il pianeta terra sia senza limiti, che non esistano delle barriere oltre le quali tutto diventa difficile e, in certi casi, anche catastrofico, sia in senso materiale sia morale.

Remo Bodei, filosofo da Cagliari e professore emerito all’Università di Pisa, docente all’University of California di Los Angeles, scrive che l’uomo nasce con dei limiti immodificabili (corpo, tempo, luogo, famiglia, lingua, stato) che tenterà di superarli e/o trascinarseli fino all’inevitabile morte, l’estremo evento di cui l’uomo è l’unico animale consapevole. L’occidente moderno in pochi decenni ha aperto impensabili varchi della conoscenza nella fisica, nella biotecnologia, nell’informatica ecc. rendendo l’uomo più libero e superbo, tale da sentirsi “sempre più simile a Dio” e quindi creatore del proprio destino.

Dall’irrefrenabile corsa verso il sapere, con lo sbaragliamento di ostacoli, o tabù, si è ottenuto “un mondo dai confini labili e inesistenti”, da cui hanno origine alcune domande dell’autore:”Ci sono limiti che non dovremmo mai superare? Possiamo violare tabù religiosi, proibizioni etiche, modelli di convivenza, sovvertire istituzioni politiche tradizionali con il pericolo di precipitare verso l’anarchia? Con quali criteri dobbiamo distinguere gli ostacoli che è lecito rovesciare?”. Il problema sul quale vale la pena soffermarci brevemente, a questo punto, è quello di capire se la civiltà contemporanea – l’occidente moderno – ha effettivamente voluto rimuovere, o cancellare tutti i limiti, nonostante l’insaziabile avidità di nuove conoscenze, esperienze, sensazioni e via dicendo. Oppure ha preferito che alcuni limiti venissero conservati o marginalizzati, oppure  rafforzati come certi dogmi di fede, da cui  attingere nuova linfa per comportamenti e mentalità del passato e lasciare che nuovi muri si innalzino dopo Berlino: Israele, Serbia, Ungheria, Stati Uniti ecc. Il tutto contribuisce a limitare le azioni di molti Stati, ormai non più in grado di tutelare sicurezza e fornire benessere.

Inequivocabilmente resiste, e continuerà a resistere, alla bramosia dell’uomo un limite: la morte, ossia la coscienza che l’uomo diverrà “cosa” perciò destinato a decomporsi. A dissolversi. L’angoscia e l’incredulità sono le conseguenze della cognizione testé affermata, tanto è che civiltà e religioni da sempre hanno tentato di lenire, ignorare, rimuovere, esorcizzare o dare significato all’ineluttabile morte. La paura della fine della vita è rimossa dall’immaginazione e dalla speranza di una rinascita, tanto è che i morti già dalla preistoria venivano sepolti in posizione fetale, provvisti di cibo, armi, vasellame e gioielli pronti per uscire dal grembo della Madre Terra.

La fede nell’immortalità è nei cristiani che credono che chi viva rettamente “l’anima con la morte ritorna a Dio…”. La morte, essendo ragionevolmente “l’abisso che si spalanca sul nulla”, rappresenta una condizione deprimente davanti al bisogno di vita e d’inestinguibili desideri, che ci spingono a creare duplicati immaginari di un’esistenza senza il dolore e senza il male. Chi crede nella vita ultraterrena è convinto che se non esistesse l’immortalità dell’anima e un Dio, che premia i buoni e punisce i cattivi, la vita sarebbe una beffa crudele che perpetuerebbe il trionfo dell’ingiustizia e della sofferenza. L’opulenza dell’occidente contribuisce a tutto questo, infatti, al prolungamento della vita terrena destina notevoli energie per il progresso della medicina, dell’igiene, dell’alimentazione e delle biotecnologie. Nel libro si fa notare uno studio del dipartimento di genetica dell’Università di Cambridge secondo cui si è in grado, con un insieme di procedure, di sconfiggere la vecchiaia intervenendo sulla riparazione del degrado cellulare (cellule staminali senza telomeri) che permetterebbe all’uomo di vivere fino ai 200 anni.

Rispetto al passato, l’attesa di vita è aumentata moltissimo, favorendo il superamento di certi riti come il passaggio da un’età all’altra -dalla giovinezza all’età adulta-. La maturità non rappresenta più la fase di massimo sviluppo morale e intellettuale della persona, si tende ad apparire sempre più giovani contraendo il tempo della stessa maturità. Dall’altra la giovinezza si protrae oltre i termini tradizionali, sia per motivi d’insicurezza economica e lavorativa, costringendo molti a generare figli sempre più tardi, perciò a permanere più a lungo con i genitori; sia perché l’età avanzata si sforza di mimare una vitalità che non possiede. I figli e i nonni sono al centro della comunità e della famiglia, rispetto ai padri e alla mezza età: il giovanilismo avanza con tutta la retorica modern style.

La riflessione che faccio è che noi adulti ci troviamo davanti alla Millennial Generation che nuota nell’impalpabile arena mediatica tra smartphone, tablet, pc, Pokemon. Essi passano mediaticamente da un interesse a un altro con velocità, a scapito, secondo noi adulti, della soglia di attenzione indispensabile per assumere sapere e consapevolezza della realtà in cui siamo immersi. Potranno mai i Millennial conoscere e porsi dei limiti prima che la catastrofe ambientale trasformi questo pianeta in un inferno da cui sarà difficile uscirne? Nutro ottimismo verso questa generazione, sento che andranno ben oltre a quelli che noi chiamiamo limiti, perché per loro le nostre barriere culturali e tabù religiosi si presenteranno come dei semplici ostacoli da superare. Sono convinto che il pianeta con la Millennial Generation sarà in mani sicure, più di quanto lo sia stato nelle mani della Generazione del Boom Economico degli anni sessanta.

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